Riqualificazione e innovazione: Il coworking a Padova si chiama CO+ Laura Galloppo 11 Febbraio 2015 News Il coworking a Padova si chiama CO+. Definirlo solo uno spazio di coworking come tanti che ormai affollano l’Italia, è però riduttivo. Chiara è la mission di CO+ oltre le postazioni e le fee offerte: “Un progetto di riqualificazione di un’area nei pressi della stazione di Padova. Il cuore del progetto è nella conversione di uno spazio privato in un laboratorio di innovazione sociale, che ospiterà realtà produttive e associative. Uno spazio di coworking, nel quale incubare e far crescere progetti di impresa, che è contemporaneamente un’iniziativa per animare e ripensare una zona della città che si può definire degradata. Uno spazio non solo per l’incubazione, ma anche accesso a tecnologia, conoscenze, esperienze, opportunità di mercato, talento interdisciplinare e capitale finanziario: tutti aspetti questi che sono normalmente preclusi agli innovatori sociali. Uno spazio in grado di generare e sviluppare idee ad alto impatto sociale, ambientale ed economico. Il nostro desiderio è che CO+ offra ai suoi utenti un mondo d’esperienze, di conoscenze e d’ispirazione”. Per rispondere a tale obiettivo, dunque, CO+ presenta un ricco cartellone di eventi e appuntamenti che animano lo spazio, fino a renderlo un nuovo punto di riferimento per tutta la città di Padova. Qualche esempio? Lunedì 9 febbraio è tenuto l’incontro, con ingresso libero, sulla rigenerazione territoriale, in cui Sergio Lironi, architetto e presidente onorario di Legambiente Padova, e Mauro Sarti, progettista per i contratti di quartiere, hanno approfondito le pratiche di partecipazione territoriale italiane e straniere. E poi spazio ai corsi di formazione da facebook alla risoluzione dei conflitti, senza dimenticare il lato ludico-creativo, con un corso dedicato all’ukulele e successivo concerto tenutosi lo scorso settembre. Non ci siamo ancora soffermati sul luogo. CO+ si trova infatti a Piazza Gasparotto, in zona stazione, un’area che risente dei processi di immigrazione. Nello specifico, come si legge sul sito di CO+, “l’unità urbana stazione ha subito negli ultimi vent’anni un forte cambiamento urbano e sociale. Non solo dal punto di vista delle abitazioni, ma anche rispetto all’uso del piano terra (edifici commerciali) e dei marciapiedi, la stazione è oggi uno spazio di multiculturalismo quotidiano. Nell’area della stazione convivono diverse nazionalità di immigrazione e una popolazione italiana over 65, per la maggior parte. Se turisti, pendolari, studenti passano da Corso del Popolo, come porta di ingresso privilegiata alla città, in generale l’immigrazione utilizza quello stesso spazio come un luogo di sosta, di socializzazione e di lavoro”. Queste due anime mal si conciliano, specialmente considerando i divari culturali che le caratterizzano. “Eppure piazza Gasparotto, a uno sguardo attento, è un luogo più piacevole, quando è popolata: che siano lavoratori che passano, che siano badanti durante il giorno libero che banchettano. Ma è possibile cambiare volto a questa piazza? Noi pensiamo di sì, ed è proprio per questo che abbiamo deciso come cooperativa EST di aprire CO+, uno spazio di coworking, al civico n° 7 della piazza. Abbiamo immaginato una logica di rigenerazione dal basso, attraverso un presidio permanente del territorio. Noi qui ci siamo ogni giorno, assieme a tutti i nostri coworker”. CO+ è agli inizi di questo percorso che sarà per necessità di cose lungo e faticoso, ma a giudicare dalle sedie a sdraio colorate, piazzate sulla spianata di grigio della piazza durante i mondiali di calcio, le intenzioni si traducono in gesti concreti e pratici. Un gesto come questo è al di là di tutto un segnale forte che può innescare approcci di partecipazione e di interesse. Poi, da cosa nasce cosa…