Doppia personale da Artiaco: Omaggio a Carlo Alfano e Marcobaleno di Marco Neri Giovanni Cardone 27 Novembre 2014 News Si è inaugurata sabato 22 novembre (fino al 10 gennaio 2015) presso la Galleria Alfonso Artiaco l’esposizione dedicata a Carlo Alfano e la mostra personale di Marco Neri. Carlo Alfano è un artista del dubbio, della domanda, del rimando a qualcos’altro di mai definito perché, come dice Flavia Alfano: “ Un segno concluso è la certezza ed io non so cosa dovrei narrare a me o gli altri”. Dalla fine degli anni ’50, Alfano inizia il suo discorso pittorico che sarà “preistoria di suggestioni e concetti che riaffioreranno, con altri segni e altre immagini, in tutto il suo lavoro successivo”. La pittura è stata per lui un’esperienza privata, un teatro dell’intelligenza, memoria e racconto, dove il letterario e il visivo, la scrittura e l’immagine, la voce e la struttura formale creano slittamenti continui fra i diversi livelli di questi sistemi. La serie degli “autoritratti anonimi”, iniziata nel 1969 e continuata ininterrottamente dall’artista fino alla sua morte, pone al centro della propria indagine la componente temporale della percezione e spinge alle estreme conseguenze la sua ricerca, tesa a indagare le ragioni interne alla rappresentazione, avvalendosi di un continuo approfondimento fenomenologico e conoscitivo ispirato da interessi letterari e filosofico-antropologici che spaziano da Shakespeare a Cervantes, da Proust a Joyce a, su tutti, Michel Foucault. Gli autoritratti, costituiti da frammenti di suoni, pause e scansioni di tempo riportati sulla tela, come in una partitura, sono costruiti rappresentando in scrittura lo scorrere del tempo che l’artista vive in prima persona, i suoni e le frasi che ascolta o legge, i pensieri che sopraggiungono nella sua mente. Ogni capoverso scandisce un momento successivo in cui l’artista è ritornato sull’opera. Carlo Alfano “Untitled” 1979 Questo modo di concepire il ritratto pittorico come un “ritratto interiore” consente all’osservatore di immedesimarsi nell’opera e di vivere a sua volta (leggendola sulla tela) la porzione di tempo vissuta dall’artista. “L’archivio, la nominazione, la distanza della rappresentazione, il ritratto, l’autoritratto frammentato e anonimo” come sottolinea Angelo Trimarco “divengono, così, i luoghi del suo lavoro, la scena sulla quale mettere alla prova le nozioni sovrane del soggetto, della somiglianza, della temporalità. L’autoritratto è, poi, di questo spazio una figura cruciale per riflettere sulla pratica della pittura, sulla sua stessa possibilità; al di là del soggetto l’autore che le conferisce pienezza di senso”. La realtà del quadro offre dunque una lettura aperta di spazio e tempo, mentre la coesistenza sincronica di eventi contemporanei si pone come speculare al nostro spazio/tempo presente. Alfano invita a prendere atto degli spazi del silenzio, a entrare nel meccanismo della rifrangenza e nell’implicita qualità riflessiva dell’opera. In Frammenti di un autoritratto anonimo n. 31 (1972) il monocromo nero detta le condizioni di uno spazio anonimo speculativo, non legato a specifiche contingenze fisiche, dove i frammenti temporali uguali e con brevi annotazioni sono reiterati su tutta la superficie, senza che avvenga nessuna relazione tra le sequenze. Afferma Carlo Alfano: “Io adopero in un modo convenzionale di scrivere il tempo mediante una linea numerica progressiva orizzontale, secondo una linearità che va da 1 a 2. Queste serie lineari sono interrotte, secondo la struttura generale del senso che voglio dare al quadro, da brevi frasi, da vuoti e da silenzi. Il senso di ogni frammento non è di comunicare una serie di concetti compiuti o di una linearità del tempo; mi interessa cogliere del tempo le sue circolarità, i suoi arresti, le sue velocità. Tra le unità dei secondi (il segno che ho scelto per indicare il tempo) mi interessa il lento affacciarsi della parola, le tensioni delle sue regole, i conflitti e le esclusioni dei suoi movimenti soggettivi, prima che la parola raggiunga quella pienezza che riempirà il silenzio”. Opera di Marco Neri Mentre la personale dell’artista Marco Neri Marcobaleno è una raccolta, una selezione di opere per lo più inedite, a partire dal 2007, attraverso i quali l’artista ha continuato a confrontarsi con la pittura e le sue diverse tecniche: dalla tempera su carta fatta a mano all’acrilico su lino o su tavola, dal collage ai polittici di tele assemblate insieme per formare paesaggi urbani e immaginari in terza dimensione, come avviene nell’opera Retaggio Italiano del 2014. In questi ultimi lavori, infatti, l’artista spinge la rappresentazione pittorica al suo possibile estremo, quasi al limite con la scultura, utilizzando anche materiali lontanissimi dalla pittura per sondarne la possibilità espressive nella bidimensionalità, proprio come fossero carta o colore. Il titolo della mostra, Marcobaleno, è un calembour realizzato a partire dal suo nome e rimanda al numero (i colori dell’arcobaleno) del lasso di tempo a cui le opere si riferiscono, ovvero sette anni: un periodo vissuto dall’artista come una sorta di spettro cromatico, di arcobaleno appunto, dove al posto dei colori compaiono i diversi linguaggi espressivi che sanno diventare metafore e riflessioni, osservazioni e sintesi, atte a mostrare ancora una volta le potenzialità della pittura. La gamma cromatica, così come quella formale, ancora una volta sono ridotte al minimo per ampliarne al massimo le possibilità visive ed espressive, risultando, però, tanto più ampie quanto più essenziali. La modalità operativa di estrema sintesi negli anni ha caratterizzato il lavoro di Marco Neri e ha saputo dar luce a numerose e diverse serie di quadri, oggi note al pubblico, che nelle loro ramificazioni sono il vero motore di una pittura dove ogni contrapposizione novecentesca tra astrazione e figurazione e’ stata superata. bio artisti Carlo Alfano pittore italiano (Napoli 1932-1990). Si distinse per una ricerca artistica continua e rigorosa e uno stile inquieto e originale non assimilabile a nessuna precisa corrente della seconda metà del sec. XX. Oltre a frequenti personali alla Galleria Lucio Amelio di Napoli, partecipò alle più importanti mostre collettive del suo tempo suscitando ampio dibattito di critica. Grande attenzione è data, per esempio, al suo lavoro Delle distanze della rappresentazione, presentato per la prima volta a Roma nell’ambito della mostra “Vitalità del negativo nell’Arte Italiana 1960/70” (1970, Palazzo delle Esposizioni) dove la caduta ritmica di una goccia d’acqua in una vasca situata nella penombra di una stanza, amplificava la suggestione di un rito in un alternarsi di causa-effetto. Alfano ha elaborato il passaggio dall’indagine sui meccanismi visivi e sull’alterazione della percezione spaziale alla ricerca sulla dimensione temporale della rappresentazione. Opera cruciale in tal senso è Archivio delle nominazioni 1969-74: una cornice metallica è il luogo dove si apre una raffigurazione temporale, sonora e verbale insieme, grazie a un nastro magnetico che fende lo spazio scandendo i secondi, le parole e i silenzi dei diversi autoritratti. Dalla metà degli anni Settanta l’artista ha lavorato a lungo su due opere di CaravaggioVocazione di San Matteo e Narciso dando vita a due cicli di cui fanno parte quadri come Dalla vocazione al giocatore (1977) e Eco (1976). Nel decennio 1980-90 la ricerca di Alfano ha accentuato i toni intimistici ed esistenziali con lavori di profondo lirismo come Luce-grigio, presentata nel 1982, anno della sua realizzazione, alla XL Biennale di Venezia fino ad arrivare a una delle ultime opere Camera n.1 (1987), ora donazione Alfano-d’Amora al Museo Nazionale di Capodimonte della sua città natale. Nell’aprile del 2001 si è tenuta a Napoli, negli spazi di Castel dell’Ovo, una grande retrospettiva con 70 opere. Marco Neri nato nel 1968 a Forlì, vive e lavora a Torriana, piccolo paese in provincia di Rimini. Diplomato all’Istituto d’Arte di Forlì e all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1991, inizia ad esporre alla fine degli anni ‘80. Fin dagli esordi l’atteggiamento dell’artista è marcatamente improntato al recupero della pittura. E’ lì che la sua ricerca fonda le radici, in quella pittura tradizionale che da sempre vive in relazione al proprio panorama visivo originario. Autori quali Sironi, Morandi o Guidi lo spronano in questo rapporto con ciò che li circonda, e nella ricerca di Neri – figlia del proprio tempo – si raggiunge un livello altrettanto profondo, dal carattere marcatamente concettuale; ma anche Giotto, Masaccio e Paolo Uccello, nella tendenza all’equilibrio, all’uso frequente di alcuni oggetti, che si traduce nel quadro ad un’attenzione a soffermarsi sul momento. La sua italianità si manifesta in una moderna coscienza artistica, tesa non a riprodurre gli oggetti, ma a rappresentarli come metafora di luce, spazio, corpi e tempo. Immagini atemporali, che si uniscono nell’abbraccio arcaico tra materia e spirito. Marco Neri è uno dei pochi artisti italiani contemporanei che, dallo strumento antico e fondamentale della pittura, continua a estrarre nuove gemme. Attraverso un processo di sottrazione delle impurità e delle ridondanze, verso una sobrietà che non giunge mai alla freddezza, l’artista fa del dipingere un costante processo di ricerca linguistica. Negli ultimi anni l’artista riminese si è infatti ritagliato un posto di rilievo all’interno di quella élite non assoggettata al fascino vacuo della tecnologia. Lavorando con una tavolozza ridotta e riducendo il medium alla tempera, secondo il suo punto di vista, mezzo più introverso e meno seducentemente virtuoso dell’olio, realizza delle vere e proprie serie, traendo ispirazione sia localmente (il paesaggio della Romagna, appartamenti modernisti lungo la costa Adriatica) sia globalmente (bandiere del mondo, aeroporti). Ma indipendentemente dal medium utilizzato, i suoi lavori sono costituiti da linee e volumi geometrici immediatamente riconoscibili, unità elementari primarie, monolitiche, che determinano elementi ricorrenti organizzati in strutture visive che ritornano periodicamente all’interno dei vari cicli pittorici dell’artista. Marco Neri guida il suo sguardo attraverso temi quali l’architettura, il paesaggio e il ritratto; e fatta eccezione per i dipinti delle bandiere e per una prima serie di ritratti basati su fotografie, i lavori sono dipinti a memoria, senza ricorrere a studi preparatori o ad immagini. La sua arte è infatti quasi completamente libera da riferimenti alla fotografia, ai video, all’animazione, alla pubblicità ed altri indicatori standard di contemporaneità. Di primaria importanza per Neri è il tocco della mano, l’affermazione della pittura come espressione manuale di idee. Assorbito dalla storia dell’arte, egli evita nostalgia e cinismo, sebbene l’ironia sia espressa nel doppio significato di un titolo o nel godimento delle ambiguità della forma: frequenze alternanti, per esempio, potrebbero richiamare le stecche di una persiana, i dorsi dei libri, o righe di testo cancellate su una pagina stampata. La sua recente evoluzione verso una maggiore astrazione ha più a che fare con il raggiungimento dell’ordine sottostante delle cose che con l’imposizione di un sistema predeterminato. In un periodo in cui la sua generazione cerca di suscitare scalpore in tutto il mondo attraverso installazioni e videoclip, Marco Neri si affida alla sostanza poetica ed alle qualità etiche della pittura. Evita le tecniche volutamente raffinate, prediligendo come materiali i colori murali o le tempere; preso singolarmente, un quadro può apparire anche privo di qualsiasi spettacolarità, valorizzandosi invece nel ritmo pulsante della serie. Partecipa successivamente a numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali “Intercity Uno”(*) alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia (1990), “Cambio di guardia”(*) allo Studio d’Arte Cannaviello di Milano (1995), “Martiri e Santi”(*) alla Galleria L’Attico di Roma (1996) e “Pittura”(*) al Castello di Rivara di Torino (1997). Seguono “Figuration”(*) al Rupertinum Museum di Salisburgo e al Museion di Bolzano (1999/2000), “Futurama”(*) al Centro per l’Arte Contemporanea L.Pecci di Prato (2000) e “Premio Michetti – Differenti prospettive in Pittura”(*) al Museo F.P.Michetti di Francavilla (2000). Nel 2001 tiene una personale (con A.Salvino) allo “Spazio Aperto”(*) della Galleria d’Arte Moderna di Bologna e nello stesso anno, su invito di Harald Szeemann, partecipa alla 49° Edizione della Biennale di Venezia “Platea dell’Umanità”(*). Tra le principali mostre personali si ricordano: “Rinverdire il classico”(*) e “Sostenere lo sguardo”(*) alla Galleria Fabjbasaglia di Rimini (rispettivamente nel 1995 e 1998); “Skyline”(*) alla Galleria Haus-Schneider di Karlsruhe (1998); “Windows 99” alla Galleria dell’Immagine dei Musei Comunali di Rimini (1999); “Come into my room” alla Galleria Hilger/Artlab di Vienna (2000); “Io spazio” alla Galleria Alberto Peola di Torino (2002); “Malerei”(*) al DiözesanMuseum di Monaco di Baviera (2002); “Mirabilandia + Biblioteca Persiana”(*) al Museo dell’Arredo Contemporaneo di Russi, Ravenna (2003); “Nessun Dogma”(*) alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena (2004); “Mars Black” alla Lucas Schoormans Gallery di New York (2006); “Omissis”(*) al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2006); “Homelife”(*) alla Galleria Fabjbasaglia di Rimini (2008); “Underworld” alla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli (2010); “Giardini” alla Galleria Pack di Milano (2011); “Passante incrociato”(*) al Centro Arti Visive della Fondazione Pescheria di Pesaro (2012). info mostra Galleria Alfonso Artiaco Carlo Alfano e Marco Neri dal 22 novembre 2014 al 10 gennaio 2015 Piazzetta Nilo, 7 (Palazzo Principe Raimondo De Sangro) – Napoli Orario: lunedì al sabato dalle ore 10.00 alle 20.00