Una Reggio Emilia che non si aspetti, dove una signora dalle ampie vedute abita per una volta all’anno da inizio maggio a metà giugno: la Fotografia. Alla sua nona edizione, il Festival della Fotografia Europea dal 2 maggio al 15 giugno 2014, compie uno di quei “miracoli” di marketing territoriale che a volte accadono anche in Italia. La capitale dell’Emilia Romagna infatti si anima vivacemente, con buone ricadute di pubblico e di indotto locale. Il programma è ben articolato. Un filone mainstream con 10 mostre in 10 spazi al centro della città, un circuito OFF che conta più di 150 eventi, un workshop MAGNUM host dall’1 al 3 maggio, una serie di visite guidate, eventi, presentazioni, una rete di bar, ristoranti e negozi “amici” del Festival. Sorprendono gli allestimenti negli SPAZI ESPOSITIVI, in particolare i CHIOSTRI DI SAN PIETRO, main venue, i CHIOSTRI di SAN DOMENICO e la SINAGOGA. Il connubio tra la loro trama storica e le foto contemporanee si realizza senza distonie. Buon livello qualitativo con monografie di AUTORI dai nomi altisonanti come Luigi Ghirri (a cura di Francesca Fabiani, Laura Gasparini, Giuliano Sergio) e Herbert List (a cura di Peer-Olaf Richter). La mostra Pensare per immagini , già esposta al MAXXI di Roma, e divisa nelle sezioni “Icone”, “Paesaggi” e “Architetture”, presenta un ampio corpus delle opere di Ghirri, immerse in una strana dimensione che sa di un tempo lontano, non esattamente collocabile.

Con Herbert List invece si realizza una piena esaltazione della perfezione fotografica dal punto di vista formale, dalla classicità delle opere scultoree scattate in Grecia e di corpi umani statuari, ai ritratti di alcuni dei più rilevanti personaggi del novecento, da Anna Magnani a Paolo Picasso. Interessante e poetico, anche per la perfezione degli allestimenti (all’interno della Sinagoga), il progetto dell’artista Silvia Camporesi (a cura di Marinella Paderni), cui è stato commissionato dal Festival della Fotografia, un lavoro nell’isola, ormai abbandonata, di Pianosa. Lavoro inedito, poiché nessuno ha potuto fotografare l’isola finora, che rivela un’identità in bilico tra panorami e bellezze mozzafiato ed un carcere di massima sicurezza ormai dismesso. Il progetto sull’isola di Pianosa sarà parte di un panorama più ampio in cui rientreranno numerosi paesi abbandonati e tutti quei luoghi che non sono sottoposti a conservazione e mantenimento. “In un mondo in cui il digitale ha democratizzato la fotografia” afferma la Camporesi in un’intervista, “credo sia fondamentale nobilitarla attraverso tecniche che la rendano importante. Così è nata l’idea dei kirigami – taglio e piegatura della foto – alla ricerca della tridimensionalità”, e con lo stesso pensiero ho cominciato a colorare manualmente le immagini, riprendendo una tecnica mutuata dalla storia della fotografia”. Quest’ultima affermazione ci fa subito venire in mente un’altra esposizione del Festival: “Illusionismo surreale” Palazzo Casotti curata da Harri Kalha. Protagoniste stavolta sono le cartoline fotografiche, riproduzioni artigianali che collochiamo nel periodo della Bella Epoque (da fine Ottocento fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale). Mentre la fotografia muoveva i primi passi ed invenzioni quali, ad esempio, il telefono non erano ancora diffuse, si lasciava alle cartoline il compito di mandare messaggi, anche semplici, come un “quando ci vediamo per un tè?”. Le dame che animano le cartoline sono ammiccanti, naif, ironiche e seducenti. Il fotomontaggio è garantito dal collage e decoupage, il colore dalle abili mani degli artigiani di allora che le decoravano una ad una. La piccola dimensione della cartolina spinge il visitatore ad avvicinarsi per poterle meglio osservare, un invito ad entrare nel mondo effervescente di inzio secolo.

Lavoro particolarmente lungo ed intenso è poi quello del duo britannico Broomberg e Chanarin presentato nella mostra Divine Violence a cura di Walter Guadagnini. Tutto parte dalla visione della Bibbia posseduta da Bertold Brecht ritrovata negli archivi dello scrittore a Berlino. Su di essa Brecht aveva posto una foto di un’auto in corsa e, al suo interno, aveva segnato note, appunti, inserito foto, ecc. Da qui l’idea di fare un lavoro simile, dove i due fotografi hanno letteralmente sezionato un’intera Bibbia apponendo foto tratte dall’Archive of Modern Conflict, associate a delle frasi sottolineate in rosso. Di fondo c’è l’intuizione esposta dal filosofo israeliano Adi Ophir che Dio si sia manifestato nella Bibbia proprio attraverso accadimenti catastrofici.
Il tema di questa edizione del Festival è “Vedere. Uno sguardo infinito”, in cui praticamente si fa riferimento sia ad una scelta di tipo soggettivo (lo sguardo), sia alla dimensione temporale, per sua natura infinita. Se anche voi per un attimo avrete scambiato i pollini nell’aria di Reggio Emilia per neve, significherà che il Festival sarà riuscito nel suo intento di farvi vedere oltre, restituendovi quella meraviglia e incanto che la cultura, come poche altre cose, riesce a regalare.

info festival

Fotografia Europea

Dal 2 maggio al 15 giugno

Reggio Emilia, sedi varie

http://www.fotografiaeuropea.it/

A proposito dell'autore

Collaboratore

Laurea con lode in Comunicazione con una tesi sui musei d’arte contemporanea_Caso Napoli. Nel 2007 lavora a Liverpool presso il dipartimento di Marketing e Comunicazione dei National Museums. Corso di perfezionamento in Management Culturale presso la Fondazione Fitzcarraldo, Torino. Dal 2007 ad oggi ha collezionato, insieme a Componibile 62, esperienze come curatrice, project manager e organizzatrice di mostre ed eventi culturali in Italia e all’estero. Collabora con Tafter (Economia della cultura). Oltre che all’arte contemporanea, si dedica anche alla moda, CSR, e viaggi. Il Museo è il suo habitat naturale.