Archeologia industriale. Una definizione che guardo con un sorriso incuriosito e interrogativo. Un binomio di grandi contrasti, che fa venire alla mente enormi carcasse arrugginite, abbandonate in grandi spazi silenziosi e lontani. Le ciminiere dell’acciaieria di Bagnoli “un tempo” fumanti. A questo penso subito. E mentre ci penso, mentre scatto qualche foto, incuriosita e attenta a regolare tempi ed esposizione, una donna chiede ad Arturo Ianniello se qualcuno di quei pezzi arrivi dalle carcasse industriali bagnolesi. Un pezzo dell’Italsider a formare un’opera d’arte. No, la mia fantasia (e anche quella della curiosa signora) non aveva fondamento. E allora, da dove viene questo acciaio in “ossidazione”? Mi stacco dall’obiettivo della mia macchina e lo chiedo personalmente all’artista. Arriva da piccoli paesi, pezzi di ferrovie abbandonate, siti industriali in disuso, strade di periferie, nemmeno troppo lontane, vecchie botteghe artigiane, fattorie vuote e dimenticate. Giungono da qualsiasi luogo. Sono lì, qualche volta nascoste, qualche altra quasi in bella vista, ma prive di attrattiva. Prive solo per chi non guarda oltre l’immobile metallo. Sono lì ed io le raccolgo, continua Ianniello. Una specie di caccia al tesoro. Sì, una caccia al tesoro, dove resti vecchi e arruginiti diventano prezioso materiale da riplasmare. Da assemblare e far rivivere. Ed è questa la sensazione forte. Una sorta di resurrezione della materia immobile che riprende plasticità e colore. C’è un tocco pittorico, dico più volte ad Arturo, mentre mi parla delle sue creature metalliche, e alcune di esse sembrano davvero dipinti e non sculture. Hanno quel calore e quel contrasto della pennellata sulla tela. Ma nulla è dipinto o coperto. I materiali sono vergini di qualsiasi tocco di colore. Erano lì, scomposti e aspettavano di essere rimessi in vita sotto forme sconosciute, ma in realtà già vive in se stesse. Prendono la forma del presente che ha in sé, naturalmente, il passato. Prendono la forma che già era nella mente e nelle mani di chi le ha raccolte. E rivive così, la ferrovia, il paesino di periferia, la vecchia bottega artigiana e la fattoria vuota e dimenticata. E la caccia al tesoro ha dato vita ad un tesoro nuovo, che si ripete e rivive. Nel tempo e nello spazio. info mostra Redox di Arturo Ianniello, mostra a cura di Giuseppe Ruffo e Pietro Tatafiore Galleria 1Opera Via San Biagio dei librai 121, Napoli Ingresso gratuito