Siamo pronti a un viaggio dentro noi stessi? Siamo pronti a vederci in faccia e a relazionare con le nostre parti peggiori? L’Accademia di Belle Arti di Napoli ha presentato lo scorso 22 maggio il lavoro di Cristina Nuñez, The self-portrait experience,una storia drammatica alle spalle, una grande abilità personale a carpire l’attenzione e restare al centro della scena, garantita da una lunga e travagliata esperienza iniziata con le piccole invidie in una famiglia di militari franchisti, che lei subito rigettò politicamente. “L’esperienza del dolore è necessaria”, ci spiega anche la Direttrice dell’Accademia Aurora Spinosa, che conta di superare l’attuale maniacalità della comunicazione, attraverso un percorso culturale che attraverserà i reparti di Oncologia e Nefrologia, o meglio i corpi e le espressioni fisiche di chi ci vive e di chi ci si affida. Il filmato della Nuñez introduce lo spettatore al coraggio di esprimere se stessi fino in fondo, ma anche a tecniche di fotografia emotiva molto particolari, che uniscono le immagini del passato e quelle del presente o che cercano il futuro attraverso il cambiamento. Un’esperienza del profondo che trae le sue radici, citate, dalle opinioni e dalle considerazioni sull’arte di Aby Warburg, in particolare sull’ipotesi che le espressioni delle antiche divinità siano oggi patrimonio condiviso delle nostre comuni espressioni, soprattutto quando si tratta di dolore o di altre parti del profondo, elevandoci a un “io superiore”, appunto fotografabile. È possibile questo cambiamento, spiega la Nuñez , in modo terapeutico, affidandosi tacitamente al significato della tragedia greca, come suggeriscono anche le meravigliose metope di gesso dall’originale tempio di Pergamo, oggi conservato a Berlino, che circondano l’Aula Magna di Belle Arti. Una donna bellissima, che sa essere bruttissima, mostrando grandi capacità teatrali, in assenza di scenografia, per garantire la purezza del fenomeno ricercato: l’espressione profonda dolorosa dell’io. Vale la pena seguirla davvero durante i seminari proposti e vedere i risultati che i suoi allievi e lei stessa otterranno nel tempo, perché il tempo è una delle dimensioni ricercate, insieme all’armonia visiva, possibile anche nel caso del dolore. In questo modo forse qualcuno capirà la sua idea mistica di “io superiore”, dalla quale trae il suo attuale equilibrio individuale e relazionale.