HomeI ProtagonistiGalleristiDino Morra: Mappare e dare valore alla contemporaneità Antimo Puca 8 Maggio 2014 Galleristi, Luoghi, Napoli Intervista a Dino Morra della galleria Dino Morra Arte Contemporanea, in attesa della personale di Francesco Bertelé, from my studio to my studio. Tra (in)finite possibilità lei ad un certo punto ha deciso di aprire una galleria d’arte a Napoli. Perché e come in lei è maturata questa scelta? Il progetto artistico della galleria nasce nel 2011 con la chiara vocazione di dedicarsi alla promozione, alla crescita e alla valorizzazione della giovane arte di ricerca contemporanea. Ci siamo posti come obiettivo primario quello di porre in essere una programmazione regolare e ben ponderata che riuscisse a offrire una visione altamente sperimentale delle proposte artistiche in mostra, realizzate attraverso il compimento di progetti sempre legati al site-specific. Ciascun progetto espositivo concepito, sia esso in galleria o in fiera, è realizzato appositamente per gli spazi ospitanti ed è sostenuto da una progettazione curatoriale e critica affidata a giovani storici dell’arte. A partire da una mappatura della realtà artistica legata al territorio, la galleria ha poi affidato le proprie proposte culturali a giovani artisti nazionali e internazionali. Credo sia la passione, il sentimento filo conduttore di tutta l’esperienza vissuta in questi primi due anni e mezzo di attività della galleria. Passione nel lavorare di concerto, nel prendere decisioni, nel valutare le scelte migliori. Un progetto costruito passo dopo passo con la cura e la voglia di far bene e di puntare sulla ricerca autentica e sulla professionalità. Un percorso breve ma ricco di contenuti condiviso con Anna Clemente, mia moglie, occhio critico e attenta osservatrice, capace in poco tempo di acquisire competenze e diventare partner ideale per confronti e scelte definitive. Un ringraziamento particolare mi sento di concederlo a Chiara Pirozzi, giovane critica d’arte, curatrice di tutte le mostre del nostro primo anno di attività e con la quale condividiamo ancora parte del nostro progetto. Ritengo che questo sentimento di passione, la qualità della proposta e la collaborazione con giovani artisti napoletani siano stai molto apprezzati dalla città e dai suoi appassionati. Abbiamo sempre ricevuto molto seguito e molto incoraggiamento, anche i collezionisti ci hanno sempre sostenuto, alcuni di loro dopo una prima fase di studio e di scetticismo si sono avvicinati alla galleria apprezzando con continuità la nostra proposta. Napoli: il suo rapporto con la città, la sua galleria in rapporto con la città. Quali difficoltà e quali potenzialità? Il rapporto con Napoli, che considero la mia città, è inscindibile. Napoli è una città riconosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza, per la sua storia, per le sue infinite contraddizioni, una città in grado di regalare molte opportunità, ma queste necessitano di essere alimentate quotidianamente con sagacia, pazienza e sacrificio, per poi ricevere le giuste soddisfazioni. E poi Napoli è riconosciuta una capitale dell’arte contemporanea, il lavoro svolto dai grandi galleristi del passato e del presente, dai musei, dalle fondazioni hanno generato interesse da parte degli addetti ai lavori e dai collezionisti di tutto il mondo. Per noi fare attività su Napoli diventava quasi un obbligo e riuscire a fare parte del circuito dell’arte contemporanea napoletana è stato motivo di orgoglio. Fiuto per un affare, emozione, la scoperta di un linguaggio o di un punto di vista inedito e attuale, come sceglie le opere che poi accoglie nella sua galleria? Quando abbiamo tracciato le linee guida del nostro progetto è stato necessario scandagliare le proposte dei giovani artisti nazionali, ne abbiamo conosciuti molti e la scelta spesso è caduta su coloro che usavano l’arte come ragione di vita e su coloro che avevano voglia di sperimentare e confrontarsi sulla ricerca di nuovi linguaggi e tematiche. Come gallerista, qual è il ricordo più bello? L’apertura della galleria di Vico Belledonne è stato sicuramente un momento forte e pieno di suggestioni. Già il giorno dell’inaugurazione ci rendemmo conto che la nostra, seppur breve storia, stava cambiando, inaugurammo con la mostra di Mary Zygouri il nostro primo artista straniero, gli apprezzamenti ed il sostegno del mondo dell’arte napoletana ed oltre, fu totale. Da quel momento sentimmo la responsabilità e l’esigenza di continuare a proporre un progetto sempre più ambizioso e di qualità. Ultima domanda: tre aggettivi per descrivere la personale di Bertelé? Installativa, meticolosa, eremitica.