HomeNewsIl sonoro incontra il visivo: Rodrigo Peces musica la Guernica di Picasso Giancarlo Napolitano 12 Giugno 2014 News Hai mai pensato che un quadro potrebbe essere musicato, reso vivo dal suono che ne evoca suggestioni e ne mette in luce le dinamiche? Che la musica possa complementare la nostra percezione visiva laddove regna il caos descrittivo, facilitarne la fruizione o indurre a ulteriori approfondimenti semantici? L’utilizzo di moderni sintetizzatori e di tecniche di montaggio visivo rendono quest’idea interessante e avvicinano le opere dei grandi maestri a un’audience più vasta. Lo spagnolo Rodrigo Peces, giovane artista e ingegnere del suono che vede la musica come interazione con il mondo circostante, propone una “sonorizzazione” di uno dei capolavori più noti della prima metà del ‘900, la Guernica di Picasso, protagonista assoluta nel suo video Guernica_ Impresione del Guernica(Viaje sonoro). A Sound Journey Through Guernica from Rodrigo Peces on Vimeo. L’incontro con Rodrigo è quasi fortuito, dovuto a circostanze lavorative; tra un impegno e l’altro ci scambiamo idee sul mondo dell’arte. Ingegnere del suono, il giovane di Toledo si è avvicinato alla musica attraverso lo studio e la pratica della chitarra classica; in itinere per la Spagna ha musicato i grandi pezzi della tradizione classica ma ora – mi spiega – ha altri interessi e cerca nella musica un’ interazione tra l’artista e il mondo circostante. Entrambi siamo accomunati da un’immagine, siamo stati colpiti dal caos descrittivo della Guernica di Picasso. Il suo pezzo musicale riflette in maniera uditiva le sensazioni che ha provato per la prima volta quando si è trovato di fronte al quadro; anche lui, come me, è rimasto esterrefatto nell’ammirarlo e nello scrutare ogni minimo dettaglio. – Cosa rappresenta per te questo pezzo? L’intera composizione è un viaggio sonoro attraverso questo dipinto, a volte calmo a volte disturbante. È un viaggio emozionale che ho provato quando per la prima volta ho visto il quadro al Museo Nacional de Arte Reina Sofia a Madrid. Non ricordo quando tempo sono rimasto ad ammirarlo. – La Guernica è un quadro difficile da decifrare. Ci sono immagini che si sovrastano, che si sovrappongono. È un caos espresso visivamente da corpi smembrati, contorti. Come hai reso questa idea? Ogni figura ha un preciso significato, traslato in musica ed evoca significati differenti, brandelli di guerra, desolazione, nazionalismo, libertà violate e infine morte. Ho utilizzato diversi ambienti sonori. Questa musica è stata composta in espansione del quadro. – Vuoi dire che lo completa? Aiuta a decifrarlo. L’inizio, ad esempio, è un’introduzione, un prologo di pace, di calma che precede la guerra, un aspetto questo completamente assente nella porzione del quadro che ne rappresenta il momento finale. Mi fermo quindi ad ascoltare il pezzo e ripercorro anche io questo viaggio nella mia memoria: ascolto grida di bambini che gioiscono, suoni che incalzano, fino a evocare la forza distruttiva della guerra. Rodrigo mi vede con occhi perplessi e aggiunge che la struttura del pezzo è molto lineare; la composizione è realizzata in diversi ambienti e ricostruita da diversi strumenti musicali, in alcuni passaggi utilizzati in maniera molto personale. A volte ho suonato la chitarra utilizzando viti e pizzicando le corde ricoperte di pezzi carta al punto da rendere i suoni insoliti. Il Visivo Chiudo gli occhi e rievoco mentalmente i miei ricordi visivi. Di fronte a un quadro di tale grandezza (altezza 3.5 metri x lunghezza 7.8) ho dovuto prendere le adeguate distanze dettate sia da ragioni di sicurezza, la barra protettiva che impedisce di avvicinarsi al quadro, sia da ragioni pratiche: una visione panoramica è l’unica che permette di cogliere tutti gli aspetti della tela nei suoi minimi dettagli e di averne una veduta di insieme. Poi inizia la mia percezione; molto confusa, direi. Da dove iniziare a capire, a decifrare ciò che non è presentato in una sequenza lineare? Forse dalla didascalia. Leggo e traduco dallo spagnolo che Guernica è un villaggio dei Paesi Baschi, bombardato dai Tedeschi e dalle forze alleate durante la guerra civile spagnola. Prende forma nella mente l’immagine del caos. Forse è la guerra riprodotta nella sua forza distruttrice. Non c’e’ testa che segue coda in questi corpi che si sovrastano per formarne altri in una tecnica compositiva che ricorda quella del collage. Un toro, un cavallo e un soldato sono le immagini che rimbalzano subito, tutte e tre legate da un forte simbolismo guerriero. Il soldato, o ciò che resta del suo corpo, è giacente sull’estrema sinistra della tela, con le braccia smembrate, aperte con le stigmate visibili. È sofferente, o ha già sofferto, e reca ancora i segni di questo dolore, simile al dolore di Cristo. Cerco di immaginarmi il dolore versato attraverso il sangue, ma il dipinto è in bianco e nero e mi invita a indagare solo i contenuti. Non c’e’ nessuna distrazione che possa venire dalla variazione cromatica. È una realtà cruda quella che viene presentata e io, come fruitore, devo solo immaginare e rendere viva questa dimensione. Un occhio in posizione centrale, simile a un Grande Fratello che osserva lo spettatore. E a suo fianco, appena percepibile, una fiaccola o lampada che presumibilmente è stata portata dal volto di una donna in profilo che appare dalla destra. Quest’immagine, seppure frammentaria, mi ricorda la donna ne La libertà che guida il popolo di Gericault. A volte gli artisti si corrispondono tra loro e siamo noi a doverne coglierne l’eco. Una fiaccola, una luce appunto quella della via d’uscita, della speranza, della forza di ricominciare dopo la distruzione. Mi chiedo se la mia immaginazione non si stia allontanando troppo dal reale, ma a un’attenta osservazione noto una colomba col palmo d’ulivo, la cui presenza non può sfuggire al simbolismo dell’iconografia cristiana. È il momento della pace. E’ difficile liberarsi da questa immaginazione, si resta facilmente intrappolati da queste scene, da questa confusione che rimanda a se stessa. La tela per quanto possa essere spaziosa, contiene i suoi elementi, non li fa fuoriuscire. Immagini che gridano perché possano ricomporsi e svincolarsi dalla loro oppressione. Anche io mi sento ingabbiato; tutto induce a pensare alla guerra. A Guernica. Sull’estrema destra del quadro un uomo, con le mani sollevate in segno di tregua resta intrappolato dalle fiamme. È la guerra che si spegne o la luce della speranza? Questo alla fine rimane: la confusione di ogni guerra e la luce e la speranza di ricominciare, di ricomporre i pezzi come in un puzzle, il desiderio di rendere cromatica la mia esperienza. Il rincontro tra il sonoro e il visivo Mi lascio prendere dall’immaginazione e racconto le mie descrizioni a Rodrigo, mentre ascoltiamo il pezzo assieme. Chiude il brano, come una struttura ciclica, un suono placido che rimanda alla pace. Il ritmo ha perso il suo carattere calzante. Stringo la mano al mio amico, come segno di chiusura e di auspicio nel poter rivisitare assieme la tela; entrambi siamo stati intrappolati dall’immaginazione, dalla curiosità per Guernica ed entrambi ne siamo usciti soddisfatti e placati nell’aver indagato e assorbito con diverse percezioni sensoriali un’opera di un grande maestro. Articolo di Giancarlo Napolitano