MITO. Dal greco mỳthos (“parola, racconto”), una narrazione di particolari gesta compiute da dei, semidei, eroi e mostri. Il mito può offrire una spiegazione di fenomeni naturali, legittimare pratiche rituali o istituzioni sociali e, più genericamente, rispondere alle grandi domande che gli uomini si pongono. Caratteristica essenziale del m. è che esso si sia diffuso oralmente prima di essere scritto, e che si perpetui nella tradizione di un popolo.

La prima volta che mi è sorta l’urgenza di cercare il significato della parola “Mito” sull’Enciclopedia Treccani fu quando mi ritrovai a orientarmi fra le pagine di Mythologies di Roland Barthes. Attraverso un’analisi dissacrante, grottesca, illuminante Barthes analizza i fenomeni rappresentativi (i miti appunto) della cultura borghese che le rappresentazioni collettive avevano insignito arbitrariamente di una sorta di valore universalmente riconosciuto. Tutto nelle considerazioni di Barthes tende a dimostrare che il mito è soprattutto un linguaggio.

Paul Thorel – Fotografia a memoria

Ed è così che, a distanza di qualche anno, mi sono ritrovata a spulciare ancora fra le pagine della famosa Enciclopedia, questa volta a servizio delle riflessioni indotte dalla collettiva Colloquio Mitico che, presso la galleria Fonti, vedrà unite le opere di Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Philadelphia Wireman, Fabian Marti, Seb Patane e Paul Thorel.

Il titolo, preso in prestito dalla scultura di Pietro Consagra, ben si presta alla volontà di indagare il concetto di astrazione che la mostra si propone attraverso l’utilizzo di ogni medium (la scultura di Consagra, Wireman, Marti, la pittura di Patane e Capogrossi, la fotografia di Thorel) e superando la collocazione temporale (si accostano opere storiche di Capogrossi, Consagra, Philadelphia Wireman a quelle recenti di Marti, Patane e Thorel). Se “scopo dell’arte è produrre segni”, come scriveva Achille Bonito Oliva proprio a proposito dell’opera di Consagra (Achille Bonito Oliva “Scultura Consagrata”), in tal caso ci troviamo in un “sistema di segni” che tenta attraverso il confronto di superare la mistificazione, l’abuso ideologico che si nasconde nel racconto della nostra attualità. Affermava Barthes, riflettendo a proposito del suo che solo trattando le “rappresentazioni collettive” come dei sistemi di segni si poteva sperare di uscire dalla denuncia spicciola e rendere conto in dettaglio della mistificazione che trasforma la cultura piccolo-borghese in natura universale».
Non mi sento in grado di giudicare se questa mostra possa essere considerata come la trasposizione artistica dell’intenzione dello scrittore francese ma sicuramente è un passo importante, coraggioso, verso la medesima direzione.

Pietro Consagra – “Colloquio Mitico”

info mostra

Colloquio Mitico
Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Fabian Marti, Seb Patane, Paul Thorel, Philadelphia Wireman
Dal 21 gennaio al 16 marzo 2016
Galleria Fonti – via Chiaia 229, Napoli
www.galleriafonti.it
info@galleriafonti.it

 

A proposito dell'autore

Project Manager

Alla formazione scientifica (studi in Medicina Veterinaria, prima in Inghilterra e poi in Italia) unisce l'insana passione per l'arte e la letteratura. Dal 2012 collabora con la casa editrice Marchese editore, occupandosi di pubbliche relazioni, promozione e creazione di eventi culturali. Nel 2013 fonda con alcuni collaboratori il blog "About M.E.", legato all'attività della casa editrice ma fin dall'inizio aperto a tutto ciò che è cultura, con particolare attenzione a ciò che succede sul territorio campano. Ama i cappelli, Dostoevskij, e il té delle cinque.