Tatafiore - Foto di Angelo MarraRossa Tata, Tatafiore e l’arte contemporanea al Museo Mann Manlio Converti 28 Gennaio 2017 News Al Mann (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) si alterneranno nei prossimi mesi, in diverse sale e nei giardini, alcuni artisti contemporanei e due retrospettive su Maiuri e Carlo III. Il viaggio nel mondo di Ulisse di Tatafiore ha ispirato questo mio articolo. Michele Iodice e Carmine Rezzuti, coloratissimo con Scolavino, si dividono i cortili del Museo, ridefinendo tutti gli spazi e le prospettive intorno alle sculture e alle fontane archeologiche. Il cavallo magico di Virgilio apre la vista abusivamente tacendo la sua leggenda, mentre negli spazi versatili, dagli altissimi soffitti stuccati, si alternano Maiuri, Carlo III e Tatafiore. La contemporaneità modifica il sentimento del passato e l’effetto è quello di un evento glamour, proprio come sarebbe stato fin dal V secolo antecedente il cristianesimo. La favola può sostituire la realtà scientifica in una continua riflessione sulla vita. Questo problema insolubile in politica, crea nuovi universi del pensiero, ristruttura la realtà umana a meno che non intervenga la censura o l’oblio. I capolavori di Ercolano conquistano i nuovi semidei del Napoli calcio e sono invase le profondità della metropolitana, che possono anche contenere la bellezza o le sue evoluzioni moderne. Napoli offre nel suo Museo Nazionale un universo di figure e simboli, espressioni e modelli, che trova la sua unicità nell’essere stata sempre aperta a contaminazioni. Fotogallery della mostra di Tatafiore a cura di Angelo Marra. La violenza suburbana è presente anch’essa nei corpi offesi degli Argonauti o nelle urla tragiche, mentre la forza che vi si contrappone vive nel gesto eroico dei tirannicidi e nella possanza eterna di Atena. La povertà è lontana tra queste sale, appena ricordata dagli scugnizzi e dalle gerle intrecciate in cui trasportavano i materiali di scarto degli scavi. La fatica della creazione, la volgarità dei commerci o la responsabile sensualità dei rapporti, sono sublimate in oggetti sacralizzati dallo scempio del Vesuvio. Penelope rossa di passione attende l’Ulisse Colapesce in fuga tra le sirene e i mostri dei cortili, circondata da Maiuri e Carlo III: la fine e l’origine delle più importanti collezioni presenti. La fantasia di Tatafiore inventa nuove mitologie perché l’ingegno umano continui a viaggiare. Il premio effimero della passione è più importante proprio quando non può essere raggiunto. Le mille divinità sepolte a Pompei o a Baia attendono però che anche i nuovi migranti ci raccontino in queste sale le loro storie, prima che l’omologazione occidentale le divori per sempre. Ogni sasso ha un senso e prende forma un metallo solo quando un pensiero lo attraversa. Altrimenti siamo solo istanti distanti e distratti dalla televisione e dai telefoni. Quando si esce dal Museo Archeologico di Napoli ogni volto e ogni gesto che si incontra per qualche attimo diventa una fisionomia classica da ammirare. Una sensazione moltiplicata dagli artisti contemporanei presentati. Un fenomeno da studiare per capire meglio il rapporto tra noi e la cultura che conosciamo ma anche e soprattutto con la cultura che stiamo diventando. Non siamo epigoni, ma possibili creatori di una nuova società mediterranea, se ovviamente le porte del Museo si apriranno anche alle nuove rotte africane e orientali della civiltà contemporanea, come lo erano i porti dei romani e τῶν ναπολιτῶν.