Bisogna essere obbedienti e disciplinati. Lo impariamo sin da piccoli tra i banchi di scuola e nel nucleo famigliare, fino ad arrivare all’età adulta, nell’ambito lavorativo. Spesso ci si dimentica di sé, vivendo come alienati, come schiavi di una società che tutto ci impone: cosa leggere, cosa studiare, cosa mangiare, cosa comprare.

Un ragazzo di Charleston (South Carolina), si è chiesto quanto questa condizione di addomesticamento dell’animo umano annullasse le menti, le personalità. Era il 1995, e Frank Shepard Fairey pensava già ad uno sdoppiamento, a qualcosa d’altro che potesse esprimere non solo disagi, ma pensieri capaci di guidare alla riflessione e ai cambiamenti. Così nacque Obey, lo pseudonimo che a distanza di tempo l’avrebbe reso famoso in tutto il mondo tramite manifesti, poster e gadget.

Shepard Fairey. #OBEY

All’epoca Shepard, non lo sapeva. Certo, nel 1989 aveva già ideato l’iniziativa André the Giant Has a Posse con una serie di stickers che riproducevano il volto del lottatore di wrestling Andrè The Giant (e che aveva inaspettatamente trovato terreno fertile di città in città, con tanto di repliche realizzate da altri artisti), ma di certo non immaginava che le sue idee si sarebbero diffuse a macchia d’olio, come poi è avvenuto. Questo perché tutto era nato per gioco, per far riflettere sul rapporto che ognuno ha con lo spazio urbano che vive, coi luoghi che abita.

Per questo, in una città come Napoli, dove questo rapporto è stato sempre ambiguo, oggetto di discussioni e continue polemiche, la mostra Shepard Fairey #OBEY ospitata dal PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015, sembra incastrarvisi perfettamente.

shepard_fairey_obeyskulls

Una retrospettiva che racconta, per unità tematiche, il sottile passaggio che porta dal raccontare la realtà della strada alla realtà del mondo con le sue “icone” globali. Dalla musica, con i famosi ritratti di Joe Strummer, Bob Marley, Tupac, Glenn Danzig, agli scontri sociali con l’attivista del movimento afroamericano statunitense Angela Davis, l’invadente polizia americana e Zio Sam, l’icona americana che abbraccia, nella visione di Obey, macabri teschi; infine la politica, con l’immagine dell’AK4 7 (il fucile mitragliatore da guerra più usato al mondo che non spara proiettili bensì rose rosse), ma soprattutto: Barack Obama.

Un personaggio che si è trasformato in successo per Obey, in seguito all’elaborazione di una immagine ormai famosa che ritrae l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America su un manifesto il cui volto è declinato dai colori blu e rosso, con una parola, anche questa divenuta famosa a sua volta: Hope (speranza), successivamente seguita da Progress e Change (accompagnate da un’ immagine diversa).

Come si legge sul catalogo della mostra, scritto dal curatore Massimo Sgroi, Obey ha creato un’immagine immanente il cui valore assoluto esiste proprio nell’immediatezza del messaggio.
Proprio per questo Obey trasforma Barack Obama nella nuova Marilyn Monroe, ossia in una nuova icona del pop, seguendo, come è ovvio, le orme di Andy Warhol.

shepard_fairey_obey_san-marco

La mostra Shepard Fairey #Obey, è la prima retrospettiva completamente dedicata in Italia all’artista americano, importante non soltanto in ambito italiano quanto europeo. L’iniziativa ha trovato esito grazie all’associazione Password Onlus e al presidente della stessa, Luca Giglio (che nei prossimi mesi riceverà anche un riconoscimento ufficiale per questo), in collaborazione con l’assessorato comunale alla Cultura e il Consolato Americano.

La Hope è passata, l’arte resta, si legge ancora sul catalogo, citando nuovamente Massimo Sgroi.
Siamo in grado dunque di cogliere l’immediatezza dei nuovi linguaggi della contemporeanità, da cui la street art, in tutte le sue declinazioni, non è esclusa. Ci si aspetta proprio per questo motivo che la suddetta mostra non sia una iniziativa isolata ma uno stimolo, per una città come Napoli che pullula di validi street artist, a dedicare molta più attenzione a questo fenomeno del contemporaneo di quanto non si sia fatto fino ad ora.

Guarda la fotogallery della presentazione stampa e della preview della mostra al PAN a cura di Angelo Marra

 

info mostra

SHEPARD FAIREY
#OBEY
Napoli, Pan | Palazzo delle Arti Napoli – Palazzo Roccella (via dei Mille 60)
Dal 6 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.30; domenica dalle ore 9.30 alle 14.30.
Ingresso:
€ 8,00 intero
€ 4,00 ridotto (ragazzi dai 6 ai 26 anni; over 60; portatori di handicap; insegnanti; giornalisti non accreditati con tesserino; forze dell’Ordine non in servizio; T.C.I.; titolari di apposite convenzioni)
Gratuito per bambini fino a 5 anni, accompagnatore di disabile e giornalisti accreditati
Biglietto famiglia valido per 4 persone: € 20,00
Ridotto scuole € 4,50 (Min 15/ Max 25) con due accompagnatori gratuiti
Ridotto gruppi € 6,00 (Min 15/ Max 25) con un accompagnatore gratuito

Informazioni: tel. 331 5257660

Leggi il comunicato stampa del Comune di Napoli:
www.comune.napoli.it