HomeNewsRaccontare e reinventare spazi urbani: la Città inaugura gli incontri Arte&Linguaggi Giordano Mare Aldo Saulino 9 Febbraio 2015 News Articolo di Giordano Mare Aldo Saulino, Fotografie di Angelo Marra, disegni di Mary Cinque Conosciamo davvero le nostre città? A Napoli, si apre il ciclo di incontri “Arte&Linguaggi” che scommette di no. Si è tenuto giovedì 5 febbraio alle ore 17.30, presso la sede della Fondazione Premio Napoli nella sala del Palazzo Reale, il primo dei cinque incontri del ciclo Arte&Linguaggi. Nuove geografie della creatività. Inserito nel contesto delle attività della Fondazione, il ciclo, curato in collaborazione con Racna Magazine, Ferdinando Tricarico, e con il coordinamento scientifico di Pasquale Ruocco, prevede una serie di cinque incontri, uno al mese fino al prossimo giugno, in cui si intende ragionare sulle nuove “geografie della creatività” affrontando alcuni dei temi socio-antropologici più rilevanti, rappresentati da una serie di “parole chiave”, come: Città, Tempo, Habitat, Corpo e Parola. Incontri dedicati al mondo dell’arte e, più in generale, della creatività, con particolare attenzione alle realtà più fresche e innovative, operanti nel territorio campano. Nel primo di questi, sul tema della Città, si è concentrata l’attenzione sulle modalità di narrazione e immaginazione del paesaggio urbano, guardando in particolare a Napoli e al territorio campano, attraverso la pittura, la poesia, la letteratura, il video, la progettazione architettonica e urbanistica. Ciò che ha caratterizzato e animato la kermesse è stata la volontà di trasformare una conferenza “corale” in una vera e propria messa in mostra, fondendo le modalità della tavola rotonda con quelle dell’happening, delle esperienze artistiche e culturali più giovani e meno conosciute soprattutto dal grande pubblico, con momenti performativi e dibattiti. Sono intervenuti in questo senso l’artista Mary Cinque, Silvia Scardapane, studiosa dei fenomeni espressivi legati alla street art, Tonino Porzio, autore de L’oceano in un bicchiere, il poeta e giornalista Carmine De Falco, il gruppo di architetti Laboratorio IAMM, per i quali ha parlato Giulio Esposito, e Aste&Nodi – Agenzia informale di sviluppo locale, rappresentata invece da Fabio Landolfo, con Pasquale Ruocco e Ferdinando Tricarico nel ruolo di moderatori. Porzio, rugbista, elettricista e scrittore nel tempo libero, ha presentato e letto un brano del suo lavoro L’oceano in un bicchiere, romanzo che ha il non banale pregio di raccontare una Napoli trascurata, quella malinconica Bagnoli, stretta tra gli altiforni dismessi, il mare e cento chimerici progetti di recupero socio-economico, che forse sta trovando un’identità proprio nell’assenza di identità programmate a tavolino. Esposito ci ha parlato invece del progetto Endogenosi_reazioni urbane dall’interno, una serie di studi di riqualificazione ecocompatibile di spazi urbani, svolti come progetti architettonici e urbanistici virtuali: un provocatorio What if, nato, come indica il sottotitolo, dall’insofferenza fervida e immaginativa dell’architetto umanista di fronte al disordine urbano di luoghi come Angri, Sarno o Sant’Egidio del Monte Albino, centri urbani compresi tra Pompei, Salerno e la Penisola Sorrentina. Nelle diapositive mostrate al pubblico, le piazze, i parcheggi e i quartieri dormitorio si sono popolati di edicole, panchine, giardini e altri ricercati spazi di aggregazione sociale, brillanti proposte in attesa, forse, di trovare un’applicazione reale, portando avanti il dialogo con le amministrazioni locali; aspetto, questo, che IAMM non sta affatto trascurando. Un video sulle brutture architettoniche e gli ecomostri dell’Agro Nocerino-Sarnese chiude l’intervento degli architetti di IAMM e assume un forte afflato emotivo grazie all’improvvisata di Carmine De Falco che ha recitato un suo componimento durante lo scorrere delle immagini. De Falco è forse una delle persone più indaffarate che conosca: autore di ben quattro raccolte poetiche, di cui una, I resistenti, scritta insieme a Luca Ariano, è stata insignita nel 2012 del premio I Miosotìs, è redattore della rivista di poesia Levania, fondatore dell’associazione culturale Componibile62, co-fondatore e direttore di RACNA Magazine e non dice mai a nessuno di aver studiato per sei mesi ad Helsinki. Ha letto due poesie, dalle quali emergono un forte senso di impegno civile e una cotta giovanile per la New American Poetry. È venuto, quindi, il turno di Landolfo che ci ha illustrato l’ammirevole lavoro di Aste&Nodi, altra associazione culturale che lavora, davvero come sembra suggerire il nome (che invece vuol rievocare atmosfere marinaresche), per suturare le ferite aperte del tessuto urbano connettivo, realizzando progetti per la promozione socio-culturale, prima che turistica, di luoghi dove vita e bellezza scorrono dense e potenti, ma disordinate, mentre il mondo guarda altrove, sfatando molto spesso dei luoghi comuni consolidati e ingenerosi, di Napoli, di Milano, del Cilento. È proprio Aste&Nodi ad aver dato il soffio vitale a quel sorprendente progetto corale di valorizzazione territoriale che è I Love Porta Capuana, antico rione napoletano dal decaduto prestigio, un po’ depresso economicamente, compreso tra l’omonima porta medievale, Via Carbonara e Castel Capuano, con gli insoliti itinerari per visitatori di Food&Art o di Nomi, Cose, Città, le varie attività e i concerti del Lanificio 25, il crowdfunding de Le Due Sirene che sta salvando e finanziando il restauro della Fontana del Formiello e dell’Edicola di San Gennaro. La brillante storica e critica d’arte Scardapane, avvalendosi anche lei di diapositive e di video, ci ha guidato in un breve, ma approfondito viaggio nel mondo della Street Art napoletana, illustrandoci la differenza che passa tra l’arte dei veri e propri pittori di Murales, come il duo Cyop&Kaf o Banksy, la Graffiti Art (non semplici scritte, ma veri e propri pensieri elaborati e realizzati come motivo decorativo, con un tag, una sigla identificativa) e il puro e semplice vandalismo. Ci ha parlato della storia della Street Art di Napoli, tra le prime città in Italia ad aprirsi al fenomeno, da quasi 30 anni in qua, dai lavori di Ernest Pignon-Ernest alle rivisitazioni storiche di Zilda. Mai, ci tiene a sottolineare Silvia Scardapane, la Street Art, è realizzata su monumenti o edifici di particolare valore storico, ma su pareti di edifici brutti, in rovina, abbandonati, perché essa è sempre pensata per abbellire le città e scuotere le coscienze delle periferie depresse, dei circuiti underground, per creare un senso di identità, mai per deturpare quei luoghi che ne hanno già una. Ultima a parlare, pur se, partecipando in una veste o nell’altra ad alcuni dei progetti presentati ed essendo anche l’autrice del disegno di copertina dell’evento, è stata la vera animatrice della serata, Mary Cinque che, silente dietro le quinte, ha illustrato il suo lavoro, i suoi disegni “dall’autobus” e dalla Vesuviana, l’importanza che dà ai feedback e alle impressioni che la sua arte, assai tesa alla comunicazione chiara e vivace, suscita negli altri. Per chi volesse approfondirne la conoscenza si consiglia di visitare la mostra Un’idea di Parigi, esposta all’istituto di cultura e lingua francese Grenoble fino al 14 Febbraio. Fotogallery dell’incontro a cura di Angelo Marra Il progetto Arte&Linguaggi, Nuove geografie della creatività riprenderà a marzo con un nuovo incontro e punterà ancora a offrire una mappatura multidisciplinare di quegli autori e di quelle realtà che per motivi anagrafici e contestuali non hanno ancora raggiunto la ribalta che meritano, coinvolgendo di volta in volta pittura, illustrazione, design, musica, fotografia, new media, architettura e urbanistica, nonché giovani narratori e poeti, con l’intento di allargare il “discorso” alle nuove scritture. L’intento è duplice: mostrare ciò che è “presente” oggi, ma anche invitare gli artisti coinvolti a dialogare sui temi dell’incontro al fine di creare nuove connessioni e produrre nuovi artwork generati dall’incontro tra le diverse forme espressive, unendo anima laboratoriale e intenti “processuali”, per creare l’occasione di riflessioni e dialoghi continuativi. Cosa ne verrà fuori?