David Kent, Snake and LaddersLorenzo Chinnici e David Kent: due universi si incontrano per The Synergy of Sons Redazione 12 Ottobre 2015 News Lorenzo Chinnici e David Kent: due artisti, due nazioni, due mondi paralleli, si rincontrano dopo quarant’anni a Milano e Londra con il progetto “The Synergy of Sons”. Questo progetto è nato dalla passione dei figli dei due artisti, Francesco Chinnici e William Kent, che, dopo un susseguirsi di fatalità verificatesi nello scorso giugno a Londra, hanno unito le loro energie per la realizzazione di due eventi culturali a Milano (Six Inch, 29 settembre – 5 Ottobre) e a Londra (Menier Gallery, 2 -7 Novembre), nei quali saranno esposte appunto le opere di Lorenzo Chinnici insieme a quelle di David Kent. Lorenzo Chinnici, Oltre l’orizzonte Il primo dei due eventi si è inaugurato la scorsa settimana, all’interno di una nota Hair Style Room nel quartiere di Brera, nei pressi dell’Accademia di Belle Arti. La location informale ha permesso la presenza di un pubblico variegato. Alla serata hanno presenziato i due figli, il Commissario generale del Padiglione USA per EXPO 2015 Ambassador Douglas T. Hickey, il musicista argentino Florencio Cruz, l’artista e fotografa Silvia Pampallona e il critico d’arte Marcello Francolini. Inaugurazione mostra – Courtesy Silvia Pampalona Inaugurazione mostra – Courtesy Silvia Pampalona Inaugurazione mostra – Courtesy Silvia Pampalona Inaugurazione mostra – Courtesy Silvia Pampalona Estratti dal Testo Critico di Marcello Francolini Su Lorenzo Chinnici Per un’artista come Chinnici l’arte è “rivelazione” intima delle cose del mondo, ma per le sue opere sembra fondamentale la latitudine geografica da cui generano: la Sicilia aspra dai promontori aguzzi e dai profili verticali, suggerisce la preminenza di linea e piano al posto di modulato e modellato; il sole africano che brucia i paesaggi impone la forza primigenia del colore in sostituzione di tono, ambiente, atmosfera. Anche i personaggi sono quelli attorno a lui, facente parte del mondo siciliano. Ma nello stesso tempo questi uomini non hanno identità, non si riconoscono in quanto singolarità ma in quanto espressione simbolica dell’essere umano. Le sue opere sembrano essere sospese nel tempo. Alcune di esse sono finemente velate da pennellate di brezza marina, come nel ciclo dei “pescatori”. Dietro queste patine si celano gesti semplici ma essenziali e il tutto conserva una spontaneità talmente genuina da generare un’immediata empatia con i soggetti rappresentati, i loro umori, i loro pensieri, ciò che hanno fatto e ciò che ancora dovranno fare. Una pittura dell’uomo. Ciò è evidente nei piani ravvicinati, nei quali tutta l’attenzione è focalizzata sull’essere. Il punto di vista riabbassato pone lo spettatore in una condizione confidenziale; il volume dei corpi si ingigantisce voluminosamente spaziandosi sull’intera superficie. Questa maestà del semplice ci invita a un’intimità piacevole, la vista si rende conviviale e possiamo così muoverci verso i territori dell’oltre. Lorenzo Chinnici, La Lampara Su David Kent Ogni opera rimanda a un’immagine logotipica che a sua volta impersonifica un determinato concetto. Ad esempio, i casi più espliciti, come Dali in Wonderland, Phylosohpy of Dreams o Snake and Ladders, non sono, come erroneamente affermato, opere surrealiste quanto più opere a proposito del Surrealismo. L’immagine di Dalì, inevitabilmente rimanda all’urgenza di una prassi metafisica. Ciò non è soltanto un omaggio fine a se stesso, un vezzo artistico, ma è il mantenimento in forma di un’idea possibile di rappresentare il mondo, soprattutto nella società odierna del razionalismo matematico. Sono un monito all’immaginazione selvaggia, un manifesto del caos inconscio, quello definito dal coreografo Jean-Georges Noverre come Bel Disordine (disordine prospettico e disordine linguistico). A questo punto propenderei più verso il carattere originario della Pop Art, quella di matrice inglese che contaminava la rappresentazione con modelli desunti dalle forme di comunicazione di massa per coinvolgere un più vasto pubblico nel dibattito artistico. Da questa prospettiva, Kent, sembra andare all’origine di quello che è oggi il “cartoon” sia esso di uso cinematografico che di uso pubblicitario: lo storyboard di cui si serve è, nella maggioranza delle sue opere, da ricercarsi nella biografia popolare dei vari pittori e personaggi dell’otto-novecento. David Kent, Dalì in Wonderland Sulla Mostra Entrambi gli artisti, Lorenzo Chinnici e David Kent, si allontanano dalla condizione di realità dell’arte contemporanea, recuperando una mistica della rappresentazione. Per realità mi riferisco a quella pratica ormai dirompente, nel contemporaneo, dell’incorniciamento delle cose, una processualità che vede la propria funzione nella ri-definizione della realtà: ready-made Diversa è la pratica di questi due artisti che perseguendo la via della pittura continuano silenziosi nel tentativo di abbandonare la cosa, nella sua significanza di oggetto, e di recuperarla come parte dell’essere che agisce (in effetti la pittura è posta non come osservazione ma come azione sulla cosa), che trasforma il visto, potremmo definirla anche come una immaginazione, tenendo presente che tutto ciò che viene trasformato (la pittura è infondo un lavoro e come tale trasformazione di materia) è prima ancora immaginato. info mostra The Synergy of Sons Esposizione di opere d’arte di Lorenzo Chinnici e David Kent Six Inch, Zona Brera, Milano (MI) settembre-ottobre 2015 A Cura di Francesco Chinnici Fotografie di Silvia Pampallona Critico d’arte Marcello Francolini.