Mostre d’arte e format divulgativi: da “Il Bello e il Vero” a Giovanni Tizzano Giordano Mare Aldo Saulino 21 Aprile 2015 News Nata come importante mostra d’arte, col passare dei mesi, incalzata dalle circostanze e dal successo, Il Bello o il Vero, in esposizione fino al 31 maggio nel chiostro di San Domenico Maggiore di Napoli, è diventato un grande contenitore di attività di divulgazione e valorizzazione culturale. E così come dalle serie televisive di successo ne figliano di nuove, incentrate su alcuni dei protagonisti, così da uno dei più rappresentati artisti de Il Bello o il Vero nasce la mostra Giovanni Tizzano. Anteprima del Novecento, inaugurata il 2 Aprile, sempre da Isabella Valente con la collaborazione del giovane team di storici dell’arte e informatici di Databenc, diretti dalla stessa Valente e dal professor Angelo Chianese, entrambi docenti dell’Università di Napoli Federico II. Già nel nucleo espositivo centrale de Il Bello o il Vero erano esposti alcuni piccoli busti e teste di Giovanni Tizzano, ma per questa seconda mostra – sistemata nel corridoio del primo piano del complesso monumentale di San Domenico Maggiore – si è esposta una parte della collezione privata delle eredi di Giovanni Tizzano, la figlia Maria e la nipote Margherita Lista, comprendente ventisei sculture e quattro dipinti e donata al comune di Napoli. Importante è stato anche l’apporto di Paolo La Motta: suo il merito di agevolare la donazione, di ripulire e restaurare i pezzi e di aver curato la biografia di Giovanni Tizzano per il catalogo de Il Bello o il Vero. Si tratta di statue di piccole dimensioni, bronzi, gessi e terrecotte, prevalentemente teste e busti dai soggetti familiari, in cui si rivela tutto il valore intellettuale e tecnico di uno scultore perfettamente aderente ai valori del Ritorno all’Ordine degli anni ’20 e nient’affatto inferiore ai protagonisti di movimenti, a quella corrente ispirati, come il gruppo Novecento. Giovanni Tizzano – Rossana Riscopriamo in Giovanni Tizzano un primitivismo diligente, meditato e raffinato che semplifica le forme dando loro slancio e vigore metafisico, rilegge e reinterpreta la tradizione plastica prerinascimentale, più anti-naturalistica e votata all’espressività, da Donatello, Gagini e Laurana giù fino alla ritrattistica romana antica (con busti che si ispirano a quelli pompeiani), di cui ha tutta la forza e l’intensità, ma senza nemmeno ignorare l’opera di artisti a lui più recenti o contemporanei, quali Medardo Rosso, Modigliani o Brancusi. Gli sguardi fissi, austeri e severi delle sue teste, perfino della Tizzanella, la piccola figlia Maria, una delle sue modelle preferite, hanno la terribile superiorità, lontana e divina, dei Cesari del Tardo Impero. Le figure umane intere hanno le semplici, ma forti, forme degli idoli. Le patine preziose che ricoprono gessi e bronzi sanno di antichità vetusta e senza tempo: ogni figura in Tizzano è simbolo o idea. Ancestrale. Formatosi presso la gloriosa Fonderia Chiurazzi a Napoli, Giovanni Tizzano curò la propria preparazione tecnica e storica fuori dall’ambiente accademico napoletano. Proprio questa situazione di outsider partenopeo lo aiutò a essere sempre fra i primi in città a notare le ultime tendenze della statuaria nazionale e internazionale. Conosce il pittore e giornalista Paolo Ricci e il pedagogo ginevrino Claude Matthey (di cui si può ammirare un busto-ritratto nella mostra), per iniziativa del quale, partecipa alla Biennale di Venezia del 1928 (ambiente che solo nell’edizione precedente aveva deciso di accettare i lavori di Arturo Martini che, provenendo dal gruppo veneziano di Ca’ Pesaro, si muoveva su percorsi tematici affini!). La sua opera fu talmente apprezzata che Giovanni Tizzano sarà presente a tutte le Biennali d’Arte indette dal 1928 al 1952, riconosciuto come grande protagonista della scultura italiana del Novecento. Eppure, a Napoli, la cui scena scultorea era ancora dominata dal naturalismo “alla Gemito”, rimase una personalità secondaria e poco amata, col risultato che ancora oggi procedono a rilento gli studi sulla figura di Giovanni Tizzano. Giovanni Tizzano – Claude Matthey Giovanni Tizzano. Anteprima del Novecento è il secondo della serie di appuntamenti organizzati dal team di Il Bello o il Vero per questa primavera, dopo la mostra fotografica di Silvio Russino Sguardi su Francesco Jerace. Seguiranno altre piccole “mostre nella mostra” e convegni di studio su Vincenzo Marinelli, Costantino Barbella, Saverio Gatto e Lelio Gelli che si concluderanno tutte col grande finissage del 31 Maggio. Sono ancora da menzionare il lavoro del team di Databenc che ha curato l’esposizione in video di tutte le foto d’archivio delle opere di Tizzano esposte durante le Biennali d’Arte di Venezia dal ’28 al ’52 e quello degli storici dell’arte laureati alla Federico II di Napoli, tra cui si sono distinti Mario Byron Coppola, Lidia La Rocca, Giovanna Allocca, Federica Barile, Lisa Saut, che hanno curato un allestimento molto valido, attento agli aspetti di messa in sicurezza delle opere e ancora perfezionabile per quanto concerne l’illuminazione e la gestione degli spazi. Oltre all’enorme mole di nuovo e prezioso materiale didattico e documentale – epocale per gli studi di storia della scultura italiana del XIX e XX secolo – rimarrà de il Bello e il Vero la capacità di trasformare una mostra estemporanea in un format della valorizzazione, costruito su diversi media e aspetti differenti: dallo studio rigoroso alla comunicazione e al marketing operata su stampa e social network, dall’esposizione reale a quella virtuale, dalla fotografia documentaria a quella artistica (il ruolo degli scatti di Russino), dalla conservazione al restauro, dai vernissage ai convegni. Giovanni Tizzano – Testa di donna info mostra Il Bello o il Vero. Scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento. Un viaggio tra reale e digitale. Prorogata fino al 31 maggio 2015. Dalle ore 10,00 alle ore 18,00 presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore Contatti: www.ilbellooilvero.it ilbellooilvero@gmail.com 081 5629085