Da Eugenio Tibaldi al Festival del bacio: a Napoli i segnali di un nuovo sentire collettivo Pasquale Ruocco 30 Gennaio 2016 News 30 studenti, 100 km di vicoli percorsi entro un’area di 4 kmq, 20.000 immagini scattate per 5 grandi opere: questi i numeri di Questione d’appartenenza, il progetto realizzato da Eugenio Tibaldi in collaborazione con il Liceo-Ginnasio Giambattista Vico di Napoli, a cura di Fabrizio Tramontano. Un’occasione per riflettere su nuove forme di cultura e condivisione a Napoli. Tubi di diverso formato e misura, di plastica o metallo, bianchi o arancioni, attraversano in lungo e in largo le facciate dei palazzi e dei condomini della città, intrecciandosi al groviglio di ‘liane’ elettriche su cui, dalla giungla di antenne e parabole che prospera lussureggiante sulle soffitte, scorre il segnale della tv. A guardarli bene, viene fuori una sorta di mappa, simile a quelle realizzate per la metropolitana, che si muove tra finestre in alluminio anodizzato e porte blindate; vasi che custodiscono aliene presenze vegetali più o meno curate; stendibiancheria; piccoli ripostigli ricavati sui balconi; edicole votive che custodiscono Madonne kitsch illuminate da neon rosa o azzurri e improvvisati ‘garage’ in lamiera di fiberglass; caldaie, condizionatori e cappe di ristoranti che mescolano all’aria il profumo della pizza e l’olezzo ambiguo, nauseante e invitante al contempo, del fritto; ancora cassette delle posta, necrologi e graffiti. Sono questi gli elementi, soluzioni architettonico-decorative-comunicative, tipiche di un abitare informale/infernale, come lo definisce Fabrizio Tramontano, che contraddistinguono i quartieri popolari di Napoli, il Centro Storico, i Quartieri Spagnoli con i suoi ‘bassi’, di cui si compongono i cinque ‘arazzi’ realizzati da Eugenio Tibaldi, in collaborazione con il gruppo di studenti del Liceo Gianbattista Vico di Napoli, che tra il 26 febbraio e il 30 aprile del 2015 partecipò al workshop diretto dall’artista. Gli studenti sono stati invitati a osservare e riprodurre fotograficamente, ricorrendo allo smartphone, gli elementi che compongono i fronti stradali, gli spazi ad essi pertinenti, gli avvenimenti e le relazioni che li animano, diretti a osservare come abitare– parafrasando Heidegger – sia principalmente un problema di identità, una questione di appartenenza appunto. Una linea di ricerca – spiegano l’artista e il curatore in occasione della recente presentazione al Museo Madre – che ha coinvolto anche i docenti in una deriva situazionista nel Centro Storico della città, volta alla costruzione di una sorta di atlante, di una psicogeografia dei luoghi della città, che Eugenio Tibaldi non indugia a definire “futura, informale e ingeografica […] sempre infedele a se stessa, irrispettosa e geniale, affamata, presuntuosa […] inafferabile”. Prospettiva questa lungo la quale tra gli anni Sessanta e Settanta si muovevano, anche se con presupposti e modalità diverse, alcune delle più significative esperienze partenopee – per fare qualche esempio, dall’Università di strada di Riccardo Dalisi all’Humor Power Ambulante, dal Gruppo P.66 al gruppo Salerno ’75 – e verso la quale oggi si dirigono diverse e giovani realtà attive sul territorio partenopeo e campano. Al di là, infatti, delle implicazioni concettuali che sottendono il lavoro di Eugenio Tibaldi e delle possibili e auspicabili riflessioni riguardo le politiche sulla casa e sullo sviluppo urbanistico della città, l’esperienza dell’artista piemontese, da anni ormai attivo a Napoli, porta a guardare con ottimismo al lavoro di artisti, architetti, urbanisti associazioni, individui o gruppi capaci di muoversi tra scuola, museo, università, amministrazioni locali, con l’intento di metter in atto nuove modalità di relazione, nuove forme di conoscenza e fruizione dei processi culturali. Oltre al lavoro di artisti come Bianco -Valente, Gian Maria Tosatti, Kaf&Cyop, si muove infatti una costellazione di forze che, privilegiando processi derivanti dal basso, aprono alla necessità di immaginare processi artistici e culturali orizzontali, capaci cioè di stimolare un ampliamento della platea, riconoscendo nella relazione lo strumento principale di sensibilizzazione e attivazione di connessioni. A processi di progettazione partecipata e rigenerazione urbana si rifanno il Laboratorio IAMM, gruppo di giovanissimi architetti attivi nella provincia salernitana, responsabili del progetto Endogenesi, e all’agenzia informale di sviluppo locale Aste&Nodi, di cui si ricordano il progetto Nomicosecittà in collaborazione con l’artista Mary Cinque, I Love Porta Capuana ed e/co Cilento. L’esperienza del collettivo di lavoratrici e lavoratori dell’arte, della cultura e dello spettacolo la Balena, invece, conduce alla rivitalizzazione di uno spazio pubblico come l’ex-asilo Filangeri, occupato, visto l’evidente fallimento del Forum delle culture del 2012, e aperto a una pratica di gestione condivisa e partecipata della produzione culturale, in particolare, organizzando assemblee, residenze artistiche, laboratori di teatro, musica, danza, proiezioni, concerti e mostre. Penso, ancora, al Festival del Bacio concepito nel 2012, nell’ambito del corso Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti, come opera d’arte diffusa, che vive e si compone delle relazioni che contraddistinguono l’intricato tessuto storico-culturale di Napoli; nonché e Cleanap, iniziativa nata nel 2011 come proposta di performance socialmente utile, basata su eventi di creatività urbana partecipativa e volontaria. Si tratta, sinteticamente, del maturare di nuove e rigeneranti pratiche artistiche e culturali desiderose di una maggiore interazione con il pubblico e di un sostanziale coinvolgimento nei piani strategici della città (del resto, se l’Italia è pensata come un immenso museo all’aperto o come eccezionale giacimento culturale, lo si deve a secoli di interazione tra attori culturali e forze politiche e amministrative) vista, prima ancora che come insieme di infrastrutture materiali, come luogo dell’esistenza, stratificazione di storie, di memorie e di sentimenti, rete di relazioni e scenario di conflitti, mettendo in atto forme di responsabilità civile, basate su concetti, fondamentali per il nostro futuro, quali comunità e condivisione. linkografia http://eugeniotibaldi.wix.com/lo-sguardo-laterale#!chi-siamo2/c1swh http://www.mediaintegrati.it/festivaldelbacio/ http://www.asteenodi.com https://www.facebook.com/laboratorioiamm http://www.cleanap.org http://www.exasilofilangieri.it http://www.racnamagazine.it/questione-di-appartenenza-eugenio-tibaldi-6191-2/ http://www.racnamagazine.it/raccontare-immaginare-reinventare-gli-spazi-urbani-la-citta-inaugura-artelinguaggi-geografie-della-creativita/