La mostra Il Bello o il Vero. Scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento è stata prorogata fino al 31 maggio 2015. Un’occasione imperdibile per chi ancora non avesse avuto l’opportunità di visitarla, di riscoprire la scultura napoletano a cavallo tra ‘8oo e ‘900, con tante opere da riscoprire!

Sempre più abituati alle mostre-evento e ai grandi nomi, dimentichiamo di riscoprire ciò che è a noi più vicino, che ci appartiene. Così dipinti e sculture della nostra tradizione, del nostro passato, cadono nell’oblio, nei depositi di grandi e piccoli complessi museali oppure disseminati nei meandri delle collezioni private. Per questo abbiamo bisogno di qualcosa che torni dal passato, che abbia un sapore quasi classico, genuino, che ci avvicini a ciò che abbiamo perduto.

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Il Bello o il Vero è un tassello che mancava nel panorama artistico napoletano. Una retrospettiva dedicata alla scultura del secondo Ottocento e dei primi anni del Novecento, che pone l’attenzione sugli artisti che hanno operato a Napoli, che hanno studiato presso la Reale Accademia del disegno poi Accademia di Belle Arti, esposto alle Biennali Borboniche, e poi, di seguito, dopo l’Unità, in tutta Italia.
Perché la scultura degli artisti napoletani o di coloro che a Napoli operavano, è stata, spesso, dimenticata dagli studiosi odierni al punto tale che alcuni nomi, illustri al tempo, hanno ritrovato fortuna solo negli anni Novanta del Novecento.

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Uno di questi è Francesco Jerace, calabrese ma napoletano d’adozione. La sua Victa (1880 ca), vinta ma non domata, è una donna bellissima, è la Polonia che veniva cancellata dalle cartine geografiche: ha lo sguardo duro e deciso, omaggio al David di Michelangelo, e presente alla mostra con la copia di Castel Nuovo (una delle altre copie attestate della Victa è del resto conservata a non molti metri di distanza dalla sede della mostra, presso il Museo Gaetano Filangieri in via Duomo).

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E poi l’amato Vincenzo Gemito, napoletano per eccellenza. Colui che (insieme a Medardo Rosso) ha trasformato la scultura in vera e propria libertà d’espressione, avviandola verso la contemporanietà, presente in questa mostra con i primi e gli ultimi lavori della sua corposa carriera. E di conseguenza, nella prima sala, il maestro di Gemito, Stanislao Lista, di cui spicca il Ritratto del Padre (realizzato nel 1867 e custodito presso la Galleria dell’Accademia di Napoli); un ritratto autentico e profondo, da cui partono, per poi affermarsi, le prime istanze della scultura realista.

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Ancora, Achille D’Orsi, che segna l’apoteosi del Realismo napoletano con i suoi Parassiti e il Proximus tuus, in mostra sia con i lavori della sua fase realista (e sociale), quanto con le sculture di genere e di collezionismo finissimo.

Quanto è commovente il Fachiro di Filippo Cifariello e come soffia il vento quando ci si avvicina al marmo di Raffaele Belliazzi, L’avvicinarsi della Procella (Museo di Capodimonte). E poi, ancora, Tito Angelini e Tommaso Solari, che inaugurano la mostra, trovando spazio nella prima sala, e che insieme hanno realizzato una delle sculture simbolo della città di Napoli, quale il Dante, sito nell’omonima piazza; Giovan Battista Amendola, Alfonso Balzico, Adriano Cecioni, Luigi De Luca, Costantino Barbella, Domenico Jollo. Incantevole Giuseppe Renda con le sue donne elegantissime, i loro sorrisi, le acconciature, i gesti naturali e così veri. Fino ad arrivare a Giovanni Tizzano ed Ennio Tomai.

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Nomi, solo nomi per molti. La maggioranza di questi e di altri artisti presenti alla mostra, sono stati cancellati dalla storia dell’arte. Il Bello o il Vero è un piccolo excursus che tenta di ricucire quello che la sfortuna critica ha strappato all’arte italiana dell’Ottocento.

Questo è il motivo per il quale Il Bello o il Vero è ciò che mancava alla città di Napoli, che ci mancava.

La mostra, inaugurata il 30 ottobre presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, voluta e curata da Isabella Valente, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli, si avvale anche dell’aiuto di installazioni tecnologiche, presentate, per l’occasione, da Databenc (Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali), attraverso applicazioni per smartphone e ricostruzioni virtuali su schermi ad alta risoluzione.

L’intera iniziativa, che si inserisce nell’ambito del Forum Universale delle Culture, segue obiettivi scientifici e divulgativi, ed è per questo rivolta sia agli esperti del settore quanto al pubblico più curioso. L’esposizione, organizzata per unità tematiche, permette ai visitatori di percorrere liberamente gli spazi della mostra e di definire dunque il proprio percorso lungo le nove sezioni: gli spazi pubblici della scultura otto-novecentesca; Il Museo nella città; I maestri; Echi romantici nel passaggio all’Unità d’Italia; La Collezione Jerace del Comune di Napoli; Il Bello o il Vero; Fine Secolo: aria di simbolismo; Verso il Novecento; La nuova forma della scultura; Gli anni Venti e Trenta del Novecento.

Le duecentocinquanta opere dei trentacinque artisti prescelti per l’occasione, saranno visibili al pubblico fino 31 gennaio 2015, ma è il caso di sperare che questi  capolavori possano presenziare più a lungo tra le pareti del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore.

info mostra

Il Bello o il Vero. Scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento.
Un viaggio tra reale e digitale.

Prorogata fino al 31 maggio 2015.
Dalle ore 10,00 alle ore 18,00
presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore

Ingresso gratuito

Contatti:

www.ilbellooilvero.it

ilbellooilvero@gmail.com

081 5629085