HomeNewsAl Madre la guerra da dentro nella personale di Walid Ra’ad Manlio Converti 13 Ottobre 2014 News Siamo in guerra con Al Qaeda, siamo in guerra con Hamas, siamo in guerra con Isis, ma in realtà siamo a casa nostra, dietro un computer o un televisore, comodamente a casa nostra, al massimo esercitando vagamente difesa o razzismo per i migranti disperati o, con alterne tifoserie, per le guerre tra Israele e Paesi Arabi. Walid Ra’ad invece osserva la guerra dall’interno, con un sarcastico distacco, diviso tra New York e il Libano, di fronte alle tragedie delle sue dittature o delle sue guerre, delle sue invasioni come delle sue evasioni. Come ad esempio nel campo dell’arte, dove le opere esposte in Libano non solo sono aniconiche, ma perdono anche le ombre e la profondità. Le esplosioni che ci hanno meravigliato anche nell’ultimo conflitto a Gaza, diventano microscopiche miniature, doni rifiutati dai politici e dagli intellettuali del Libano moderno. Ogni opera è accompagnata da una storia, una favola fantastica e drammatica, che inventa una realtà alternativa, dove le pallottole contro gli edifici diventano coriandoli coloratissimi, mentre i pericolosi nemici invasori sono sorridenti coppie di ragazzi, che si riposano all’ombra dei propri strumenti di morte. Non possiamo pensare neanche a un Libano reale o a un’arte contemporanea efficace. Sono vuote le pareti della sala al pian terreno, fotografie di ombre, ombre di ombre, ricalchi e decalcomanie di mura, parquet e portoni di musei rigorosamente vuoti, che ci indicano un’elevazione ulteriore del nostro spirito, una direzione ideale, priva di contenuto, svuotata di senso e di umanità. È vuota e bianca la parete, chiamata rossa, che dovrebbe essere piena dei nomi degli artisti passati, presenti e futuri del Libano, artisti i cui nomi sono arrivati con la telepatia su una parete supposta rossa, che invece è un frammento uscito da un’altra guerra, rigorosamente bianca e praticamente vuota, appunto di senso e di umanità. Era pericoloso camminare da bambino in giro per le campagne del Libano: gigantografie che trovano cadaveri e monumenti romani, automobili di infedeli e tracce di una morte del senso e dell’umanità in un Paese che non vuole interrogarsi. Ra’ad appartiene anche a gruppi reali di arte contemporanea araba, dal 1996, ma in genere inventa la sua carriera e si moltiplica in pseudonimi di gruppi fantastici, per dividere il peso della tragedia. Alla fine del percorso al secondo piano del Madre troverete in una sala confusa un televisore che ancora gira il video di Francis Alÿs, che invece porta i bambini dell’Afghanistan, in scena in una performance romantica imperdibile in cui si scioglie perfettamente tutto il sarcasmo dell’imperdibile Ra’ad. Sembra che ci siano ripetizioni in questo mio scritto, ma sono innocenti colpi di fucili a ripetizione, necessari come andare periodicamente al Madre. info mostra Walid Raad Preface / Prefazione Museo MADRE via Settembrini 79, Napoli Ampia retrospettiva di metà carriera dedicata all’artista libanese Walid Raad Preface / Prefazione dall’11 ottobre al 19 gennaio 2015 a cura di Andrea Viliani e Alessandro Rabottini realizzata in collaborazione con il Carré d’Art – Musée d’art contemporain di Nîmes in Francia Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato 10.00 ⋅ 19.30 — Domenica 10.00 ⋅ 20.00 La biglietteria chiude un’ora prima / Martedì chiuso / Lunedì ingresso gratuito La mostra è un’estesa ricognizione dell’opera di Raad che, sin dai primi anni 2000, si è imposto come uno degli artisti più autorevoli sulla scena artistica del Medio Oriente. A Napoli Walid Raad ha concepito una mostra su temi di stringente attualità e di profonda urgenza: l’incidenza della guerra in un contesto pubblico e privato, la veridicità del documento storico, le dinamiche che presiedono alla formazione della memoria individuale e collettiva, la natura intima dell’esperienza artistica a confronto con l’influenza pervasiva della politica e dell’economia, il ruolo dei musei oggi, con particolare riferimento al contesto arabo.