Non era difficile da immaginare e in qualche modo dovremmo ammettere che è un oggetto che esiste da più di vent’anni, da molto prima che prendesse forma nell’opera del 2015 di Larry Clark, fotografo e regista di Kids (1995). L’oggetto, per dirla con la massima estensione vocalica gotico-luminosa, è un’ampolla, oppure, con più ricchezza di sonorità mondana si può anche dire che sia un profumo.

Larry Clark - Illustrazione di Roberta Garzillo

Illustrazione di Roberta Garzillo

È comunque una boccetta slanciata ma di non grandi dimensioni, una normale confezione 50 ml di profumo commerciale. Non è una sacca di sangue per trasfusioni e nemmeno la ricorda o la evoca. È posizionata su una stele bianca semplice, di superficie liscia. Il titolo dell’opera è Smells Like Teen Spirit. Al suo interno è racchiuso il tempo, la memoria olfattiva, l’irrecuperabile, la secrezione adolescente, l’aroma di fiori pressati e marci, gli oli essenziali di una gestazione secolare, dal fiore blu di Novalis all’ombra delle fanciulle in fiore. Tutta l’essenza profumata di qualcosa che sia giovane, inattinto, mai percepito nella storia. Un monumento alla nostalgia fatto di poche gocce, di latente umidità, non acqua, non profumo, sostanza dell’indefinito. E monumento a una nostalgia immediata, breve, misurata coi decenni, con la pellicola del 1991 che inizia a invecchiare appena. Il piacere di sentire un momento epocale colto appena sta iniziando a morire; nessuno potrà sentire questa sensazione di morte recente nei prossimi decenni, nei prossimi decenni ci sarà la memoria, il ricordo strutturato, il ricordo vero e proprio, più distante, più lontano dal proprio oggetto.

In quel profumo è raccolto il distillato delle età intermedie, l’idea rosa e america di Lolita, i suoi roseti fatti di tempo, di margini e temporali, di ripari estivi e limiti biologici. Tutto, dall’Antologia palatina secerne il rimpianto dell’istante, il profumo giovane, l’ombra dei capelli lungo una schiena adolescente, e racchiude l’ombra stessa, quel quadrante luminoso che intercorre tra la schiena e la luce scura del pomeriggio assoluto, le 15 sul mare della grecità.

Sappiamo che quella boccetta non contiene gli umori di un deodorante da supermarket, qualcosa ci ricorda il nord-ovest americano. La migliore descrizione di quest’opera sarebbe una nota critica che restituisca tutta l’ampiezza e le componenti del profumo cui l’opera allude. La nota floreale che mantiene la promessa di una nota musicale raccolta in quel prisma, una nota schiacciata, dissolta. Liquefatta, e che sa di essere il risultato di una reificazione del suono. Un suono non descritto di una musica che conosciamo molto bene. Lì dentro c’è il suo profumo, esposto in scaffale e in teca, a metà tra la Merda d’artista di Piero Manzoni, e il Cuore regale di Luigi XVII, che mai ha regnato, che forse mai ha vissuto, oggi custodito a Saint-Denis.

La nostra ampolla invece ci seduce con un nulla, nulla contiene se non il cenno obbligato a una voce di dizionario, al profumo dello spirito adolescente raccolto qui in 50 ml.

Disclaimer: quest’articolo fa parte della rubrica “Recensioni immaginarie” a cura di Emanuele Canzaniello, dove si narra di opere mai viste, top secret o immaginarie, il lettore si assume tutte le responsabilità di diffondere e/o condividere l’articolo.

A proposito dell'autore

Studioso di letterature comparate è autore di prose critiche su oggetti immaginari, dalle opere d’arte pubblicate in esclusiva per Racna alle recensioni di film mai esistiti apparse su «Le Parole e le Cose» e «Nazione Indiana». Del 2017 il suo primo libro di poesia Per l'odio che vi porto edito da Oédipus. Ha tradotto alcuni lavori di Harald Weinrich.