Ostranenje: ruota tutto intorno a questa parola l’elegante mostra in questo locale soffuso di mistero che è Al Blu di Prussia, dove cercavo una lezione su Proust e dove incontro invece un’amica e l’opera fotografica di Maria Mulas. Il nero a specchio del pavimento mi aiuta in un ulteriore gioco di fantasia a moltiplicare quelli dell’artista, una delle più grandi ritrattiste italiane, cui affiderei volentieri il mio volto di mezza età. Ostranenje è “estraniamento” o “straniamento”, come definito in letteratura da Viktor Sklovskij, termine a me noto nelle neuroscienze, per la capacità di produrre un nuovo senso dall’accostamento di elementi inabituali. (foto di Angelo Marra) La nostra mente si annoia e riceve troppe informazioni dal mondo, così è abituata a eliminare il superfluo. Perfino le parole che state leggendo, fossero scritte a metà, come vi dimostrano alcuni giochi ottici oggi molto comuni in rete, sarebbero da voi compresi ugualmente, grazie all’abitudine del cervello di leggere e andare oltre senza guardare i dettagli. Diversamente, ignorereste un errore di stampa, se non fosse imposto esattamente sulla parola chiave, l’unica che il vostro cervello ha necessità di leggere davvero. Per interrompere l’abitudine e la noia, ecco che si accostano elementi inabituali a produrre uno straniamento, un tilt nel nostro cervello, che ci costringe a continuare la lettura o la visione, insomma, a concentrarci veramente su quello che stiamo facendo, a notare i dettagli, restando però sempre emotivamente colpiti da una sensazione profonda, appunto di estraneità di quanto percepito. Molti autori che elaborano le tecniche degli spot pubblicitari o dei film con gli effetti speciali la usano e la spiegano meglio di me, ma anche autori del passato lo avevano fatto, con minore responsabilità e con minore consapevolezza scientifica. Ostranenje è oggi un riuscito esperimento estetico che fonde un gioco agli specchi di dettagli architettonici; quindi siamo in pieno formalismo non solo tecnico, ma anche artistico, per produrre una disassuefazione completa dalla realtà che ci circonda e ci immergere in un universo completamente nuovo, quello dentro di noi, in effetti, ma che si crea grazie a quello fuori di noi costruito da Maria Mulas. Gillo Dorfles e Aldo Colonnetti lo spiegano molto meglio in “Itinerario Estetico: simbolo, mito e metafora”, ma se ne comprende l’estetica solamente con un’immersione totale nei disegni di Maurits Cornelis Escher o appunto nelle incredibili fotografie di Maria Mulas qui Al Blu di Prussia. Rendere l’abituale visione delle cose deformata portandole in contesti diversi da quelli naturali, riferisce Wikipedia, costruisce di fatto una nuova realtà che per noi diventa naturale, ma alla quale dobbiamo applicarci con maggiore attenzione, per la sorpresa, per la meraviglia, per l’incredibile bellezza che si crea insieme a questo meccanismo. Speriamo che l’incontro di un’amica o di un estraneo vi produca sempre lo stesso meraviglioso e umano fenomeno, perché è questo che crea legami e rende bello l’incontro con l’altro, magari alla prossima lezione di Giuseppe Merlino su Proust Al Blu di Prussia. info mostra Galleria Al Blu di Prussia (Napoli) – Via Gaetano Filangieri 42, 80121 Napoli. www.albludiprussia.com Sarà possibile visitare la mostra fino al 14 giugno 2014 Alcune opere in esposizione Maria Muals, Astrazione #3 Milano – Rotonda della Besana, 1972 Maria Mulas, Astrazione #1 New York, 1985 Maria Mulas, Astrazione #2 New York, 1986