Sono piene di energia le opere di Ottieri, amorevolmente curate da Renna nella sua casa d’arte. Entrambi architetti, entrambi amanti dell’arte formale o formalista, ovvero della struttura della materia edificata dall’uomo come rappresentazione del mentale e in questo caso dell’amato e del bello. E’ energia ognuna delle opere che riempiono la sala fin dentro l’ufficio del capo in attesa di compratori e di esti matori. Sono opere grandi, paesaggi di città piene di vita, vissute in un momento particolare della loro esistenza, generalmente la notte. Il ponte ferroviario ad energia solare diviene così una scia più luminosa di quello automobilistico suo gemello, compagni questi di una vita londinese frenetica. Il grande lampadario al centro del teatro dell’opera praghese è anch’esso un sole che fa ardere i rossi velluti e gli ori delle decorazioni e delle poltrone ancora non occupate. Palazzo Donn’Anna, un tabernacolo, alcuni portoni storici napoletani, sono la vera ossessione di questa esposizione, nella stessa posa e con diversa luce, ma questi trovano in sé stessi l’energia necessaria per imprimersi sulle enormi tele e nella memoria di chi li guardi anche solo distrattamente. Le pennellate vivaci, diagonali, pesanti restituiscono con maggiore forza lo splendore e i colori che diventano soprannaturali, come previsto dal titolo della mostra, ampiamente spiegato nei comunicati stampa, e così ci immergiamo in un Purgatorio. L’energia è anche cinematica e attraverso essa materia in continuo spostamento dell’attenzione dal dettaglio al complesso generale, secondo le leggi della fisica, ma anche dell’emozione. La tecnica dell’encausto rende la superficie ancora più lucida e duttile, facilitando l’osservazione panoramica ma anche il continuo cambio di prospettiva fino alla passeggiata impossibile dentro questo universo soggettivo perfettamente consapevole. Per la prima volta ho un punto di vista privilegiato, anticipando la mia visita il previsto vernissage del 9 maggio, eppure non mi manca il solito baccanale e preferisco perdermi anch’io nella folla immaginabile delle strade e dei vicoli dipinti da Ottieri, riposando comodamente nelle più belle sale dell’Opera Lirica quivi ritratte. Dovrò accontentarmi del ricordo e dei selfie elettronici, mentre qualcuno lentamente, potrebbe goderseli per sempre. 5 oggetto(i) biografia artista Architetto di formazione, Tommaso Ottieri ha studiato all’Università Federico II di Napoli e alla Robert Gordon University di Aberdeen (UK). Vincitore presso il M.I.T. di una Borsa di Studio Leonardo da Vinci, che lo porta nelle isole Cicladi, in Grecia, a studiare i canoni dell’arte e dell’architettura biocompatibile. Si stabilisce per due anni a Santorini, dove lavora come architetto per lo studio Sintesi ed apre il proprio atelier di pittura in Oia. Solo dopo il rientro in Italia, nel 1998 apre il suo studio a Napoli dedicandosi alla pittura. Padrone dell’antichissima, rarissima tecnica dell’encausto con cera d’api, dopo la mostra al Castel dell’Ovo di Napoli nel 2006 (“Sirene”, a cura di Giovanna Procaccini) ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero. “Il mero possesso della saggezza e del talento rappresenta il tipo di utilità più infimo. La bravura del singolo assomiglia a un albero conficcato alla meno peggio nel terreno. Per essere dei buoni guerrieri dovremmo affidarci ad un solo signore nel bene e nel male, rinunciando ad ogni interesse personale, né dovremmo occuparci di altro. Se ci fossero appena due o tre persone pronte a farlo, una città si troverebbe al sicuro. Hagakure, codice dei samurai, 9,15,17” info mostra Dal 09 Maggio 2014 al 31 Luglio 2014 Galleria Prac di Napoli Telefono per informazioni: +39 081 7640096 E-Mail info: alessandra.cusani@gmail.com Sito ufficiale: http://www.galleriarenna.com Foto dell’esposizione di Andrea Esposito