Sguardo a sud-ovest: nuovi ospiti nella sede carioca della magnate e collezionista zurighese Ruth Schmidheiny a Rio de Janeiro.

Nel cuore della zona sud di Rio de Janeiro, quella che racchiude le aree più ricche della città insieme alle famose spiagge oceaniche, nel quartiere di Botafogo, il bell’edificio neoclassico di Casa Daros si fa notare nonostante l’assenza d’insegne e indicazioni segnaletiche.

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Se lo cerchi per la prima volta, lo troverai dall’indirizzo sulla locandina della mostra. Se non lo stai cercando, gli passi di lato e al massimo ti chiedi cosa sia. Da quando nel 2006 la magnate e collezionista svizzera Ruth Schmidheiny ha eletto la “cidade maravilhosa” a sede latinoamericana della sua collezione zurighese (1200 opere di oltre 117 artisti), ci sono voluti quasi sette anni di attività di restauro prima di aprire al pubblico nel 2013.
Oggi Casa Daros è uno degli spazi espositivi più interessanti e curati della città, ospita tre mostre l’anno e propone un’eclettica programmazione mensile che va oltre la funzione museale, una novità nella metropoli carioca. Ogni mese, oltre alle esposizioni visive e performative riservate ad artisti latinoamericani, la casa offre workshop, sperimentazioni partecipative (http://www.casadaros.net/), attività di formazione, ludiche e di educazione all’arte, proiezioni video e cinematografiche.

L’eclettismo rispecchia il progetto originario della sua mecenate e del curatore da lei ingaggiato, il tedesco Hans-Michael Herzog. “Non vogliamo essere solo un altro museo. Vogliamo che questo sia un luogo d’incontro, uno spazio da cui può nascere qualcosa di più – [da cui può nascere] sinergia”, dichiarava la Schmidgeiny in un’intervista all’Huffington Post U.S. del marzo 2013.

Marcaccio

L’artista Fabian Marcaccio

Da marzo ad agosto 2014, nella lista degli ospiti di Casa Daros si sono distinti l’italo-argentino Fabian Marcaccio, il cubano René Francisco Rodriguez (Foto 3) e la costaricana Priscilla Monge (Foto 4).

Rodriguez

Francisco Rodriguez

P. Monge Foto 4

Priscilla Monge

L’interesse per l’America Latina è nato dal disinteresse degli europei per gli artisti contemporanei di questa regione, ha dichiarato Herzog. Se gli esponenti della letteratura latinoamericana contano su un vasto pubblico anche nel vecchio continente, l’arte contemporanea del Sudamerica è pressoché sconosciuta in Europa secondo il curatore. Quando hanno deciso di iniziare a esplorare quest’universo, mettendo su una collezione di opere della regione il lavoro è stato più semplice di quello che si aspettavano: gli si è aperto un mondo ricchissimo, originale, espressivamente diverso da quello europeo e nordamericano. Chi vuole saperne di più potrà seguire RACNA nelle prossime settimane, quando racconteremo del lavoro di ciascuno dei tre artisti citati.

Nel frattempo, per chi si è chiesto “Perché Rio?” La risposta è: per necessità e per caso. Niente a che vedere con i mega-eventi e la super promozione della città che ne è derivata negli ultimi cinque anni, a partire dall’assegnazione dei giochi olimpici nel 2009. Di fatto, quando nel 2006 Ruth Schmidheiny (ex-moglie dell’industriale Stephan Schmidheiny, controversa figura del grande capitale svizzero e mondiale) ha scelto Rio, la città era ancora vittima del traffico di droga che controllava le centinaia di favelas della città e il Brasile non era ancora entrato negli anni del boom economico del secondo governo Lula, iniziato solo nel 2007. La scelta, infatti, era caduta inizialmente su L’Avana. Ma questioni burocratiche e complicazioni nelle negoziazioni con il governo cubano hanno indotto a cambiare meta e, quando il cerchio si è ristretto alle principali città argentine e brasiliane, la scelta di Rio è stata dettata dalla minore presenza di musei e spazi espositivi polivalenti e dal grande potenziale di una location metropolitana particolarmente suggestiva, che affianca alla foresta urbana più grande del mondo un patrimonio architettonico di valore storico e pregio monumentale da recuperare. L’intuizione è sembrata finora esatta. La stessa attività di restauro dell’area di 12.000 mq, risalente al 1866, che ha ospitato negli anni istituzioni di diversa natura, prevalentemente nel settore educativo, ha ispirato le prime opere. Uno dei primi lavori esposti nella Casa, in occasione dell’inaugurazione del 2013, è stata quella dell’artista brasiliano Vik Muniz, oggi residente negli USA, che produce sculture e gigantografie riutilizzando rifiuti. Utilizzando i resti dell’attività di restauro Vik Muniz ha creato “Nossa Senhora das Graças” una riproduzione, in formato gigante, del rilievo che si trova in cima all’entrata principale dell’edificio della Casa.

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A proposito dell'autore

Antonella Maiello é Post-doc Fellow presso il programma post-laurea in Urbanistica dell’Università Federale di Rio de Janeiro, che è parte della Facoltà di Architettura. Sin dalla laurea in Politiche di Sviluppo (2005) lavora sugli aspetti socioeconomici della pianificazione urbana. Il suo principale interesse di ricerca sono i processi decisionali inclusivi per la governance dell’ambiente urbano. Nell’ultimo anno, come membro del gruppo di ricerca LEAU (Laboratório de Estudos sobre Águas Urbanas), si sta occupando d’innovazioni sociotecniche per l’accesso all’acqua e di modelli multi-agente nella gestione dei residui solidi urbani. Prima di trasferirsi in Brasile (2012) è stata socio fondatore e membro del collettivo Componibile62.