Di Spalletti mi aveva già colpito un’opera vista con la luce del tramonto a Parigi e mentre raggiungevo l’inaugurazione della mostra al Madre cercavo di ricordare le emozioni provate al Pompidou, mentre il sole calava. Il titolo di quell’opera mi sfugge ma ricordo le forme e il colore di alcuni particolari: volumi che sembravano casette col tetto spiovente. Più che casette assomigliavano alle cabine da spiaggia, come quelle bianche e azzurre viste con Deborah sul lungomare di Napoli. E poi l’azzurro di Spalletti…non capivo perché mi emozionava quel colore semplicissimo, simile ad un pastello, che però sembrava muoversi assieme al mio cuore, prima addolcito e poi stretto da un po’ di languore, dal blu della notte che cominciava a posarsi sui tetti parigini.

Blu notte è il colore del filo di cielo che scorgo tra i palazzi del vicoletto, di fronte all’arco d’entrata del Madre. Aspetto qualcuno che non arriva e decido di entrare. Prima di salire le scale incrocio Chiara che comincia a parlare e parla tantissimo. Chiara parla due volte, con la bocca e con gli occhi e stranamente mi sembra di riuscire a leggere contemporaneamente entrambi i linguaggi. Mi consiglia di ritornare di giorno per rivedere le opere con la luce naturale e penso che abbia ragione. Chiara somiglia un poco alle opere di Spalletti, le quali, mi comunicano energia e pace, sembrano provenire da un altro mondo, un mondo di lontano, eppure mi ricordano qualcosa del mio, di mio.

Le opere di Spalletti necessariamente si percepiscono e si sentono in molteplici modi e l’artista, elaborando forme così solide e semplici, sembra volerci aiutare. Le opere stesse tendono a staccarsi dalle pareti e a venirci incontro. Le due tavole orizzontali, una azzurra e una più chiara, che compongono Orizzonte mi danno questa impressione: quella posta in basso sembra sporgere un pochino rispetto all’altra, e assieme creano delle ombre che mi fanno viaggiare con la mente, proprio come se stessi osservando una reale linea d’orizzonte sul mare e sembrano muoversi. Le due tavole, poste verticalmente, che compongono Stanza che accoglie e restituisce, mi ricordano una porta che ora si apre e ora si chiude. I battenti sembrano mossi da un’aria delicata che viene da lontano ma che allo stesso tempo è pregna di presenze familiari.

In Baci, due tavole, che sembrano essere dello stesso colore, si sovrappongono ma hanno modanature differenti che mi fanno pensare con un sorriso a due bocche diverse che cercano di unirsi. La Colonna di colore posta vicino ad una finestra mi fa venire voglia di interagire con essa. Mi ci appoggerei a pensare, mi piacerebbe osservarne l’ombra nelle diverse ore della giornata.

Il colore delle opere presenti alla mostra (l’azzurro e il rosa in particolare), da lontano risulta uniforme e compatto ma da vicino rivela come delle venature, una stratificazione che sicuramente contribuisce a dare il senso del movimento, un movimento non solo fisico ma anche emotivo. Un colore straordinario ed efficace, anche nelle opere in cui è presente qualche traccia legata al figurativo, come in Senza titolo (montagna riflessa) o in La bella addormentata.

Alla fine del percorso rielaboro le mostre viste ultimamente al Madre: ripenso all’eccessiva sperimentazione di Timoney e al suo disorientamento estetico, ripenso alla follia di Pisani e ai suoi abissi, giungendo a Spalletti che sembra riazzerare tutto, depurando la realtà e, di riflesso, il mondo dell’arte.

Info Mostra

Ettore Spalletti

Un giorno così bianco, così bianco

13.04 — 18.08.14

“Il colore, come si sposta, occupa lo spazio e noi entriamo. Non v’è più la cornice che delimitava lo spazio. Togliendola, il colore assume lo spazio e invade lo spazio. E quando questa cosa riesce, è miracolosa”.
(Ettore Spalletti, 2006)
a cura di Danilo Eccher, Anna Mattirolo, Andrea Viliani e Alessandro Rabottini
Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato 10.00 ⋅ 19.30 — Domenica 10.00 ⋅ 20.00
La biglietteria chiude un’ora prima / Martedì chiuso / Lunedì ingresso gratuito

A proposito dell'autore

Collaboratore

Laureato in lettere, indirizzo storico-artistico e dei beni culturali, con tesi sul rapporto tra letteratura e fotografia, attualmente professore di italiano e storia in un itc. Appassionato di fotografia cinema e di Mario Bros., di bonsai e tartarughe di terra, di giochi da tavolo e cioccolato. Potenziale accumulatore seriale.