Studio dello spazio e delle sue figure ovvero la geometria. E cosa succede se questa diviene il mezzo tramite il quale entrare in contatto con il territorio? La sintesi delle arti e la necessità di esplorare le proprie ricerche con tendenze non figurative, non è certamente una novità nel campo dell’arte. E negli ultimi anni è proprio la street art a poter contare su artisti in grado di espanderne il potenziale inglobando gli spazi, le persone, le comunità. Noeyes – Barcellona 2019 A tal proposito, continua la nostra rassegna dedicata alle esponenti donne del movimento e puntiamo l’attenzione proprio su chi prova a fare di questa tendenza il fulcro della propria produzione artistica. Parliamo di Giulia Salamone (1989), in arte Noeyes, giovane artista che ha scelto di esprimersi proprio tramite le tendenze geometriste ed astrattiste, senza fare di esse un limite – ed anzi – provando anche a collaborare (riuscendoci) con artisti dallo stile differente o opposto. Un processo di sintesi che l’ha portata ad eliminare, dopo una residenza a Berlino, tutto ciò che in qualche modo le appariva superfluo. Potremmo osare definirlo una depurazione dal concetto di arte accademica e l’inizio di un percorso dedicato alle linee e ai moduli. Nel 2016 decisi di concentrarmi su un solo modulo, la forma di un occhio vuoto, che riporta al nome della ricerca “Noeyes”, l’occhio che non può vedere e che dà importanza solo all’interiorità della persona. In ciò si evince, certamemte, una critica alla società odierna: da un lato, il rapporto quasi malato con l’estetica e, dall’altro, la possibilità di avere tutto e subito, già pronto. In pratica, una manifestazione contro una vita comoda che esalta l’apparire ponendosi il minor numero di domande possibili. L’occhio vacante ed accecato, per rimandare ad un’immagine polifemica, ha di per sé una forma ogivale la cui forza evocativa e simbolica a mandorla (o meglio vesica piscis) è assolutamente impossibile da ignorare. Che tipo di rapporto ti piace creare con le tue geometrie e l’ambiente circostante? Cerco di assorbire ciò che mi circonda: la struttura, i colori già presenti, il luogo in cui mi trovo e chi lo vive. Poi provo a dare un equilibrio alla composizione pittorica affinché mantenga un giusto peso visivo nella visione totale dello spazio. Gli elementi, generalmente, li considero come anime o caratteri differenti. Essi si sviluppano tra sovrapposizioni, profondità, incroci e trasparenze, paragonabili ai rapporti umani o con sé stessi. Al contrario di quello che si può pensare, le forme geometriche, o i giochi astratti, più che restare statiche, possono ben adeguarsi e sposarsi anche con altri stili e credo tu l’abbia dimostrato in alcuni lavori in combo o in gruppo. La prima collaborazione fu anche per me una comprensione maggiore di come l’arte astratta possa interloquire con altri stili, dal realismo all’illustrazione o al lettering. Riflettendoci, credo sia una conseguenza del fatto che prima di arrivare all’astratto ho approfondito varie tecniche ed esercitato diversi stili. Queste esperienze con altri artisti mi hanno fatto sentire sempre più unita all’arte astratta, dandomi un senso di libertà ed elasticità nell’avvolgere, farmi sovrastare, unire ed amalgamare i differenti modi di esprimersi. In questi anni la produzione di Noeyes si è snellita e canalizzata anche su altri supporti più ricercati e di design a dimostrazione del fatto che, seppur ceco, l’occhio delle sue forme predominanti ha uno sguardo che si affina tra fenomenologia e antropologia.