Salvatore Rapicano: “Santi di carta”, ma anche sante, santissimi e santini Manlio Converti 19 Dicembre 2014 News Facciamo finta di stupirci degli indiani con il loro pantheon di trentatré milioni di divinità: i bigotti addirittura si sentono superiori ai pagani che a Napoli sono ancora la maggioranza, ancorché ipocritamente ignorino l’origine misterica, cabalistica, matriarcale o egiziana delle proprie abitudini di culto. Salvatore Rapicano, con la sua personale Santi di carta, ci conduce nella sala del piano ammezzato dell’Istituto di cultura francese Grénoble di Napoli, e presenta con due teche, un documentario e tante fotografie, sulla complessità della realtà che unisce anche in questo la Francia con Napoli, ancora ampiamente borbonica. I santini sono delicati pezzi di carta, trasformati in trine e in magiche riproduzioni, memoria delle miniature medievali, in cui il potere dell’immagine si associa a quello della parola, che all’epoca, essendo latina o greca, era incomprensibile alla maggioranza del volgo. Volgare quindi l’uso di Maradona o Pulcinella, Hamsik o Padre Pio, che compaiono nella nostra città a dimensioni spesso naturali, dove solo ai maschi è concesso ancora di rappresentare un ideale altissimo e onnipotente, mentre le sante e le madonne restano a due dimensioni, relegate nel mito di Santa Patrizia degli Armeni o delle onnipresenti Vergini dai molteplici nomi, che ricordano Cibele, Cerere o Diana. Volgare però nel senso trasformazionale, che il popolo francese da una parte e quello napoletano dall’altro hanno saputo produrre incontestabilmente in modi sovrapponibili, per quanto attiene all’uso religioso, imponendo perfino i culti dal basso alle rispettive curie e monasteri. Eppure questi santi sono solo di carta e a Napoli di cartone sono i guappi… info mostra Institut français Napoli Via F. Crispi 86 – Napoli dal 6 dicembre al 16 gennaio dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 20 ed il sabato dalle ore 9.30 alle ore 13 con orario continuato ed ingresso gratuito.