Questa è guerra: la fotografia si svela e racconta un secolo di conflitti Laura Galloppo 22 Marzo 2015 News Più di 300 immagini per l’esposizione Questa è guerra! 100 anni di conflitti messi a fuoco dalla fotografia, confermano che lo “scatto artistico” e non solo è ancora considerato il mezzo per antonomasia per raccontare i conflitti bellici. Ospitata nel Palazzo del Monte di Pietà di Padova, Questa è guerra!, curata sapientemente da Walter Guadagnini, segue un iter storico, partendo infatti dall’inizio del Novecento fino alle vicende dei giorni nostri. Gabriele Basilico – Beirut 1991 Vi rientrano la Prima Guerra Mondiale, la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra d’Algeria, la Guerra del Vietnam, quella serbo-bosniaca, il lungo conflitto medio-orientale, le guerre in diverse parti dell’Africa, l’attacco alle Torri Gemelle e la conseguente Guerra al Terrore e i più recenti focolai in Ucraina e ancora in Medio Oriente. In scena i giganti della fotografia del Novecento: Robert Capa, Gerda Taro, August Sander, Ernst Haas, Eugene Smith e Henri Cartier-Bresson, Bill Bandt, Eugeny Chaldey. Lungo questo percorso, ben allestito, ciò che cambia è il punto di vista. Si passa dalla dimensione piccola, dalle prime foto scattate a inizio Novecento che utilizzano piccole lenti di ingrandimento per catturare l’attenzione del visitatore, alla dimensione media – già a partire dalla Guerra civile in Spagna – che regalerà alcuni tra gli scatti più iconici della storia, a quella grande che, nel tempo delle guerre della Bosnia Erzegovina e dell’Afghanistan, impressiona un dettaglio, un frammento di vita che si stacca dal suo habitat. Luc Delahaye – US Bombing on Taliban Positions 2001- Courtesy Galerie Nathalie Obadia Particolare rilevanza viene anche data alla città ospitante: infatti buona parte delle immagini della prima sezione provengono dall’eccezionale e ancora poco studiato patrimonio del Museo della Terza Armata (l’Armata che operò tra il Carso e il basso Piave durante la Grande Guerra, ndr.) di Padova. Quello che colpisce è anche il passaggio dall’impersonale al personale. Le foto fatte dall’alto grazie ai mezzi aerei che si stavano implementando a inizio novecento, al pari di mappe e piantine comunicano ben poco di quello che il conflitto rappresentava per chi si trovava sui campi e nelle città. Successivamente l’occhio del fotogiornalismo di guerra scende dall’alto, si cala nella realtà dei fatti e, come un occhio di bue teatrale, si sposta sulla gente, sui protagonisti della guerra. Soldati ritratti nel pieno delle loro attività, in momenti di svago, accolti dalla popolazione locale, ma anche nell’attimo della loro morte come nel caso dell’arcinoto Il miliziano colpito a morte (1936) di Robert Capa. The italian Magnis Freedom Fighters, 1944 La Guerra Civile Spagnola è narrata in prima persona dai numerosi giornali che coprono fotograficamente l’evento, come mai prima era successo. La gente diventa protagonista. E qui la macchina di Henri Cartier Bresson ci offre puntuale la prospettiva di chi viveva la guerra in prima persona, nel tessuto sociale. Il Vietnam è l’ultima vera guerra raccontata attraverso la fotografia, poiché l’avvento della televisione, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, ne ha poi scalfito il primato. Vietnam – Quang Ngai. This was a village a few miles from My Lai. It was a routine operation – troops were on a typical ” search and destroy” mission. – Philips Griffiths La foto dunque, per suoi propri limiti, non può più raccontare bensì si avvicina all’arte, e come quest’ultima ne conquista unicità, momentum, attimo. Gabriele Basilico corre a Beirut per immortalare, secondo il suo stile unico e personale, il fascino della rovina della città bombardata, tragedia eppure esteticamente rilevante. E ancora i colori allucinati di Richard Mosse raccontano l’impressionante guerra in Congo, le torri d’avvistamento israeliane nella composizione di Taysir Batnjj diventano quasi delle opere d’arte concettuale, l’Afghanistan è ricostruito in studio da Paolo Ventura. Ernst Haas, Vienna 1946-48 – Museum der Moderne di Salisburgo Si vorrebbe pensare che la guerra rappresenti un periodo concluso e quindi arrivare alla parola fine, mentre invece le ultime sale con le maxi foto del fotoreporter Boris Mikhailov ci dimostrano che è attuale più che mai, per esempio in Ucraina. E con la guerra anche i dibattiti non ancora sopiti sulla libertà di stampa, ieri come oggi. info mostra Padova, Palazzo del Monte di Pietà Piazza Duomo 14 28 febbraio – 31 maggio 2015 Orario: Feriale 9.00-19.00 Sabato e festivi 9.00-20.00 Chiuso i lunedì non festivi Biglietto intero: 11 euro Biglietto ridotto: 9 euro Biglietto scuole: 2 euro Informazioni e prenotazioni: Call Center – Tel. 0425.460093 Da lunedì a venerdì: 9.30-18.30 Sabato: 9.30-13.30 mostre@fondazionecariparo.it www.questaeguerra.it In collaborazione con Studio ESSECI, Sergio Campagnolo – Padova tel. 049.663499 info@studioesseci.net http://www.studioesseci.net/mostra.php