Diario ad arte: scandalo a Caserta Manlio Converti 27 Giugno 2016 News Ci sono stati molti eventi culturali sabato 25 giugno 2016, alcuni ancora visitabili, tutti legati in qualche modo all’idea di scandalo, appunto, a Caserta. L’articolo discute il significato di scandalo nell’arte, specialmente contemporanea, attraverso questi esempi, sotto forma di diario. L’arte erompe in modo scandaloso fin dal V secolo a. C. quando divinità ed eroi furono denudati e l’arte greca, fino ad allora rigida e bacchettona, tanto da imporre il velo alle statue femminili, divenne il modello assoluto e universale di bellezza e sensualità. Cosa ci potrà mai essere allora di tanto scandaloso a Caserta, città resa spettacolare dalla Reggia vanvitelliana, laddove la cementificazione selvaggia delle terre che la circondavano già di per sé è stata scandalosa? Lo scoprirete attraverso il mio diario, quando alla data 25 giugno 2016, mi sono recato a visitare tutte le installazioni artistiche presenti: io stesso trasformato in evento culturale vagante, per poi partecipare al Gay Pride e godere dello spettacolo di persone, musica e luci. Mi è possibile accedere al parco della Reggia di Caserta in bicicletta, dall’ingresso secondario di Corso Pietro Giannone, meno conosciuto quindi meno affollato, ma non potrei con un cane, assurdità incomprensibile e sulla quale immediatamente protesto con una splendida giornalista vistosamente incinta e barboncino a carico. Da qui ho cominciato a visitare questo spazio enorme, fondamentalmente diviso in tre aree, ognuna di una diversa dimensione artistica e bellezza. Il giardino prossimo alla villa, con la gigantesca peschiera e l’enorme Castelluccio, l’immenso Giardino inglese, accessibile solo a piedi, delicato e prezioso ricamo botanico, ma soprattutto la lunghissima e superba prospettiva della cascata e delle fontane celebri in tutto il mondo, che mi hanno visto correre con il mantello al vento, nonostante il caldo afoso. Fin qui a parte il caldo, lo scandalo era solo il mio abbigliamento da Re Orlando in bicicletta verde lime, con la corona e la bandiera storica di Arcigay, con cui avevo già osato girare tutta Caserta fino all’Ordine dei Medici, qui regolarmente aperto il sabato mattina. Alle tre splendide segretarie ho spiegato che il personaggio è nato per commemorare le vittime della feroce omonima strage omofoba di due settimane prima e festeggiare allo stesso tempo la legge sulle Unioni Civili, che rende più civile l’Italia. Il mio personaggio è l’Orlando Furioso, sia allegro che triste, sia felice che preoccupato, divenuto re, finalmente, dopo cinque secoli come cavaliere. Foto ricordo alla fontana di Diana e Atteone, la più celebre, subito sotto la cascata artificiale della Reggia, il cui mito è consacrato al diritto delle donne lesbiche, come la ninfa Cinzia innamorata appunto della dea, che il loro corpo non fosse oggetto di ludibrio ai maschi eterosessuali, pena la trasformazione in cornuti, cervi, massacrati dai propri stessi cani da caccia, simbolo dei bassi istinti, come l’omofobia. A fare da cerniera tra gli spazi esterni e interni ho trovato gli animali coloratissimi di Cracking Art, che assalgono le impalcature del restauro e invadono il cosiddetto ‘cannocchiale’ e il primo prato inglese. I loro colori e le forme iconiche sono straordinarie strutture ricettive dello sguardo, alternative contemporanee agli animali ormai estinti, o a quelli cui è negato assurdamente l’accesso. Solo ai cavalli da calesse è infatti concesso entrare, come strumento asservito alla locomozione. La mia bicicletta pieghevole si inerpica come i “suricace”, così, senza motivo. Eppure anche gli animali di plastica sono forse uno scandalo insufficiente. La Rigenerazione della Reggia, voluta da questo collettivo nato nel 1993 e cambiato spesso di formazione, avrebbe necessitato di almeno altre cento statue di plastica ‘rigenerata’ per essere davvero di impatto, data l’immensità scandalosa del giardino. Lascio serenamente la mia Brompton verde lime al guardaroba, dove c’è un ampio spazio custodito per carrozzine e biciclette e ho visitato le sale pubbliche dedicate ad Alessandro Farnese, qui in veste di Alessandro Magno, e gli appartamenti privati, con tutti i preziosi bagni già tanto moderni, aperti al pubblico sguardo. Ero l’unica testa coronata da chissà quanti anni nella sala del trono, dove i presidenti delle grandi democrazie restarono a testa in su per ore durante il pranzo di gala di un celebre G8. Qua trovare lo scandalo è difficile e l’opinione politica prevale sul dato storico e di cronaca. A fare da ulteriore cerniera, tra codeste sale dorate e quelle appena restituite dalla aeronautica militare, c’è sì la grande scritta Terrae Motus, aperta solo dal primo giugno, in un angolo che sembra destinato ai bagni, ma soprattutto il primo vero cartellone scandaloso, che invoca la censura di genitori bigotti. A questo punto ho voluto capire, sempre in veste di Re Orlando e certificare. A parte l’omosessualità del curatore e di diversi autori internazionali, ho potuto contare solo quattro organi genitali maschili e due coppie di seni nudi. La sirena ermafrodita di Ontani, una scultura grezza di un nudo femminile cubista o i due angeli neri di Mapplethorpe, non farebbero arrossire neanche una suora novizia. E allora il problema è solo la masturbazione senza titolo, evidentemente non necessario, dell’opera lignea di J. Felix Muller, di due corpi maschili distesi in terra come il tronco da cui sono stati intagliati, con forme grossolane, espressioniste, violente, come il rosso sangue di cui sono intrise. Altro scandalo non c’è, se non l’arco di due Italie a testa in giù di Fabro. Con le simpatiche guide abbiamo discusso della necessità o meno di modificare gli spazi oggi solo imbiancati, per renderli vuoti e neutralizzare anche il pavimento anni cinquanta, segno del passaggio ad uso uffici, come pretende una precisa volontà dei curatori attuali, per simbolizzare il vuoto filosofico e trascendente del post-moderno in cui inserire l’arte contemporanea. Sono loro ad avermi mostrato l’altro cartellone, ugualmente scandaloso perché censorio, soprallineato dal titolo della mostra voluta da Lucio Amelio, e ad avermi spiegato che c’è ancora un dibattito vivace in corso, sul quale dobbiamo intervenire con forza. La volgarità del testo, in assenza di un vero scandalo, a parte quello della masturbazione di Muller, nasce dall’influenza della precedente gestione militare, dalla noia dei burocrati che riempivano quelle sale o dalle idee bigotte di chi le gestisce attualmente? E d’altra parte, se lo scandalo maggiore furono i nudi del V secolo a. C., apporreste quel cartello all’ingresso del Museo Archeologico? Non lo voglio neanche sapere! Dobbiamo preoccuparci davvero della scelta della nuova direzione di cambiare questa direzione e quindi pubblichiamo noi tutte le immagini scandalose, ancorché fatte con un modesto cellulare, affinché i lettori di Racna accorrano a meravigliarsi della bellezza della Reggia di Caserta e di Terrae Motus e a protestare per la violenza e il pregiudizio di quei due piccoli cartelloni osceni. Vi lascio dopo questa lunga e meravigliosa giornata, mentre vado via dal non meno scandaloso Gay Pride, ancora con l’immagine spettacolare della Reggia di Caserta illuminata con un arcobaleno di luce, come sognato, disegnato e poi desiderato dagli organizzatori. In Italia lo scandalo è che non è ancora affollato come dovrebbe, a causa del falso pudore e dell’arretratezza, artistica e culturale, nonostante ci siano tutti gli strumenti per essere noi tutti la luce del futuro. Adesso tocca a voi… Ulteriori Info: Reggia u Caserta http://www.crackingartgroup.com/ Terrae Motus Gay Pride Caserta