Ludovico Pratesi* intervista il duo artistico Moio&Sivelli a proposito del loro ultimo progetto Like a seagull realizzato site specific per il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro (leggi la recensione della mostra di Chiara Reale)

Come avete immaginato il progetto per la Pescheria?

Una prima e forte suggestione è arrivata dalla nostra opera Italienshereize del 2012, realizzata in stop-motion e girata a Capri. Questo lavoro video ha rappresentato per noi un omaggio a Goethe e al suo Viaggio in Italia. Abbiamo quindi immaginato di continuare metaforicamente il viaggio di Goethe in modo speculare, a Levante, quindi, analizzando l’Adriatico e scegliendo di approfondire come soggetto della nostra ricerca la realtà dei porti che si affacciano su questo mare.
Il porto è un luogo/non luogo, indeterminato, meta e partenza, punto di scambio, di ritorno, quindi immagine densa di emozioni, di malinconie e di gioie, ma anche luogo fortemente caratterizzato dal dinamismo, da tensioni, dalla fatica operaia, dove tutto è costantemente governato dall’acqua e dalla resistenza dell’uomo. Ci è sembrato quindi congeniale realizzare questo progetto per la Pescheria di Pesaro, uno spazio che storicamente e simbolicamente ha sancito, con la sua antica attività, il rapporto sodale tra l’uomo e il mare.

Like a seagull 2014 – Stampa fotografica su alluminio, (Venezia), silicone, cm 90 x cm 50. Foto dell’opera di Michele Alberto Sereni

Like a seagull 2014 – Stampa fotografica su alluminio, (Venezia), silicone, cm 90 x cm 50. Foto dell’opera di Michele Alberto Sereni

In che modo lo spazio del Loggiato ha coinvolto e condizionato il vostro lavoro in quest’occasione?

La Pescheria, come detto, è un luogo molto pregnante; per noi un’opera di per sé. Abbiamo agito allora come fossimo dei gabbiani, sorvolando e seguendo i pescherecci fin quasi lì per mare! Il loggiato della Pescheria, con i ritmi scanditi della sua architettura, ci ha coinvolto in un dialogo spaziale, determinando quella che è stata la fisionomia della mostra. Il Loggiato con le sue vetrate riflettenti è stato perfetto per rievocare la dinamica del viaggio.

Secondo quali criteri avete selezionato i porti dell’Adriatico da analizzare?

Abbiamo volto lo sguardo a oriente, secondo un criterio che segnasse un percorso equidistante tra nord centro e sud del nostro Paese. Abbiamo iniziato questo viaggio affrontando e analizzando i porti delle città più importanti dell’Adriatico: Venezia, Ancona e quindi Bari. Sono state tante le motivazioni: innanzitutto la grande storia legata al mare, ma anche l’attualità, difficile e in alcuni casi drammatica per la progressiva perdita delle attività produttive, e la grande poesia, potremmo dire… “la grande bellezza”. Ancora poi la luce, meravigliosa e vibrante, sempre diversa nelle varie città. Ci sono vari livelli di lettura della mostra e uno è proprio quello relativo alla luce. La scrittura della luce in questo caso ci è sembrata sorprendente. Potrà sembrare banale, ma per noi, originari di una città che guarda a occidente, la chiarezza abbagliante al mattino e – ancora di più – la luce tagliata, a volte grigio-argentea, del pomeriggio, ci ha affascinato non poco, lavorando con video e fotografia.

Quali attività portuali e quali momenti di vita quotidiana avete inserito nel vostro lavoro e perché?

In realtà ci siamo immersi giorno e notte nella vita dei porti; in qualche modo abbiamo cercato di registrare le azioni che si ripetono determinando l’atmosfera del posto. Abbiamo trovato molto interessante, ad esempio, tutto ciò che c’è dietro la realtà del mercato ittico: un mondo pazzesco fatto di lavoro durissimo e di grande umanità. Vivere e capire l’identità di un porto è importantissimo: le città che abbiamo indagato, vivono in maniera diversa attraverso il loro porto ed è stato interessante vedere come questo luogo è vissuto dalle persone locali: le donne che aspettano i mariti che arrivano dal mare sui pescherecci o le persone che attendono le barche attraccare al molo, per poi comprare del pesce fresco a buon prezzo. Tutto questo ci ha riempito il cuore, la mente. Non abbiamo operato una scelta narrativa, né per quanto riguarda l’aspetto sociale o politico – anche importantissimo – né per quanto riguarda le storie di vita vissuta, che comunque abbiamo osservato. Volevamo piuttosto che ci fosse uno sguardo privo di pre-giudizio, che cogliesse l’anima del porto attraverso la sua vitalità. Scene che vanno dall’attracco dei pescherecci sul pontile al mercato ittico, dalla pesca a mano al carico e scarico delle navi da trasporto commerciale, dal traffico dei tir nei porti in attesa dell’imbarco allo scalo dei passeggeri dalle navi. Insomma tutto questo e anche altro è diventato il nostro Like a seagull.

Attraverso quali procedimenti avete selezionato l’immagine che rappresenta ogni porto?

Non è stato facile. Il rapporto tra gli scatti fotografici e la messa a punto delle videoproiezioni era molto delicato. Abbiamo optato per una scelta iconica. Il “rumore” della vita frenetica dei porti era ben presente nei video, ma noi volevamo delle immagini silenziose. Venezia è stata difficilissima: era talmente bella e caratterizzata, che quasi l’abbiamo nascosta. O meglio, l’abbiamo guardata attraverso il suo elemento principe: l’acqua. Ma comunque non siamo sfuggiti al fascino delle gondole. Abbiamo sempre cercato di catturare la bellezza, che è preponderante, senza svelarla completamente. D’altronde il porto di Venezia è una realtà molto dura e in aperto contrasto con l’immagine turistica che si ha della città.
Per Ancona, abbiamo scelto come immagine-simbolo quella delle “vongolaie”, perché siamo davvero rimasti incantati da queste mastodontiche trappole per molluschi, graticci in ferro utilizzati dai pescherecci, calati in acqua e poi recuperati pieni zeppi di vongole incastrate. Il porto di Ancona è molto caratterizzato dall’attività della pesca ed è molto vivo a dispetto di una città che ci è sembrata molto tranquilla, come fosse in attesa che qualcosa avvenga.
Infine c’è stata Bari, dal cui video abbiamo scelto l’immagine rappresentativa della mostra, un gabbiano che plana nella luce vivida e tagliente della città levantina. Per la mostra Like a seagull abbiamo cercato di essere come un gabbiano, “volando” tra i porti, conquistando pezzi di vita e mostrandone il lavorio incessante.

Qual è il messaggio che volete trasmettere con questa mostra?

È impegnativo risponderti! Forse sarebbe meglio scrivere la risposta su un foglio di carta e abbandonarlo in mare dentro una bottiglia. Forse arriverebbe in un nuovo porto e…

L’intervista di Ludovico Pratesi* al duo artistico Moio&Sivelli è tratta dal catalogo “Like a Seagull”, primo numero della collezione RACNA, la collana dedicata all’arte di Marchese editore.

Il catalogo sarà presentato venerdì 30 maggio, alle ore 11, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Interveranno, oltre agli autori, il direttore dell’Accademia Aurora Spinosa, Ludovico Pratesi, Chiara Pirozzi, Adriana Rispoli e Eugenio Viola.

 

credits

Foto: Like a seagull 2014 – Stampa fotografica su alluminio, (Ancona), silicone, cm 90 x cm 50.

Foto dell’opera di Michele Alberto Sereni

 *Ludovico Pratesi è curatore e critico d’arte, Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e Direttore della Fondazione Guastalla per l’arte contemporanea.

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