Venezia a Napoli: talento e pratica, di questo sono fatti i campioni Chiara Reale 26 Settembre 2014 News, Racna Project Questa è la storia di un padre che vuole solo vendere scarpe e di un figlio che vuole vincere il campionato tennistico delle Fiandre. C’è anche una moglie e madre in crisi, perché non comprende il marito e, d’altra parte, non fa molto di più per il figlio. Terre Battue ci presenta una quadretto famigliare realistico e terribile proprio in quanto tale: tre persone incapaci di comunicare i loro sogni, ambizioni, paure e altrettanto incapaci di comprendere quelli degli altri. Il padre, Jérome, è un bravissimo Oliviér Gourmet, che cerca di rimettersi in gioco, in seguito al licenziamento, mettendosi in proprio tentando, morbosamente e costantemente, di costruirsi un paradiso in cuoio sintetico e suola antiscivolo. Vuole diventare il re del “tacco a spillo”, dice di voler realizzare il sogno di sua moglie, Laura (Valeria Bruni Tedeschi), ma in realtà cerca di realizzare il proprio. Il suo sogno fallisce, il matrimonio va a rotoli, la moglie lascia il tetto domestico, dove Jérome resta solo con il figlio preadolescente Ugo, interpretato da Charles Mérienne. Da qui in poi niente più scarpe: Jérome dedicherà i propri giorni ai barbiturici e le notti a scorribande alcoliche e moleste con figlio a seguito, costretto a disegnare cazzi sui vetri delle case. Nessun trauma infantile tocca, almeno apparentemente, Ugo: lui è intento a impratichirsi nel “tennis moderno” e i suoi unici crucci sembrano essere battere il biondino compagno di squadra e controllare la propria frequenza cardiaca. Le vite dei due protagonisti sembrano destinate a procedere insieme, ma parallele. Non vi svelo il seguito, perché merita che ve lo godiate da soli, ma vi dico che le cose andranno diversamente: Jérome e Ugo scopriranno di esser molto più importanti l’uno per l’altro di quanto essi stessi avessero potuto credere. Lo scopriranno indirettamente e in condizioni estreme, come spesso accade fra genitori e figli. E poi c’è il tennis come metafora della vita: sembra che vada giocata set dopo set, battendosi con le unghie e con i denti, facendo carte false, pur di vincere. Poi c’è il momento che perdi, ed è in quel momento che capisci che ci può sempre essere un’altra partita, potranno esserci altri set che aspettano solo di essere giocati. E, volenti o nolenti, si può anche giocare solo per puro divertimento. Scheda film: Terre Battue di Stéphane Demoustier (Francia/Belgio) con Olivier Gourmet, Valeria Bruni Tedeschi, Charles Mérienne Articolo di Chiara Reale