Il Piacere di una sosta a Villa Guariglia Una mostra dedicata al Viaggio in Italia e ai suoi protagonisti nel XX secolo Stanco del traffico strombazzante che ancora insiste sulla SS 163 – quella che da Salerno porta verso Sorrento, attraversando la Costiera Amalfitana – devio alla ricerca di un attimo di tregua. Inizio così a salire verso Albori per una piacevole sosta. Man mano che procedo, lo sguardo si allarga eccitato nel tentativo di abbracciare quella massa blu cobalto che divide le aspre alture cilentane dai monti Lattari, la stessa massa che, assieme ai paesi e alla natura che in essa si specchiano, per decenni ha sedotto e ispirato intellettuali e artisti provenienti da ogni parte del mondo. M. C. Escher, Ravello e la Costa d’Amalfi, litografia, 1932 Trovo così un temporaneo buen retiro a Villa Guariglia, a Raito, dove di recente il comune di Vietri sul Mare ha allestito la mostra, inaugurata lo scorso 19 settembre, Metamorfosi del segno. Artisti Stranieri tra Vietri sul Mare e Positano a cura di Massimo Bignardi, in collaborazione con Pietro Amos e Tonia Willburger, con opere di: Max Pechstein, Gunther Stüdeman, Maurits Cornelis Escher, Gregory Oscheroff, Ivan Zagaruiko, Karli Sohn Reithel, Richard Dölker, Kurt Craemer, Lisa Krugell, Irene Kowaliska, Maragrete Thewalt Hannash, Vassilij Necitailov, Han Harloff, Bruno Marquardt, Ibrahim Kodra, Peter Ruta, Amerigo Tot, Oskar Kokoschka, Ed Wittestein, Eduardo Arroyo, Peter Willburger e Simon Fletcher. Han Harloff, Donna con il cappello, 1935 Si tratta di un breve, ma intenso, percorso che si muove tra le ceramiche della collezione permanente – dove spiccano i segni e le figure di Richard Dölker, piuttosto che di Amerigo Tot o di Irene Kowaliska – e le opere raccolte da Bignardi per quest’occasione, comprendendo un lasso di tempo che va dagli anni Trenta alla fine del XX secolo. Peter Willburger, Maske, 1976 Aprono la visita due piccoli gioielli firmati da Escher, realizzati agli inizia degli anni Trenta, dopo il suo soggiorno a Ravello. Da un lato, una piccola litografia riprende dall’alto il centro cittadino, schiacciandolo sul paesaggio retrostante che quasi sembra scivolare verso il mare. Dall’altro, l’interno della piccola Chiesa di Santa Maria dell’Ospedaletto, dove si fa più chiaro lo svilupparsi del linguaggio che renderà famoso l’incisore olandese, per il quale la costruzione dello spazio diventa una questione di luci e di ombre, di rigore architettonico e ambiguità geometrica. A queste, in qualche modo, fanno da controcanto le opere di Peter Willburger – artista tedesco che scelse di vivere a Raito – le cui incisioni sembrano quasi restituire, nell’essenzialità delle sue linee, nel lento decantare dei grigi, il respiro del mare e il battito della terra. Disegno di Oskar Kokoschka Tra di loro un’eccezionale esplosione di forme, segni, colori che danno corpo ai mille e più volti della Costiera Amalfitana: dalla sensuale Positano di Harloff, all’esplosiva Ravello di Simon Fletcher, dai silenzi di Peter Ruta alle atmosfere oniriche di Kurt Craemer. Conclusa la visita, prima di rituffarmi tra autobus turistici, mini van e motociclisti affetti da valentinite acuta, mi attardo a parlare con i gentilissimi custodi che con passione mi raccontano del loro lavoro, della meraviglia che colpisce i visitatori, soprattutto stranieri, quando raggiungono l’incantevole e silenziosa Villa Guariglia; di come trovano incomprensibile che un paese come l’Italia non faccia una seria scommessa sulla bellezza e sulla cultura e, soprattutto, mi spiegano come l’arte, anche quando non la si comprende appieno, possa far sentire un uomo più legato al suo territorio e alla sua storia. info mostra La mostra sarà aperta fino al 19 ottobre a Villa Guariglia, a Raito Dal Martedì alla Domenica, dalle 9.00 alle 18.30 Lunedì chiuso ingresso libero http://www.museincampania.it