Lezioni sul postmoderno: carnevalizzazione Manlio Converti 14 Agosto 2014 Racna Project Un po’ più lunga sarà la spiegazione sulla carnevalizzazione, processo presente anche in poesia e coniato forse da Luigi Pirandello. La carnevalizzazione prevede una deformazione della realtà con l’effetto di divertimento e di distrazione dal contenuto, spesso infernale o angosciante. L’esempio tipico sono le illustrazioni alla scena della resurrezione di Epistemone nel Gargantua e Pantagruele di François Rabeleais. In genere, per carnevale si intende uno spettacolo senza divisione tra esecutori e spettatori, come rappresentazione della vita appunto in maschera, tolta dalla noia, dagli obblighi e dalla banalità del quotidiano. Durante il carnevale sono abolite le norme della vita sociale, vissute come persecutorie, ancorché ineludibili in serio, in quanto frutto di oppressione politica o sociale. Il carnevale crea cosò nuovi rapporti tra persone, abbattendo vincoli e barriere, liberando comportamenti, gesti e parole. Purché restino nell’ambivalenza dell’eccentrico. Sono permesse anche le profanazioni del sacro e del potere, che diventano i bersagli preferiti di iniziative come il pride o i carri di Viareggio. Paradossalmente quello che è già stato “digerito” dalla società, viene vissuto come divertente, mentre produce ancora angoscia appunto la manifestazione pubblica dell’amore tra due uomini o due donni, i corpi delle persone transessuali e tutte le varianti fantasiose e allegre, con cui ci si mostra appunto al pride. Un’altra delle barriere che gli artisti cercando di abbattere con la carnevalizzazione diventa allora la sessualità dei corpi deformi o disabili, che assumono paradossalmente tutte le caratteristiche estetiche del sensuale e del bello, grazie al gioco del paradosso. Siamo ai limiti del concetto di carnevalizzazione, al suo limite opposto. I corpi di infernali di Gustave Dorè rappresentavano l’immaginario mostruoso, mentre la realtà nelle fotografie di Olivier Fermariello, fotografo francese, ancorché nato in Italia, a causa delle nostre leggi. Facciamo un salto indietro a Michel Foucault che analizza la sessualità come forma di potere, attraverso l’asservimento dei corpi, oggi transumanizzati dalla tecnologia, che stabilisce canoni di bellezza “legali”, cui Fermariello si oppone, facendo migrare significati e sentimenti come in Je t’aime, moi aussi, attraverso corpi in passato usati solo come “scherzi della natura” o “mostruosità”. Un’operazione ancora più complessa realizzata anche da altri autori come Peter Joel Witkin che allo scopo utilizza parti di cadaveri o a modificare corpi di modelli, disabili o meno. Oppure Marc Quinn, che gonfia a Venezia il corpo di una donna.