Nel cuore di una cattolicissima Cordoba che accoglie i suoi visitatori soprattutto per la singolare mezquita, una moschea con una cattedrale al centro che risale al 785 d.C., mai ci aspetteremmo di trovare un Centro sulla creazione contemporanea inaugurato solo a dicembre 2016. Attraversando il ponte romano si cambia completamente scenario e, abbandonato il clima mistico e religioso, si approda al C3A che si presenta con una struttura ampia: ben 12.207 m2, una facciata mediatica esterna con una superficie geometricamente porosa destinata a diventare iconica, spazi modulabili, due mostre temporanee, una mediateca, spazi per laboratori e tante diverse possibili e ulteriori declinazioni dello spazio.

Opera degli architetti Enrique Sobejano e Fuensanta Nieto, il C3A – Centro de Creación Contemporánea de Andalucía – è appunto uno spazio dedicato alla creazione contemporanea. Lo sguardo si alza a cercare le superfici, i fori esagonali, a capire i materiali di cui sono fatte le pareti e i pavimenti. Stile minimalista che non guasta dopo le ricche suggestioni religiose assorbite appena al di là del ponte. Probabilmente un modo per comunicare che la Spagna non vive solo di tradizione ma anche di contemporaneo, nasce a Cordoba ma sarà il polo artistico di tutta l’Andalusia. Il C3A, si legge sul sito web, nasce proprio con i desiderio di favorire e accompagnare tutti i processi di creazione artistica. Gli artisti infatti potranno formarsi, ideare e realizzare le proprie opere nel Centro e alla fine metterle in esposizione, a vantaggio di tutti che potranno dunque prendere parte attiva all’intero processo. Le arti coinvolte sono pittura, scultura, fotografia, video e tutte le produzioni dal vivo.

 

Attorno al corpus centrale c’è un parco, e la facciata di 100 metri è costituita da 1.319 fori esagonali. Ogni foro funziona come riflettente per una fonte di luce integrata artificiale, generando un enorme schermo irregolare. Ogni sera all’imbrunire vengono proiettati video, immagini e altri materiali raccolti dal centro, un ottimo veicolo di comunicazione. La comunicazione del C3A passa dunque attraverso l’immagine, specie per mostrarsi verso l’esterno in una fase iniziale di apertura e conoscenza del luogo. Alle immagini si è infatti sempre affidato il compito di oltrepassare problemi di comprensione/traduzione/informazione come succedeva già per le vetrate colorate delle chiese o per gli affreschi murari nel Medioevo.

C3A – Nicoline Van Harskamp // frame

Il C3A ha scelto di inaugurare con due mostre altrettanto particolari, il cui obiettivo è evidentemente quello di non focalizzarsi prettamente sull’aspetto artistico ma piuttosto su conoscenze e processi di apprendimento, come quello relativo alla lingua inglese e alle competenze matematiche. Nicoline Van Harskamp presenta con la mostra dal titolo Englishes lavori dedicati all’uso generalizzato e alla modifica della lingua inglese da parte dei non nativi. Una riflessione su come l’uso del linguaggio vada a influenzare anche le sfere di classe e di potere.
Falke Pisano invece presenta lavori sul nostro modo di apprendere la matematica. Le sue installazioni esplorano lo stato dei programmi di conoscenza e apprendimento con il supporto di strutture diagrammatiche e sculture di forma astratta. Una mostra non particolarmente intuitiva, ma interessante per il tema scelto.

C3A – Falke Pisano