Articolo di Rosario Cuomo.

Nel 2010 Neil MacGregor, speaker della britannica BBC Radio 4, lancia una sfida nell’etere: raccontare la storia del mondo attraverso 100 oggetti, partendo dalla Mummia di Hornedjitef, passando dallo stendardo di Ur per finire con la prima carta di credito islamica. Utilizzando il mezzo radiofonico, dovrà servirsi di descrizioni accuratissime, per poter poi consentire agli ascoltatori di provare quantomeno ad immaginare ciò che lui narrava con la sola forza delle corde vocali. Con questa ricerca per immagini, invece, grazie alla mano ed alla tela dell’artista Mary Cinque, proviamo a capovolgere i termini sensoriali dell’iniziativa d’oltremanica. Vogliamo raccontare un’Italia provinciale ed esplosiva – fissa, mutuando da Andrè Breton la preziosissima summa.

Pillow - Mary Cinque

Pillow – Mary Cinque

La capacità insita in alcuni oggetti di scatenare poteri associativi ed interpretativi rappresenta il primo punto fermo del nostro lavoro, correndo anche il rischio di essere accusati di blasfemia nei confronti della religione bretoniana, utilizzata ad hoc dal grande maestro della fotografia Henri Cartier Bresson. Noi ne abuseremo, con moderazione, si intende, provando ad aggiungere anche la dinamica evocativa e nostalgica di alcuni oggetti o, per cominciare a schiudere l’uscio sulla nostra ricerca, di alcuni prodotti. Nell’anno dell’Expo di Milano dedicato al cibo, quello che abbiamo voluto affrontare è un itinerario del gusto e dell’immagine ad esso legato. Percorso molto utile anche per interrogarsi sulla battaglia fra fast food e slow food, col primo sempre ed inevitabilmente sconfitto. Noi vogliamo far da pacieri, in questa battaglia, mettendo in risalto le creazioni golose legate al territorio ed anche il loro involucro, cheinsieme al contenuto ne esprime l’identità. Nessun pasoliniano rimpianto dell’età del pane.

Candies - Mary Cinque

Candies – Mary Cinque

Visivamente quello che arriverà allo sguardo sarà il cosiddetto marchio di forma, non brevettato nei lindi uffici dell’Unione Europea ma sicuramente codificato istantaneamente dalla nostra mente, come le merendine richiamate nell’esergo da Michele in Palombella Rossa. Un’Italia che non era più contadina, quella degli anni sessantasettanta, ma non era ancora globalizzata. L’epoca della cedrata Tassoni, la sua inconfondibile bottiglia affusolata ed opaca e l’imperituro jingle pubblicitario che di tanto in tanto riemerge: Quante cose al mondo vuoi fare? Costruire? Inventare? Ma trova un minuto per me! Per voi e per gli amici…Tassoni, provate pure a canticchiarlo senza imbarazzo, e ripensate anche alla Coppa del Nonno, piuttosto che alle bustine di Idrolitina, tutt’ora in commercio o alla bottiglia dello Strega. Un’Italia d’oro, insomma, ma non capovolta così come rappresentata da Luciano Fabro; un’Italia efficiente e produttiva, per nulla disattenta all’efficacia del messaggio pubblicitario, concentrato soltanto sul prodotto. Tutto ciò avveniva molto prima dell’avvento dello storytelling, l’esigenza del racconto a tutti i costi legato ad un sacchetto di patatine o ad un amaro, motivato dall’impellenza di riconquistare fette di mercato. La trama che avvolge i nostri display costituisce il presupposto, osiamo pure, ontologico del successo di parecchie produzioni di carattere locale.

Radiowoodeneurope - Mary Cinque

Radiowoodeneurope – Mary Cinque

Qualcuno può dire che non ne è una sintesi perfetta la bottiglietta del Campari disegnata da Fortunato Depero nel 1940? In questo caso si deve parlare di arte, e basta la parola. Prodotti ed oggetti, contenitori e contenuto legati da un nesso relazionale inscindibile: ognuno non rappresenterebbe nullasenza l’altro. Ed è in questo frangente che la rappresentazione, il display, diventa amplificatore di un’Italia esclusiva, fatta di tanti pezzetti, di creazioni uniche e specifiche.
Provate a proiettare una cartina dell’Italia per quello che è, un insieme di venti regioni, ognuna detentrice della propria storia e tradizione alimentare, soprattutto industriale, il vero soggetto della nostra ricerca iconografica. Tutto parte dal segno di Mary Cinque; il racconto lo potrà fare soltanto quel paio d’occhi e quel cuore ad essi legato che incrocerà il cammino di questi display d’Italia, ed ogni volta sarà un’istantanea intima e particolare,
rassicurante, soprattutto. Ricordate Carlo bambino, nel film “La famiglia” di Ettore Scola? Siamo al rione Prati di Roma e Carlo, appunto, alle cinque in punto deve far merenda con i biscotti Gentilini. E’ un rito , il suo legame con il luogo dove è nato e dove vive. E nei nostri paesi, nelle nostre piccole città di provincia, con quale caffè carichiamo la moka? Siamo riusciti a resistere alle cialde e a vivere l’impresa come una vittoria, ma soprattutto siamo riusciti a non spezzare il cordone ombelicale con la nostra identità. I display d’Italia non vogliono essere né un dizionario delle cose perdute né una rubrica della nostalgia; sono materia viva e pulsante ancora oggi. Noi siamo entrati in una casa siciliana ed abbiamo scoperto qual è il liquore delle visite dei parenti a Palermo, l’anice Tutone, ideale per
acqua e zammù, con la bottiglia che ti ghermisce già dall’etichetta. Ci siamo presi una birra fresca a Taranto, alle cinque del pomeriggio di un maggio tiepido, e poteva essere soltanto una birra Raffo. Siamo andati in tour, e non abbiamo ancora smesso. Non è un’Italia esplosiva fissa, questa? Ma ingrassiamo pure la teorizzazione bretoniana, non nascondiamo l’erotico velato né il magico circostanziale che finora sono rimasti in secondo piano. Manca l’ultimo dettaglio, la confessione del mio di display. Ecco a voi sua maestà il biscotto di Castellammare, asciutto e dai lievi sentori di anice. Lo trovo solo lì, al negozietto su Viale Europa, di fronte all’ospedale San Leonardo. Mi parla di una caviglia slogata, di una lastra di controllo e di una consolazione, asciutta e profumata. E quando questo segno mi viene incontro, magari fra le dita nodose e storte di un venditore, mentre sono in coda al casello, il nastro del racconto, del mio racconto, riparte.

l’autore

Rosario Cuomo: se inserite questo nome su qualsiasi motore di ricerca, troverete due Rosario Cuomo più affermati del nostro. Un famoso gastroenterologo ed un illustre disegnatore di scarpe. Di questi tempi, l’autore di “Volevamo essere Maradona” (Centoautori, 2010 ) ed uno degli autori della raccolta “E tutti laorammo a stento” (Arpanet 2013), non è nessuno.

info mostra Mary Cinque

Genius Cinque | Omaggio al design
A cura di Gianni Nappa – Resetart
Dal Martedì al Venerdì: 9:30-13.30/ 16:00-19:00
Sabato: 9:30-13.30
Per informazioni: 081.7642596
Showroom Amarelli
Piazza Vittoria, 6 – Napoli

evento speciale

Sabato 28 novembre ore 18,30

Incontri di gusto
degustazione curata dallo chef Antonella Rossi
Ristorante Napoli Mia