Dissacrante e irriverente si rivela l’ultima mostra sul contemporaneo organizzata con il consueto coraggio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Achille

Achille

Se la religione è del popolo e la rappresentazione della divinità è a sua immagine e somiglianza (o almeno la proiezione della sua immagine ideale) Tronisti, visibile al MANN nella sala Esposizioni, aggiorna i muscoli e l’ideale di bellezza della antica Grecia, in parte ancora attuale, con una semplice, ma a suo modo geniale, operazione di maquillage. L’idea del giornalista Alessandro Chetta e dell’architetto Silvana Scarati mette in mostra l’Antico sottoposto a differenti, ma non discrete manipolazioni, in questo caso una “marchiatura a fuoco”, anche se solo digitale, di glutei e muscoli delle divinità elleniche, così da ottenere dei moderni tatuaggi, propri dei beniamini televisivi di oggi, i tronisti, appunto, in cerca di un disperato successo attraverso l’esposizione del proprio corpo.

Guerriero

Guerriero

La mostra è la prima di una serie dal titolo Trattamenti,  interventi ideali resi plausibili dallo strumento digitale, ovvero la trasformazione dell’Antico o la sua integrazione al Moderno attraverso l’editing fotografico, che permette di fondere diversi stili temporali, preservando l’originalità delle opere, nelle forme più svariate (dalla tatuazione di figure scultoree virili alla reinterpretazione di elementi di altri artisti raffiguranti reperti antichi, attraverso un assemblaggio creativo-funzionale che risalta i soggetti rappresentati). Il progetto è curato del Servizio Educativo della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli.

Venere Callipigia

Venere Callipigia

info mostra

“TRATTAMENTI_ 1” – TRONISTI
Di Alessandro Chetta e Silvana Scarati
Il corpo, definito e anatomicamente perfetto, di Achille, Protesilao, Ercole, dei tirannicidi Armodio e Aristogitòne è ciò che più di ogni altra cosa lega il classico al moderno. Non gli abiti né le acconciature: solo i muscoli. Così i TRONISTI della tv, gli ospiti della nota trasmissione di Maria De Filippi, potrebbero per assonanza fisica essere riportati a divi e modelli d’età remota. La dissonanza è invece nei valori che incarnano le due tipologie: l’aretè in battaglia, ovvero il coraggio e la dedizione in guerra, rappresentava il massimo pregio per i campioni e i semidei precristiani, cui però non faceva difetto la vanità. Virtuosi e modestamente vanitosi. L’evanescenza dell’apparire è invece l’unico guscio dei tronisti televisivi. Vanitosi e basta. Abbiamo allora immaginato nei nostri scatti che gli Eroi greci potessero essere i TRONISTI di ieri: imperiosi eppure punti dall’ambizione di mettersi in mostra, vogliosi di raccontarsi ai posteri attraverso, sì, i versi di Omero e Ovidio, ma anche con i segni e disegni – liberatori, volgari e perciò popolari – dei tatuaggi. Il visitatore del museo fotografa in bassa fedeltà con macchinette digitali e smartphone i condottieri antichi che, nell’ottica di chi guarda, si trasfigurano in silhouettes moderne, attraverso il divertissement della body art.

Dioniso

Dioniso

«Le statue degli eroi e degli dei dell’antichità – spiegano gli autori Alessandro Chetta e Silvana Scarati – vengono trasfigurate e rese contemporanee dalla body art e dai tatuaggi. Un divertissement che gioca tra le icone del passato remoto e i feticci della contemporaneità»

 

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