Stefano Gioda, Eggers 2.0, Setup 2016, BolognaSetUp Art Fair 2016: Passeggiata critica – II Parte Redazione 18 Febbraio 2016 News Passeggiando ancora, tra i corridoi di SetUp Art Fair 2016, troviamo subito dopo la servita meccanica delle indulgenze, una stanza che straborda di surrealismo outré, in cui la stravaganza è quella semplice ostinazione di rivelare l’eccedenza della realtà che così sezionata sembra sognare se stessa. Fabrizio Fontana, Art and Ars Gallery, Setup 2016, courtesy Gigi Rigliaccio Parliamo di ArtsandArs Gallery di Gigi Rigliaccio con la sua squadra di acchiappasogni: Fabrizio Fontana, Federica Cogo, Ezia Mitolo e Dario Agrimi. Dario Agrimi, è l’artista a cui affiderò la mia attenzione nei tempi a venire. Ci troviamo di fronte un Non dice chi è. La forte empatia si muove in favore di due piedi visibili che si lasciano vedere così, sospesi, interdetti pezzi di carne. L’identità di costui è celata, coperta da un grosso manto nero le cui pieghe così spontaneamente articolate, ricordano l’architettura dei panneggi barocchi. È colui, dunque, che si mostra pur tuttavia celandosi. Non è lui in quanto qualcuno, è lui in quanto “essere”: Essere in sé, come quel che è, di tutti ma a cui tutti, nonostante siamo ognuno un io, c’accomuna dal profondo. Costui è il “fondo” in comune. Ezia Mitolo, Art and Ars Gallery, Setup 2016, Courtesy Gigi Rigliaccio Sono molte le fantasie giocose distribuite lungo gli stand, come fosse una necessità, un po’ condivisa da molti degli artisti qui presenti. Ve n’è uno in particolare, Casa Turese, che sbarca a SetUp Art Fair 2016 con una schiera di ”Irreverenti”. Una volta dentro, si percepisce un desiderio d’evaporarsi dalla realtà, come fosse un distaccarsene soffice senza sofferenza, ricostruendo prospettive fumettistiche ibridate, irreali, metafisiche. Qui bisogna soffermarsi un attimo, le opere tutte di piccolo formato vanno scoperte quasi radiograficamente: tra gli interstizi urbani che Mary Cinque scava fin nella carne della forma ridefinendola sublime e frattale; poi è la vita, colta dalla più improbabile delle altezze, è quella di Angelo Maisto, in cui l’infinitamente piccolo si erge giganteggiando tra bizzarri animaletti fra coloratissime microfaune. Fausto Giliberti, Galleria D406 fedeli alla linea Ericailcane, Galleria D406 fedeli alla linea Questo sviamento irreale, si cristallizza ancora più forte nella proposta di Eggers 2.0: qui tutto è reso all’osso, nelle linee essenziali, tutto è disegno. Il disegno è rivelazione e allo stesso tempo catalogazione di nuove forme archetipe, come nelle tavole di EBLTZ (duo formato da Elisa Baldissera e Luigi Leto) e di Chiara Fucà. Fotografia dello Stand di Casa Turese, Setup 2016, Bologna, da sinistra Tommaso de Maria, Angelo Maisto e Michele Attianese, Courtesy Angelo Marra È chiaro ormai, che la pratica del disegno sia tra le più evidenti novità di SetUp Art Fair 2016. In questa constatazione trovo una grande felicità, questa tendenza al disegno mi sembra una volontà costruttiva che si oppone a una società che liquida: la linea di contorno è il più efficace strumento di immaginificazione della realtà. Effettivamente, mentre appare ridotta una certa propensione all’incorniciamento della realtà (ridondanza del ready-made), sembra aumentare, invece, la propensione degli artisti a radicarsi nella bidimensionalità della tela. Questi artisti sono accomunati da un medesimo sentire spirituale, rappresentato dalla pratica del disegno, inteso come scavo psicologico verso le cose e gli uomini della società contemporanea. È dunque l’immagine concreta, quella disegnata, delimitata, visibile e tale che si evidenzi come ulteriore realtà della realtà. Quest’azione dunque possiamo intenderla come spiritualità artistica il cui fulcro sta nella capacità di confinare, essendo esso stesso portato alla luce, così da rendere finalmente nitido ciò che ci è davanti. Dario Agrimi, Non dice chi è, Art and Ars Gallery, Setup 2016, Courtesy Gigi Rigliaccio Articolo di Marcello Francolini, critico d’arte