Gerardo non ci aspetta, lo sappiamo, il tempo è instabile e la sua voce da femminiello deve divertire i convenuti, nell’angolo più remoto della festa della Madonna delle Galline di Pagani. Eppure arriviamo, truppa maldestra, Alessia, che farà le riprese, Nietta con i suoi ninnoli arcobaleno, Luigi, romano, stupito della tradizione popolare che da pagana, a Pagani, diventa cristiana, da una parte, con pretese turistiche dall’altra, almeno una volta l’anno. La vera sorpresa, mentre ballo e suono le nacchere della tradizione spagnola, è la galleria Baccaro, modernissima, dentro le stalle di un casale classico, rinnovato di rosso pompeiano, la cui scala esterna verso il piano abitato è raddoppiata da una scala interna più comoda. La luce della mostra d’arte mi attrae mentre le prime gocce interrompono la tammurriata di Gerardo Amarante e degli Spaccapaese e raffreddano le “carcioffole arrustute” tradizionali. Mi attendono inaspettate le opere materiche di Mimmo Padovano, orgogliosamente migrato a Genova, dove ha fatto migliore fortuna, che ritorna nel suo paese alle falde dei Monti Lattari con queste opere cilestri, come il fondo del mare, e beiges, come le terre degli scavi archeologici. Tra millenni ritroveranno il suo Coefficiente Artistico Personale, quel numero a cinque cifre che è appunto il CAP di Pagani, materia cartellonistica che diventa arte tridimensionale, insieme alle conchiglie di gasteropodi elicoidali, falliche, ed alle uova di sabbia gelatinosa, ad anello vaginale ancestrale, di altri molluschi marini. Opere razionali, sensuali, contenute, orgogliose, che riempiono lo spazio di questa galleria di periferia, che si propone come spazio culturale moderno, per unire la tradizione e il futuro della nostra terra. La cultura moderna a Pagani non rappresenta ancora un “tosello” storico, come quello secolare di via Lamia, dea pagana, propriamente madre della sibilla, quella che suggerì ai romani di officiare contro Annibale, direttamente al centro dell’urbe, il rito della Dea Cibele, matàr kubeléya, madre montagna, con il suo idolo. Immaginate voi a Roma questo meteorite proveniente dalla Frigia, attualmente in Turchia, accompagnato dai suoi sacerdoti, o meglio sacerdotesse, tutti effeminati, omosessuali o castrati, coloratissimi come le donne indiane, profumatissimi da spezie orientali, truccati pesantemente, come egiziani, suonare e ballare antiche tammorre e Lai greci, arricchiti di ninnoli dorati eccessivi, come i persiani. Scipione l’Africano, fondatore emerito di Pagani, vinse appunto su Annibale, e questo borgo, protetto dal castello normanno di Nocera, nacque forse sulla tradizionale memoria di quell’evento. I contadini, unica ragione dell’economia di questo Comune, festeggiano ancora oggi carciofi e agrumi, invitando in ogni cortile storico la Madonna delle Galline ad ammirare appunto un “tosello”, un baldacchino trash, un esperimento barocco, molto ispanico, come le nacchere, che ritroviamo identico in tutto il centro e sud america, arricchito da plastica e neon, ceri di Padre Pio e foto storiche, broccati nuziali e tende di acrilico, colombe, uova e galline, ma soprattutto fiori manifestamente fallici come le Calle e gli Anthurium. Anche nel santuario oltre al quadro della Madonna Nera, una delle sette madonne nere, delle sei sorelle, della tradizione pagana Campana, ci sono solo Calle ed Anthurium ad adornare il tabernacolo e la statua barocca imparruccata da folti riccioli castani e vestita di carminio, ori e ricami ripetuti ad arte. Nulla toglie che l’esperimento della galleria Baccaro e la voce di Gerardo non potranno rappresentare il futuro rinnovato di questa tradizione, che rischia di essere schiacciata dal folklore e dal mercatino di merci contraffatte o cinesi che invadono l’asse principale di Pagani. Sicuramente Mimmo Padovano si integra in questo esperimento e ci propone questa elegante trasformazione della materia tradizionale e campanilista. info mostra Personale di Mimmo Padovano A Pagani fino al 30 Aprile Galleria Baccaro ART Via del Carmine 65, Pagani