Le personali di Gianluigi Gargiulo, Latenze, e Isabella Ducrot, Effimero, arricchiscono di contemporaneo gli spazi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

È grande l’impegno di Gianluigi Gargiulo per Napoli, grande l’amore. E girovagare nel suo atelier telematico mi riempie di sorprese, perché mi permette di entrare in storie e storiacce della città, che molti, temo abbiano dimenticato. Pezzi di storia, eventi o tragedie, in cui ho perfino ritrovato me stesso, letteralmente, nel mio cappottone di lana peruviana con enormi arcobaleni su fondo grigio, mentre mi sollevo, durante una manifestazione per le donne. Indimenticabili e irripetibili le foto di pazienti, oggi impossibili, per la legge distorsiva sulla privacy, che all’Ospedale della Pace erano come abbandonati in un salone magico ricco di affreschi barocchi.

Gianluigi Gargiulo Latenze

Sono misteriose le immagini fotografate da Gargiulo, sguardi cangianti e futuristi, che dialogano, Latenze, con le immagini di Mimmo Jodice sempre presenti nell’antro della Metropolitana, come con l’identico soggetto: i bronzi della Villa dei Papiri. Sguardi possenti, ieratici, sempre rinnovabili nel tempo evidentemente, che ci avvicinano all’esplorazione del Museo e ce ne riconsegnano una nuova interpretazione contemporanea.

Guarda la fotogallery dell’inaugurazione Latenze di Gianluigi Gargiulo a cura di Angelo Marra

Invece da lontano arriva il rapporto con la natura e la passione per i pois giganteschi diseguali e personalizzati di Isabella Ducrot, che vive immersa da anni in un paesaggio rurale e ha trovato al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli – lo spazio per innovare e determinare uno dei giardini interni.

Le camelie rosse, cadute dopo l’ultimo acquazzone, caratterizzano uno dei quarti del classico giardino interno, Effimero, esaltate finalmente dal bianco plastico del suolo e dal contrasto blu che si sviluppa dai grandi cerchi essenziali. Subito mi ricordano il cortile del Palais Royale a Parigi – quello affianco al Louvre – e per questo spesso disabitato, se non dalle colonne spezzate, bianche e nere, che sviluppano geometrie ironiche con cui giocare.
Nessuno nota mai queste splendide camelie, uscendo dal Museo, ancora stupiti dai resti di sarcofagi e cavalieri di marmo; ma la natura dentro il Museo Archeologico è vita che si evolve e muta, a seconda delle generazioni e delle interpretazioni garantite dagli artisti che si confrontano con questo incredibile contenitore di Storia.

Palazzo Reale Parigi

A proposito dell'autore

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Manlio Converti, psichiatra, blogger, magato dalla cultura e dall'arte come continua innovazione e sperimentazione, come è la vita, nato nel 69, completa i suoi studi professionali col massimo dei voti nel minimo tempo necessario, laureandosi a 23 anni in medicina. Lavora stabilmente presso la Asl Napoli 2 nord, ma soprattutto perora cause civili e sociali, ancorchè in Italia siano finora perse, come i diritti gay, per egoismo, quelli delle donne e dei migranti, per altruismo, quelli dei sofferenti psichici, per dovere professionale, quelli dell'ambiente, per dovere naturale, quelli degli artisti napoletani e della relativa città conurbata, per patriottismo europeo.