C’è tempo fino al 31 gennaio per visitare la mostra dell’artista americano Peter Flaccus alla Intragallery di Napoli.

Una magnifica giornata di sole e caldo tiepido e penetrante fa da cornice all’inaugurazione del 20 novembre. Una luce limpida, di un inverno napoletano che stenta ad arrivare.
Il bel palazzo antico dall’ampia volta mi tira a sé con compassato e nobile calore, precedendo i sorrisi e la passione artistica dell’accogliente famiglia di Intragallery.
Secondo appuntamento della stagione, seconda sfida, vinta a pieni voti: Peter Flaccus e il suo ritorno a Napoli. Un ritorno ad una delle culle della civiltà. Un luogo ideale per ciò che l’artista vuole mostrare.
E mentre mi guardo attorno, persa nei colori e nell’astrattismo delle forme, macchina fotografica alla mano e obiettivo puntato, Peter arriva con aria pacatamente trafelata e con quello stordimento naturale che prende chiunque arrivi o ritorni dopo molto tempo in questa città che ti lancia addosso, letteralmente,  rumori, colori, movimenti e facce che si seguono-inseguono e sovrappongono in un caos peculiare e difficilmente imitabile.

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Messa da parte la macchina fotografica mi faccio guidare da Peter nel suo mondo e tra le sue creature che ci chiamano per essere guardate. Il caos mattutino di Napoli non ha tolto a Peter quello che deve essere il suo fare gentile e paziente, mentre mi parla con voce calma e dal tono basso.
Spiega l’encausto, la tecnica che usa per creare i suoi quadri e racconta il perché. Perché ha cominciato a usarla. E tutto  ritorna. Le parole lievi, la voce cadenzata che non ha fretta, il farsi ri-accogliere dal caos partenopeo. La lentezza e l’attesa. Bisogna aspettare, attendere, quando si decide di dipingere con questa tecnica. Non avere fretta e capire questo tempo cosa porterà, cosa contribuirà a creare. La cera che si stende e i colori che si espandono o si fermano. La lentezza che contribuisce a trasformare anche un’idea iniziale che può diventare altro nel corso della creazione.
E poi mi invita a toccare la tavola dipinta. E così vedo anche con le mani, sento la cera sotto la pelle, la diversa consistenza della superficie, come gli sprazzi di colore in rilievo di Madagasca, che colpisce immediatamente chiunque entri nella galleria, o come la superficie increspata, quasi marina, de Il golfo.

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Ma Peter mi dice che non tutte le tavole hanno la stessa consistenza e, difatti, in altre si sente e si vede (due volte) la superficie liscia, quasi la mano ci scivola sopra, perché quella è stata un’altra fase di cambiamento nel percorso dell’artista che ha capito che bisognava trasformare, stendere il colore lasciando che nulla restasse sulla “tela”.
E me lo dice come se lo avesse deciso il quadro stesso, come se fosse naturale si trasformasse così.
E anche i colori cambiano, nettamente. Dalle luci accecanti e brillanti al nero e bianco. Un contrasto netto.
Il nero del meraviglioso Dreamer autoritratto e paesaggio allo stesso tempo. E Starry Night, un turbinio di stelle in un mare scuro.
La chiacchierata è terminata, Peter mi saluta quasi solo con un cenno della testa e lentamente si allontana e ricomincia il suo giro favoloso per altri occhi che vogliono guardare e altre orecchie che vogliono ascoltare.
Io continuo a passeggiare tra le opere. Andavo di fretta, ma un po’ della lentezza e della positiva voglia di attendere ha preso anche me e decido di concedermi ancora un po’ di tempo.

 

Leggi anche Inaugurazione  “Ritorno a Napoli” di Peter Flaccus – Intragallery Napoli

info mostra

La mostra è visitabile gratuitamente fino al  31 gennaio 2015

Orari galleria
Lunedì 17.00/20.00
Da martedì a venerdì 10.30/13.30 e 17,00/20,00
Sabato 10.30/13.30
Indirizzo
Via Cavallerizza a Chiaia 57 . Napoli 80121
Recapiti
Tel. +39 081 415702
Email. info@intragallery.it

Leggi la presentazione sul sito della galleria: intragallery.it/peter-flaccus-con-ritorno-a-napoli/

A proposito dell'autore

Collaboratore

Sin dalla tenera età avevo capito che quelle piccole parole nere sul foglio bianco erano la mia passione. Così mi iscrivo alla facoltà di Lettere, coronando il sogno del “sapere umanistico”. Intanto scopro che la mia voce piace a chi mi ascolta e la presto per piccoli spettacoli e reading letterari. Scrivo su numerose riviste online e blog e fondo un'associazione culturale (I luoghi dell'anima) per cui organizzo eventi . Mi appassiono sempre più ad un altro antico amore, la fotografia, che diventa parte importante del mio tempo. Poi l'incontro con Marchese Editore, ed è “amore culturale” a prima vista. Da lì, presentazioni, reading e collaborazione al blog about M.E. Infine, per il tempo che rimane, cerco di fare al meglio il ferroviere.