Cronos divoratore di figli, Titani distruttori del mondo: ecco chi sono gli assenti nelle incredibili fotografie di Mario Spada, che mi affronta con la sua maglia rossa special dedicata all’antimafia, come la sua vespa storica che lo caratterizza, espressamente, come il verde della Mehari di Giancarlo Siani.

Una vita da freelance dentro le ferite aperte nella storia e nel vissuto della nostra Napoli, uno sguardo realistico, ma anche artistico, sulle grandi tragedie del nostro proletariato, che emerge potente anche in queste immagini vuote, dove l’unico elemento umano è il foglio di giornale appeso al muro da un bambino appassionato dell’Albanova.

Siamo nelle ville di Casal di Principe, quelle sequestrate decenni prima ai boss della camorra e quindi abbandonate prima dell’effettiva confisca, al degrado voluto dagli stessi proprietari, che dopo aver recuperato finanche gli infissi, hanno distrutto i propri lussuosi templi, incendiandoli dall’interno o facendoli picconare senza alcuna pietà.

Siamo in una Pompei riscoperta dopo millenni di devastazione della natura, siamo in una città meravigliosa abbandonata e disintegrata da una catastrofe o da una guerra devastante, o siamo in quelle ville lussuose costruite grazie alla collusione di uno Stato che ha commissionato agli Schiavone tutte le cementificazioni popolari e i lavori pubblici degli ultimi decenni.

Il territorio non è controllato dai Coppola o dai Caterino, ma è stato edificato e abitato dal popolo dei Cataldo o dei Venosa, e i loro palazzi oggi sono disastrati per non cederle al volontariamente inutile potere dello Stato.

Siamo soli, ci ricorda Mario Spada, di fronte a queste tragedie umane, che lo attraversano con terrore, anche per le continue minacce che deve affrontare, quando scende in questo inferno che è la realtà del popolo napoletano.

Meravigliose le sue foto su Monitor, distrattamente lasciato sul tavolo della Galleria Frame Ars Artes al Corso Vittorio Emanuele 423 di Napoli. Sembra di essere a Gaza o nella Berlino divisa dal muro, i loro volti sono gli stessi di qualunque popolo oppresso e la loro implicita violenza la stessa che porta alla disperazione della prostituzione o alla migrazione forzata.

Lo sguardo romantico di Mario Spada sulla realtà complessa del nostro territorio ne risolve in parte le difficoltà, permettendone la conoscenza e quindi l’accettazione, forse la comprensione e in certi casi perfino la compassione, necessaria, se vogliamo ricostruire un tessuto sociale oggi completamente scisso in una città fatta a strati che si ignorano l’uno con l’altro e si divorano a vicenda le poche risorse, invece di allearsi per produrre ancora ogni possibile ricchezza.

info mostra

Galleria Frame Ars Artes, corso Vittorio Emanuele 423 (lato Mazzini) – 80135, Napoli

Mario Spada – Domus Vacue dal 14/05/2014 al 14/06/2014

 

 

A proposito dell'autore

Collaboratore
Google+

Manlio Converti, psichiatra, blogger, magato dalla cultura e dall'arte come continua innovazione e sperimentazione, come è la vita, nato nel 69, completa i suoi studi professionali col massimo dei voti nel minimo tempo necessario, laureandosi a 23 anni in medicina. Lavora stabilmente presso la Asl Napoli 2 nord, ma soprattutto perora cause civili e sociali, ancorchè in Italia siano finora perse, come i diritti gay, per egoismo, quelli delle donne e dei migranti, per altruismo, quelli dei sofferenti psichici, per dovere professionale, quelli dell'ambiente, per dovere naturale, quelli degli artisti napoletani e della relativa città conurbata, per patriottismo europeo.