Intervista a Luciano Pedicini in occasione della personale Sguardi di facciata – mostra fotografica al Palazzo Reale di Napoli. Intorno alla metà del Settecento Luigi Vanvitelli dovette ristrutturare, per motivi di staticità, la facciata di Palazzo Reale, murando alternativamente le arcate del portico. Si delinearono così delle nicchie che, secondo l’architetto, avrebbero potuto accogliere delle statue. L’idea di Vanvitelli fu ripresa, nel 1888, da Umberto I, che decise di dare dimora a otto statue raffiguranti i sovrani più rappresentativi delle dinastie che hanno regnato su Napoli. Oggi, sui sovrani che albergano in quelle nicchie si racconta una storia che ha ancora quel sapore di racconto orale tramandato di generazione in generazione. La storia, quindi, presenta innumerevoli varianti così come le pose e le espressioni degli attori sono soggette a diverse interpretazioni. Al di là del tempo, i sovrani normanni, angioini, aragonesi fino a Vittorio Emanuele II, ogni giorno, come in un dramma pirandelliano, discutono di pipì: c’è chi finisce col piede nella pozza, chi accusa, chi si scandalizza e si guarda intorno con sospetto e chi si discolpa. Ma il colpevole è Gioacchino Murat che sembra affermarlo con fierezza mentre Vittorio Emanuele II, per contrappasso, con la spada sguainata, è già pronto a tagliare il membro. Oltre alle interpretazioni irriverenti dei napoletani, fino al 15 settembre è possibile identificarsi con la visione di Luciano Pedicini, presente nell’ambulacro di Palazzo Reale con Sguardi di facciata, una mostra fotografica curata da Annalisa Porzio. Pedicini da diversi anni insegna Fotografia dei Beni Culturali presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli ma già dal 1984 il suo Archivio dell’Arte, che oggi vanta oltre settantamila immagini, è stato un punto di riferimento per editori e studiosi di tutto il mondo. Le foto presenti alla mostra, oltre all’indubbia qualità, si distinguono per l’originalità con la quale l’artista rinnova uno specifico ambito della fotografia, quello del patrimonio artistico, quello di architetture e di opere d’arte, sempre un po’ sottovalutato. Per queste motivazioni ho cercato un confronto con l’artista, al quale ho rivolto alcune domande. Prima di tutto mi piacerebbe conoscere la genesi del progetto. Com’è nato? Dalle foto traspare a mio avviso anche una forte affezione non legata semplicemente, o soltanto, all’amore nei confronti della fotografia, ma anche a quello per la città di Napoli. Quanto questo legame è stato determinante nella creazione e nello sviluppo di Sguardi di facciata? Il progetto sulla facciata mi è stato proposto dalla Direzione di Palazzo Reale circa tre anni fa, immediatamente lo accettai perché mi sembrava complesso e i lavori difficili li trovo sempre più stimolanti. Cercare di restituire delle suggestioni sul luogo più visto, anche se forse il meno osservato, non era un lavoro semplice. Ho pensato che avrei potuto fare contemporaneamente due buoni servigi: alla fotografia, la quale non può essere ridotta a mero possesso dello strumento tecnologico, attraverso la testimonianza della lettura differente che può dare il fotografo anche di qualcosa che è sotto gli occhi di tutti; a Napoli, che troppo spesso attraversiamo distrattamente non rendendoci conto della quantità di opere che sono tutte parte costituente della nostra Storia. Molto curata anche la disposizione, il percorso creato dalle diverse foto: dall’insieme al particolare. Mi è piaciuta molto la foto della facciata di Palazzo Reale scattata suppongo dalla chiesa basilicale di San Francesco di Paola. Oltre all’assenza di persone mi ha colpito il metafisico colloquio muto tra la statua posta di spalle, presenza quasi inquietante perché vivificata dal punto di vista scelto, e le statue dei re di Palazzo Reale. La mostra è stata curata dall’attuale direttrice Annalisa Porzio e grazie alla collaborazione dell’architetto Mariella Barone e di mio figlio Marco, siamo riusciti a creare un percorso attento ad ogni minimo particolare. La mostra, che ho pensato divisa in tre momenti, nella prima parte attraversa il “Largo di Palazzo” come luogo metafisico, come giustamente ha osservato lei, nella relazione corporea tra i diversi elementi della piazza nella assoluta assenza umana. Effettivamente ho voluto evidenziare come il Palazzo sia osservato dalle altre sculture-personaggi della piazza, che oltretutto rappresentano anche due aspetti del potere: la Chiesa e lo Stato, rappresentato, in questo caso, dalla monarchia. Impressionanti anche le foto dei particolari. Oltre agli sguardi che davvero sembrano voler comunicare ognuno un “segreto”, mi ha colpito la foto che ritrae la mano di uno dei re. Le fotografie, le sue fotografie hanno il merito di gettare una luce speciale su particolari che solitamente non sono notati dallo sguardo distratto del passante. La mano in questione sembra voglia sgretolare la materia che la imprigiona. Questo secondo aspetto della mostra è senz’altro quello a cui sono maggiormente legato. Le enormi sculture dei re, spesso conosciute dai napoletani per i vari aneddoti tramandati, nell’insieme appaiono piuttosto sgraziate anche perché molto sovra dimensionate eppure, credo di aver dimostrato attraverso le mie fotografie, si tratta di opere di grande qualità scultorea in cui ogni minimo dettaglio è curato con grande attenzione, dalla mano che stringe il cartiglio, alle calzature, le fibbie, le trame dei tessuti, una lavorazione che addomestica il marmo, facendocelo sembrare un materiale tenero. Un’altra foto che mi ha colpito è quella in cui, di notte, due statue sovrastano una folla di passanti. Un po’ come nel caso della mano si avverte il contrasto tra la pietra (la storia) e la vita. Le persone non sono a fuoco, anzi, la foto coglie la scia, la caducità, la fiumana (sembra proprio un fiume quello che scorre al di sotto delle statue) del presente. Di contro nella parte superiore c’è l’immobilità/immortalità delle “pietre”. Lei cosa ne pensa? Nel terzo momento della mostra, mi sono voluto soffermare proprio sull’aspetto che lei ha acutamente notato: i passanti frenetici, distratti, talvolta maleducati della contemporaneità che sono sotto l’osservazione quasi ironica della Storia. bio artista Luciano Pedicini ha iniziato l’attività di fotografo con il padre Rocco, specializzandosi nella ripresa di arte, archeologia e architettura. Tra le numerose campagne fotografiche realizzate, vanno ricordate: i due repertori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (1980-85); le collezioni del Museo di Arti Orientali di Mosca per la mostra sui tesori dei Kurgani (1990); seguono quelle per l’Enciclopedia dell’Arte Medievale Treccani, realizzate in Italia, Spagna, Francia e Austria. Nel 1984 inizia l’archiviazione e l’informatizzazione di tutte le foto realizzate in tanti anni dando vita, così, all’Archivo dell’Arte che oggi conta oltre 70.000 immagini: un punto di riferimento per editori e studiosi di tutto il mondo. Fra le tante pubblicazioni vanno menzionate: Immagini dagli Elenchi Telefonici (1991-1999), Le Pietre di Venosa (1993), Le Gemme Farnese (1994), Giuseppe Renda (1995), Napoli (1997), Itinera Sacra, i luoghi della fede e dell’arte (2000), Scultura lignea in Basilicata dalla fine del XII alla prima metà del XVI secolo (2004), Domenico Morelli e il suo tempo (2005), Le vie del Corallo (1997-2011), Il golfo di Napoli (2006), Wandmalerei in Italien, Barok und Auflärunh (2007), Pompeii and the Roman Villa (2008), L’Armeria Reale nella Galleria Beaumont (2008), L’Eredità dell’Impero Romano (2009), L’Aquila. I monumenti da salvare (2009), Greek and roman mosaike (2012), Herculaneum (2012), oltre a numerosi i servizi realizzati per la rivista FMR. Esposizioni personali più significative sono: La Jeunesse de la Beauté a Parigi (1995), La Scultura napoletana del Cinquecento a Casa Buonarroti a Firenze (1998), Obiettivo Barocco al Castel Sant’Elmo di Napoli (2009), a Madrid e a Pamplona (2011), Ercolano al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2013), in girolamini, un quadrato di tesori d’arte nel Complesso Monumentale dei Girolamini (2013). Da alcuni anni insegna Fotografia di Beni Culturali presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. info mostra Napoli, Palazzo Reale di Napoli Dal 29 maggio al 15 settembre 2014 Costo del biglietto: 4 euro; Riduzioni: gratuito fino a 18 e oltre 65 anni; Per informazioni 081400547 Orario: 09.00-19.00