Fare un corto / quarto giorno Chiara Reale, redattrice di RACNA Magazine, ci racconta con la curiosità del giornalista e lo sguardo leggero e incantato del profano, il quarto giorno di realizzazione del cortometraggio “Lo Stampatore” realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Siamo a più di metà del percorso e il set prende forma, tra scenografie, luci e design degli interni… Foto di scena di Alessandra Bonolis Appena varcata la soglia del teatro dell’Accademia vedo ergersi la ricostruzione di un miniappartamento. Appartamento è forse un termine inappropriato: in realtà sono state ricostruite tre pareti di soggiorno e due di camera da letto, resi comunicanti attraverso una porta, dal sapiente lavoro dei ragazzi del corso di scenografia del professore Renato Lori. Al posto del tetto, assente, luci e riflettori sapientemente orientati a creare i chiaro-scuri del “mago della luce” Cesare Accetta. Foto di Alessandra Troiano Mi avvicino a questa “scatola” in compensato e infilo la testa attraverso una finestra. I due ambienti sono arredati alla perfezione: carta da parati verde menta alle pareti, lampade art déco e tappezzerie a fiori e foglie da campagna inglese. Disegno di Mary Cinque Mary Cinque – foto di Alessandra Troiano Scorgo i due attori protagonisti, Dafne Rapuano e Salvatore Cantalupo, pronti per il prossimo ciak. Stefano Incerti dà ordine di sgomberare la scena, il fonico zittisce tutti, gli attori prendono posizione. Azione! Osserviamo i due attori muoversi nella casa, Salvatore accomodarsi sul divano, Dafne prendere posto accanto a lui. Poi lei si alza, gli si pone davanti e si spoglia. È strano, o almeno lo è per me che non frequento i set cinematografici, osservare persone fare cose che comunemente si fanno quando non ti vede nessuno. E la bravura dell’attore sta proprio in questo: nel fare in modo che sembri proprio come se non ti vedesse nessuno. Foto di Alessandra Bonolis I cento occhi di noi, lì intorno, non scalfiscono minimamente l’intensità dell’azione scenica, l’intensità dei loro sguardi intrecciati ricrea virtualmente le pareti che mancano, formate in realtà solo dai nostri occhi. In questa specie di casa di bambole sembra davvero che ci siano solo loro. Disegno di Mary Cinque e foto di Andrea Esposito