Ricordando Hemingway: Festa mobile nelle foto di Franco Furoncoli Luca Ariano 23 Ottobre 2014 News Franco Furoncoli è un fotografo parmigiano (termine forse riduttivo) con all’attivo una carriera di oltre quarant’anni e coltiva fin da ragazzo la passione per Ernest Hemingway. Nel 1999 ha pubblicato il libro Parigi senza tempo (Idea-Libri Ed.), con la prefazione di Fernanda Pivano e foto dello stesso Furoncoli, in cui sono riportate immagini della capitale francese ispirate alle pagine di Festa mobile dello scrittore statunitense. Così scriveva Fernanda Pivano: “Le sue fotografie rivelano la sua passione e anche la sua ansia filologica. Prima che una raccolta fotografica, questo è un ardente omaggio a Ernest Hemingway e siamo in molti a dovergliene essere grati”. Alla Pinacoteca Stuard di Parma si è tenuto un incontro con un bellissimo filmato di oltre venti minuti con le foto commentate di brevi frasi di Hemingway. Dopo vi sono state letture del sottoscritto, di Edmondo Busani e di Giuliano Masola da Festa Mobile e poesie scritte quando l’autore viveva a Parigi e infine Giuseppe Marchetti ha chiuso con un commento critico sull’opera dello scrittore. Presso la Biblioteca Guanda di Parma possiamo ammirare una selezione di foto di Parigi che seguono anni e stagioni, più alcune rarissime prime edizioni delle opere di Hemingway delle quali Furoncoli è un accanito collezionista e bibliofilo. Così Giuseppe Marchetti: “Non v’è dubbio che Parigi – la Parigi sbastigliata, per intenderci – sta al centro dell’opera hemingwayana come Roma, ad esempio, sta al centro di tutte le esperienze artistiche del Rinascimento. Parigi per Hemingway è l’Europa, quindi rappresenta la città ideale e la città fantastica, il mondo dove vivere e parimenti dove sognare.” A che età hai conosciuto le opere di Hemingway? L’edizione di Verdi colline, che ho ancora, è del 1965, ma quella che acquistai all’epoca l’ho prestata a un amico cacciatore che mi convinse ad andare in Africa per una battuta di caccia grossa, era il 1975. Ricordo ancora quando lessi della morte di Hemingway, avevo sedici anni. Credo che per la mia generazione fosse un mito, la personificazione dell’uomo vero o almeno di quello che pareva essere un uomo vero o almeno quello che Lui ostinatamente tentava di apparire… di quello che i suoi lettori volevano che lui sembrasse. Il prezzo l’ha pagato, il desiderio di sentirsi libero, la voglia di avventura, di confrontarsi… di vivere. La sua capacità di descrivere i sentimenti che si provano veramente..senza aggettivi. Ricordo che allora andavo in montagna e durante le escursioni mi immedesimavo in Nick Adams… Quando hai iniziato a collezionare le prime edizioni? Ho iniziato circa vent’ anni fa, per cercare inizialmente solo l’edizione di un’opera. Poi è diventata una ricerca spasmodica tra i mercatini. Ora sono appagato: gli amici mi aiutavano. Il tuo rapporto con Festa Mobile? Negli anni ’90 andavo spesso a Parigi: avevo un amico fotografo e rileggendo Festa mi resi conto che era una buona occasione, una scusa per tornare a Parigi. Lavoravo molto e probabilmente mi serviva per staccare dalla vita professionale, la nostalgia di certe pagine: è tangibile, fotografata da Hemingway. Poi divenne un’ossessione, ma mi rendevo conto di star facendo qualcosa di buono. Le frasi divennero un’ ansia; pensa che partii un mattino all’alba solo per fotografare un piazzale con la pioggia. Alle 15 ero lì e la piazza in rifacimento. Tralascio il resto… La tua passione per la fotografia quando è nata? La passione è iniziata intorno al ’67 circa: ero appena diplomato geometra e per conto di un architetto feci un censimento dei Gab, nelle case di via Farini. Tutto vero! Con quei soldi ben retribuiti andai a Milano per la mia prima Nikon. Dopo gli studi all’Università di geologia fotografavo le gite e altri soggetti e sviluppavo in cantina. Andavo ai concerti jazz e fotografavo Miles Davis, e altri musicisti che mi è capitato di incontrare. Poi un giorno per caso rispondo a un’inserzione e mi assumono come fotografo professionista, non sapevo neanche cosa fosse un flash! Erano soprattutto servizi di matrimoni, anche tre, cinque al giorno. Poi sposo Daniela nel 1971 e apro il negozio “Foto zoom” e da lì ad oggi il passo è breve… Hai in cantiere altri progetti simili ad Hemingway? Mi piacerebbe rifare una nuova edizione del libro su Parigi, questa volta in lingua e vederlo pubblicato in America, dove temo si siano dimenticati di ” papà” e di quanto gli siano debitori.