#VeryContemporary: il lato pop di TvBoy in mostra alla Galleria 1Opera di Napoli Silvia Scardapane 25 Ottobre 2015 Artisti, I Protagonisti Sarà visitabile fino al prossimo 30 ottobre la mostra #VeryContemporary, prima personale a Napoli di Salvatore Benintende, in arte TvBoy, presso la Galleria 1Opera del centro antico. Per l’occasione, dopo aver visitato l’esposizione, ho avuto l’opportunità di conversare con TvBoy non solo del suo stile che ormai da anni caratterizza i suoi lavori, ma, in particolar modo, delle opere pensate per la città di Napoli: una riproposizione di capolavori dell’arte contemporanea rivisitati in chiave ironica e anche critica. E non è un caso se gli artisti contemporanei e la loro arte siano stati sottoposti alla continua attenzione di TvBoy perché, come egli stesso ha specificato, c’è stato un momento in cui ha scelto di fare della contemporaneità e quindi dell’attualità il tassello principale della sua produzione. Nel 1996 iniziai a realizzare i primi graffiti nelle strade di Milano, imitando il lettering anni Ottanta degli americani. Nel 2004 ho inventato il personaggio di TvBoy. Si era agli albori della street e al tempo non godevamo di alcuna considerazione: eravamo soltanto degli outsider. Ad oggi il fenomeno è in crescita, ma è anche un gran ”carrozzone”, su cui tanti vogliono salire, spesso riciclando immagini e tecniche senza apportare nulla di nuovo. Ho sentito per questo motivo l’esigenza di coniare un genere tutto mio, che ho personalmente definito ”urban pop”, perché attinge sia dall’arte di strada che dalla pop art. Voglio provare a raccontare ciò che accade ai giorni nostri, perché credo sia compito di ogni artista parlare del momento in cui l’artista stesso vive. In più credo che l’arte debba prima stimolare nuove riflessioni, far pensare e far agire lo spettatore: per questo utilizzo prima il colore e poi l’ironia per catturarne l’attenzione. La street art è dunque per te espressione dell’arte contemporanea in tutte le sue forme. Forse è un passaggio sottile, ma non per tutti è così chiaro e netto. Cosa pensi in proposito? Non ho mai visto differenze tra i generi. Per me non esiste un’arte alta e un arte bassa. Anzi, l’arte nata dalla strada ha saltato il filtro dei galleristi, critici d’arte, direttori di musei e case d’asta interagendo direttamente coi passanti e con le persone che vivono la città e che non erano abituate a frequentare gallerie e musei; proprio per questo ha il gran merito di avere avvicinato un pubblico nuovo e molto più variegato al mondo dell’arte. Inoltre tanti cosiddetti “artisti di strada” stanno tirando giù vecchi dinosauri dell’arte contemporanea: penso a Banksy – numero uno su tutti – ma anche Shepard Fairey (Obey, ndr), Os Gemeos, Ron English, Space Invader, Jr e tantissimi altri che hanno già quotazioni da fare invidia a molti ”artisti contemporanei”. “Vesuvius”, “Campbell’s Soup”, “Love” e “Ceci n’est pas une pipe”: sono le opere su cui si è concentrata la realizzazione delle tele dedicate alla città di Napoli. Spiegami perché proprio queste e cosa, per ognuna, ti ha fatto pensare a Napoli. Ogni volta che mi incaricano un progetto espositivo in una città dove non ho mai esposto, mi piace includere dei lavori dedicati alla città stessa: è un modo di inserire il mio lavoro in un determinato contesto e di stabilire una relazione con la gente del luogo. Credo fermamente in un’arte pop che si avvicini a un pubblico giovane e nuovo che normalmente non è abituato a frequentare le gallerie e i musei di arte contemporanea – che sempre di più si stanno trasformando in luoghi elitari, dei “white cube” che respingono il pubblico anziché avvicinarlo. Questo è il motivo per cui ho sempre amato l’arte pop americana di artisti come Warhol: e proprio da qui è venuta l’ispirazione per rivisitare il Vesuvius dell’artista americano. Poi mi sono chiesto: qual è la versione nostrana della la Campbell’s Soup? E ho pensato subito alla passata Cirio. Per quanto concerne Magritte, mi interessava molto creare un gioco di parole: l’Italia, per chi come me vive all’estero ( TvBoy risiede attualmente a Barcellona, ndr) viene stereotipata con il rischio che, la maggior parte delle volte, se ne colgano solo gli aspetti negativi: l’Italia è un Paese che amo e non può essere ridotto a ”spaghetti, mandolino e mafia”: da qui l’idea di disegnare una rivoletella con la scritta ”Questa non è l’Italia”. Hai realizzato tanti ritratti di personaggi storici e famosi sia italiani che non: come scegli i personaggi da ritrarre che diventano protagonisti del tuoi lavori? Mi baso molto sulla cronaca e su ciò che succede quotidianamente. Le associazioni che faccio sono del tutto spontanee. Angela Merkel per la sua durezza mi ha sempre fatto pensare a Terminator, Amy Winehouse per le sue sofferenze e la morte prematura mi ha fatto pensare a Frida Kalho. ”Chef Guevara” è un ritratto nato da una visita all’Expo di Milano e dall’ossessione contemporanea per il tema del cibo o del “food“, come si usa definirlo adesso: cercate una cucina rivoluzionaria… e chiedetela a Che Guevara! Tra tutti i ritratti che hai realizzato, c’è qualche lavoro che ti vuoi ricordare per qualche particolare episodio o motivazione? Sì, c’è un progetto che ho realizzato in tempi recenti e a cui sono in particolar modo legato. Nell’inverno del 2013 avevo da poco realizzato a Barcellona un murale dedicato a Leo Messi – che poi venne incluso nel documentario a lui dedicato, diretto dal regista Alex de la Iglesia. Cercavo, nel contempo, un personaggio italiano per un murale da realizzare a Milano che potesse essere un simbolo forte e che potesse dare continuità al progetto iniziato; mi venne subito in mente Roberto Saviano come simbolo di un’Italia e di una generazione contemporanea. Dopo aver realizzato il lavoro lo fotografai e lo pubblicai su Facebook e su altri social media; dopo pochi giorni mi arrivò un messaggio da parte di Roberto che, incuriosito dall’opera, era passato, accompagnato dalla sua scorta, a farsi fotografare dinanzi al suo stesso ritratto, e mi dedicò queste bellissime parole:“Sono andato a trovare questo murale. Che da qualche parte ci sia un me per strada, attraversato da sole nebbia pioggia e traffico, mi rende contento”. Roberto Saviano in posa accanto al murale realizzato da TvBoy (480x608cm) #VeryContemporary è curata da Pietro Tatafiore che in merito a TvBoy e alla personale ha scritto: TvBoy è il nostro lato infantile, è lo spirito della ribellione che porta a confrontarci con l’assurdità del vivere quotidiano. Partendo dalla strada, il suo messaggio ha raggiunto tutta l’Europa e il mondo, lasciando un segno nelle strade di varie città tra cui Milano, Berlino, New York, Los Angeles fino ad arrivare a Barcellona, città che l’artista ha eletto dal 2005 come suo atelier creativo. A Napoli, per la prima volta, TVBOY presenta un nuovo ciclo di venti opere dedicate a temi attuali e a rivisitazioni decontestualizzanti, a volte ironiche, e a volte di denuncia. Una lettura provocatoria della contemporaneità per cercare di sollecitare nel visitatore uno stimolo a una lettura nuova e personale.