Lezioni sul postmoderno: l’indeterminazione Manlio Converti 2 Agosto 2014 Racna Project Seguendo le definizioni di Post-Moderno date da Nicola Abbagnano, formulerò dei brevi paragoni tra artisti famosi e contemporanei, rispetto ai vari livelli di rappresentazione artistica corrispondenti. Partiamo dal principio dell’indeterminazione e divertiamoci a entrare nel campo della scienza prima che in quello dell’arte. Secondo il principio di indeterminazione formulato da Werner Karl Heisenberg: “Non è possibile conoscere simultaneamente la quantità di moto e la posizione di una particella con certezza”. A divertirsi con questo concetto, per spiegarlo ma anche per sfruttarne le sue caratteristiche, sono stati molti autori. Tra questi i surrealisti, ma sicuramente Mauritius Cornelius Escher, incisore e grafico olandese, è il più conosciuto rappresentante di questa trasposizione dell’indeterminazione in campo artistico, proprio perché attraversa il campo scientifico e geometrico euclideo, dissolvendolo con l’uso del semplice bianco e nero. Sicuramente meno conosciuto, Claudio de Luca, nato a Roma nel 1965, è invece un autore italiano, che ha sperimentato molte tecniche e ha fondato un gruppo nel 2002, Astroarte, per riunire gli artisti italiani che si ispirano alle favolose immagini che provengono dall’astronomia, facendone fonte di nuova ispirazione artistica. Si chiama indeterminazione l’opera proposta, astratta, che gioca su luci e colori, per rappresentare massa ed energia, traiettorie e campi di forza, sicuramente invisibili all’occhio umano, ma non alla mente. La trasposizione continua di queste opere, quelle di Escher e quelle astratte, come le opere di Claudio de Luca, riempiono l’immaginario collettivo di nuove strutture, rielaborando i trattati altrimenti troppo complessi e mediandoli per le persone non specialiste. Per quel gusto del bello che continua ad essere richiesto da un certo tipo di artisti o di collezionisti.