Cosa accade quando la scultura perde il suo carattere statico, cui tutti siamo abituati, e diventa in se stesso movimento, conducendoci come in un vortice verso campi semantici distanti dalla realtà oggettiva? Quando l’opera d’arte perde il suo carattere di valore puramente estetico e si pone esclusivamente con valore connotativo, dando libero spazio alle nostre mille interpretazioni?

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È un concetto che indago quasi per caso e per gioco con l’incontro dell’opera di Silvano Tessarollo. Tra le numerose attività ed eventi culturali che la città partenopea offre, non si può ignorare la scultura Twister in esposizione allo Spazio Nea nel cuore del centro antico. Sono spinto, con curiosità, ad osservare l’opera dello scultore veneto, una struttura architettonica realizzata con un motore elettrico dal meccanismo “traballante”.
Mi muovo con gli occhi un po’ scettici e con la semplicità di un bambino di fronte alla fragilità di questa giostra.

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Dedicata allo Spazio Nea che lo riempie nella sua interezza, la scultura è realizzata con elementi semplici e mi rimanda con stupore, fin dal primo sguardo, alla ridente danza macabra della vita. Twister rievoca appunto il movimento girevole, vorticoso che siamo abituati a osservare di fronte a una struttura ludica. Parafrasando un famoso testo da balera, “gira, la giostra gira” fino ad ipnotizzarmi. C’è un forte richiamo ai mobiles, opera realizzata dallo scultore statunitense Alexander Calder, ma qui l’intento è solo quello di suscitare stupore e l’utilizzo dei materiali utilizzati ci offre altre chiavi di lettura.

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È un elemento scultorico semplice, con fantocci sospesi, quasi sul punto di crollare che mi induce a pensare alla fragilità e alla caducità della nostra vita e ai nostri tentativi di mantenerci sospesi, in aria, con leggerezza. Sembra un gioco in cui l’autore mi induce a partecipare, seppure a livello onirico quasi come se accompagnassi e seguissi i sogni della mia infanzia. Salire su questa giostra per poi ridiscendere a giro compiuto, quando i miei sogni saranno realizzati.

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Alla fragilità degli elementi compositivi, carta, nylon, vetro, resine si contrappone la materialità e la pesantezza che il pensiero generato nello spettatore. Un’opera, a detta dell’autore, che potrebbe implodere in se stessa e cadere da un momento all’altro.
Io intanto mi lascio travolgere dalla sua leggerezza, dalla vorticità dei suoi elementi che al semplice soffio del vento cambiano di posizione.
Ad arricchire l’esposizione, ci sono elementi antropomorfici sospesi su panche di resina, di difficile identificazione. Forse occhi, forse animali che sembrano osservarmi beffardemente, mentre io mi muovo tra questi spazi, quasi a deridere l’apparente semplicità narrativa della struttura, da cui riesco a carpire un messaggio molto più profondo. Un monito, forse, a non lasciarmi trasportare dalla leggerezza degli eventi e dai nostri sogni. Prima o poi potrebbero crollare.

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info mostra

Fino al 29 novembre

Spazio NEA Gallery
Via Costantinopoli 53 / Piazza Bellini – Napoli

http://www.spazionea.it/

A proposito dell'autore

Giancarlo Napolitano si è laureato in lingue e letterature straniere presso la facoltà di lingue dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, discutendo una tesi letteraria di natura sperimentale sugli spazi e i tempi nell'Assommoir di Emile Zola, rivisitando il romanzo in chiave psicanalitica. Ha sempre nutrito un vivo interesse per l'arte, in particolare per quella rinascimentale. Vive da anni a Londra e ha potuto coltivare questa passione con continue visite alla National gallery che ha sempre considerato come una sua seconda dimora. Di carettere inquisitivo si interroga sulle opere degli artisti, continuo assertore del progresso, vede in ogni opera contemporanea un ponte con il passato con il quale rapportare ogni sua esperienza quotidiana.